Mariano Rajoy, premier spagnolo

La Consulta spagnola boccia il referendum della Catalogna, ma Barcellona approva la "legge di rottura"

Valerio Valentini

La Corte costituzionale sospende il decreto che convoca la consultazione popolare il primo ottobre. Ma il Parlamento catalano rilancia, e vara la norma che regola l'iter giuridico per la secessione

Madrid stoppa Barcellona. Barcellona rilancia. La Corte costituzionale spagnola, come previsto, nel pomeriggio di giovedì 7 settembre ha sospeso con un provvedimento d'urgenza la legge approvata il giorno prima dal Parlamento catalano, quella che convoca il referendum sull'indipendenza della regione per il primo ottobre. La Generalitat de Catalunya, però, non arretra e conferma l'intenzione di celebrare la consultazione popolare. Di più: poche ore dopo il pronunciamento dell'Alta corte di Madrid, il Parlamento di Barcellona ha votato a maggioranza una nuova legge "di rottura", che norma il processo di secessione e che entrerà in vigore laddove il primo ottobre a vincere fosse il Sì.

 

La decisione della Corte costituzionale non ha smentito le attese. I 12 giudici della Consulta hanno accolto integralmente il ricorso presentato dal governo spagnolo. Il premier Mariano Rajoy aveva ribadito la sua ferma posizione: la legge varata dal Parlamento catalano "è illegale" e "il referendum non si farà", aveva dichiarato, per poi confermare l'intenzione del suo esecutivo di far ricorso alla Consulta.

 

Poche ore dopo, l'Alta corte ha sospeso d'urgenza il decreto, in quanto contrario al dettato costituzionale. E non solo. I giudici hanno anche intimato ai 62 alti funzionari della Generalitat di non prendere parte in alcun modo all'organizzazione del referendum. Stessa prescrizione per i 947 sindaci catalani, chiamati ad allestire i seggi per permettere che la consultazione del primo ottobre abbia luogo (stando, almeno, alla volontà del governo locale). Sia ai funzionari, sia ai sindaci, la Consulta ha notificato la propria decisione attraverso una comunicazione personale, a ribadire la perentorietà del divieto.

 

Non si è dovuto attendere molto, però, perché arrivasse la contromossa di Barcellona. Nella tarda serata di giovedì, la maggioranza indipendentista del parlamento catalano ha avviato una procedura urgente, modificato l'ordine del giorno e approvato la legge di "rottura". Una forzatura non da poco, che ha scatenato le proteste dell'opposizione unionista e ha visto ancora una volta in primo piano Carme Forcadell, presidente del Parlamento. Il provvedimento varato dai deputati di Barcellona stabilisce le norme che regoleranno la transitorietà giuridica e la fondazione della repubblica catalana: insomma le linee guida da seguire per mettere davvero in atto la secessione, se il primo ottobre il fronte indipendentista ottenesse la maggioranza dei voti.