L'auto coinvolta nell'attentato di Cambrils, capovolta dopo avere investito diversi passanti (foto LaPresse)

Barcellona come Parigi: il grande piano dell'Isis in Spagna

Luca Gambardella

Gli attacchi di ieri sera non sono il risultato delle attività di lupi solitari ma di cellule ben coordinate. Qualcosa però è andato storto. Il caso dell'esplosione di un'abitazione ad Alcanar, dove si fabbricavano esplosivi

L'attacco di Barcellona e quello di Cambrils sarebbero parte di un piano più ampio e ben congegnato da parte di cellule coordinate e appartenenti allo Stato islamico. Gli elementi che la polizia spagnola va raccogliendo di ora in ora suggeriscono che i due attentati di ieri sera non siano frutto dell'iniziativa di un gruppo isolato o di cosiddetti "lupi solitari". 

 

 

I due eventi, anzi, potrebbero essere legati a un altro precedente, avvenuto la sera di mercoledì scorso ma passato in sordina. Ad Alcanar, circa 200 chilometri a sud di Barcellona, un'esplosione molto violenta udita anche a grande distanza ha distrutto una casa, uccidendo una persona e ferendone altre 16. In un primo momento gli agenti della polizia avevano pensato a un evento accidentale, causato da una fuga di gas. Ma dopo gli attacchi terroristici di ieri, le autorità ritengono che ci sia qualcos'altro e che l'esplosione di Alcanar non sia stata un evento a sé. Nella casa sono stati trovati una ventina di contenitori di butano e gas propano, materiali altamente esplosivi e pericolosi. 

 


 L'abitazione di Alcanar esplosa mercoledì scorsa (foto LaPresse)


 

L'abitazione era stata affittata da pochi mesi a due fratelli, che secondo i vicini erano di origine magrebina. Il quotidiano spagnolo Periodico riferisce che tra i feriti c'è anche uno dei due fratelli. L'uomo è stato ricoverato all'ospedale Virgen de la Cinta ma finora si è sempre rifiutato di parlare con gli inquirenti che cercano di ricostruire la dinamica. Sempre secondo Periodico, dentro l'abitazione sono stati ritrovati resti biologici che però sono insufficienti a stabilire se nella casa fosse presente una terza persona. 

 


La mappa dei tre arresti compiuti finora dalla polizia spagnola. Due a nord di Barcellona, a Ripoll. E un altro più a sud, ad Alcanar. Si cerca ancora un quarto uomo


 

Infine giovedì, tra le macerie, c'è stata una seconda esplosione che ha ferito sei membri delle squadre di soccorso che erano al lavoro dalla sera prima. Le prime ricostruzioni dicono che è stata causata da una scintilla partita durante i lavori di scavo, segno che il materiale altamente infiammabile presente nell'abitazione era di quantità notevole. 

 

Secondo Pieter Van Ostaeyen, che è uno dei maggiori esperti di terrorismo dello Stato islamico, l'esplosione di Alcanar potrebbe essere stata causata da TATP, noto anche come "la madre di Satana", l'esplosivo a base di perossido di acetone che è diventato il marchio degli attentati dello Stato islamico in Europa (qui il New York Times aveva spiegato cos'è e come si prepara). Inoltre, la scorsa notte uno dei due fermati nelle ore successive all'attentato di Barcellona, spagnolo originario di Melilla (encalve della Spagna in Marocco), è stato arrestato proprio ad Alcanar. L'ipotesi che sta diventando sempre più concreta col passare del tempo è quindi che il piano ideato dai terroristi, che erano abbastanza numerosi e divisi in cellule forse coordinate tra loro, dovesse coinvolgere più zone contemporaneamente. Un'azione su larga scala come avvenuto a Parigi. Non a caso lo Stato islamico, nella sua rivendicazione degli attacchi in Spagna, ha parlato di "soldati". Qualcosa però deve essere andato storto come dimostra l'esplosione di Alcanar, dove forse era in preparazione una parte cospicua dell'arsenale che doveva essere messo a disposizione dei commando di Barcellona e di Cambrils. Gli attentatori, forse, hanno allora dovuto anticipare i tempi ed entrare in azione il prima possibile. Mettendo in atto un piano più improvvisato di quanto non lo fosse all'inizio.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.