Nicolás Maduro (foto LaPresse)

Cosa resta della democrazia in Venezuela?

Maurizio Stefanini

Mentre gli occhi del mondo si sono spostati sugli attentati in Europa, Maduro continua nell'opera di erosione del potere legislativo del paese. Parla Carlos Luna Ramírez, consulente dell'Assemblea nazionale di Caracas

In Venezuela l’Assemblea costituente ha assunto i poteri legislativi dell’Assemblea nazionale, l'ex procuratrice generale ribelle, Luisa Ortega, è stata costretta a fuggire, i sindaci dell’opposizione vengono arrestati a catena. Mentre l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale è rivolta agli attentati in Europa, Nicolás Maduro va avanti col suo progetto totalitario come uno schiacciasassi. Che resta della democrazia in Venezuela? “Non molto”, ci risponde Carlos Luna Ramírez, direttore della Scuola di Studi politico-amministrativi della Università centrale del Venezuela e consulente dell’Assemblea nazionale. “Secondo la definizione di un testo come ‘La Poliarchia di Robert Dahl’, la democrazia è quella forma di governo nella quale c’è l’imperio dello stato di diritto. Ma qui le leggi della Repubblica e la Costituzione non vengono più rispettate. C'è un colpo di stato continuato, culminato nella pretesa dell’Assemblea costituente di bypassare ogni separazione dei poteri per consolidare un regime autocratico. Non c’è eguaglianza di condizioni nelle competizioni elettorali. C’è un deterioramento molto accelerato della libertà di espressione, informazione e pensiero. È sempre più limitata la libertà economica. Si può dire che in Venezuela c’è ancora democrazia perché ci sono elezioni, come afferma il regime di Maduro. Ma sarebbe una definizione di democrazia ben misera”.

 

  

Esiste ancora l’Assemblea nazionale, dopo la decisione della Costituente di assumere i poteri legislativi? I deputati hanno cercato di rispondere sabato con una sessione straordinaria in cui si sono riuniti sotto lo “scudo” di 18 rappresentanti diplomatici. Compreso quello italiano. “Io credo che funzioni ancora. La Costituente ha approvato un decreto in cui si arroga competenza in materia di sicurezza, difesa, pace della nazione ed economia, perché senza il voto dell’Assemblea nazionale gli impegni di indebitamento internazionale non sono giuridicamente validi. Ma con la Dichiarazione di Lima la maggior parte dei paesi americani ha riconosciuto che è l’Assemblea nazionale ad avere la piena legittimità. La sessione di sabato ha dimostrato che in Venezuela c’è ancora un potere legislativo funzionante e di resistenza”.

 

Dopo avere arbitrariamente rinviato le elezioni regionali di dicembre, adesso il regime le ha convocate per ottobre. Con gli ultimi eventi, soprattutto lo sfacciato imbroglio del voto costituente, l’opposizione si è divisa sull’opportunità di partecipare. La maggioranza della Tavola di unità democratica (Mud) ha deciso infine di iscrivere i candidati, ma leader come Antonio Ledezma e Maria Corina Machado predicano al boicottaggio. “Secondo la mia modesta opinione, l’opposizione sta facendo la cosa giusta. È assurdo permettere ai governativi di prendere tutti e 23 i governatorati, quando tutti i sondaggi dimostrano che l’opposizione ne può conquistare almeno 18. La tattica delle elezioni e la strategia di resistere al governo e cercare di colpirlo per generare una transizione sono corrette. Forse però sono state spiegate male, dopo quattro mesi di manifestazioni pubbliche, con più di 120 morti e una quantità di feriti, prigionieri politici, torture, sparizioni. Perché è evidente che il regime puntava proprio a che l’opposizione non partecipasse, è probabile che a questo punto cercherà di ottenere lo stesso risultato in tutti i modi. Limiterà le libertà individuali e politiche in modo tale da forzare l’opposizione a ritirarsi. Ma bisogna tenere duro”.

 

 

Dopo essere andata in esilio, Luisa Ortega dice ora di avere le prove che Maduro è coinvolta fino al collo nello scandalo Odebrecht. “Per questo è stato tanto feroce l’attacco del regime contro di lei, che pure veniva a sua volta dal chavismo. Luisa Ortega in questo momento è una spada di Damocle sui membri del regime: soprattutto quando le sue informazioni arriveranno a governi o istituzioni che possano sanzionare internazionalmente il governo di Nicolás Maduro”.

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