Kim Jong-un (foto LaPresse)

Calma e sangue freddo: cosa sta succedendo tra America e Corea del nord

Redazione

Pyongyang dice di volere colpire il Territorio di Guam nel Pacifico dopo che Trump ha minacciato "fuoco e furia mai visti prima". Ma ci sono dubbi sulla reale volontà della Casa Bianca di intervenire con la forza

I media di stato della Corea del nord hanno fatto sapere ieri che Pyongyang "sta valutando l'ipotesi" di colpire con dei missili a medio e corto raggio l'isola di Guam, territorio americano nel Pacifico, a sud dell'arcipelago delle Marianne. L'annuncio fa menzione di un comunicato delle forze armate del regime e arriva poche ore dopo le parole rilasciate dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha minacciato ieri sera di essere pronto a reagire con "furia e fuoco" se la Corea non interrompe il suo programma nucleare. 

 

Secondo l'agenzia di stampa del regime coreano, la KCNA, le forze armate intendono usare il sistema missilistico Hwasong-12, sviluppato nel paese e sfoggiato lo scorso 14 aprile durante la parata militare per l'anniversario della nascita del presidente coreano Kim Il-Sung. 

 

 

Il piccolo Territorio di Guam, che ha lo statuto di territorio non incorporato degli Stati Uniti, è strategico per Washington: sull'isola gli americani hanno una base navale, quella del porto di Apra, e la Andersen Air Force Base, una base aerea che si trova più a nord. Le esercitazioni americane nel Pacifico vengono coordinate proprio da questi avamposti, che danno accesso ad aree delicate, come il Mar cinese meridionale, le coree e lo Stretto di Taiwan. Ma già da tempo i missili nordcoreani sarebbero puntati contro Guam.

 

Il governatore di Guam, Eddie Baza Calvo, ha detto che non esiste al momento alcuna minaccia per l'isola e per l'arcipelago delle Marianne ma ha aggiunto che il Territorio "è pronto a ogni eventualità". Ma negli ultimi mesi la tensione tra Washington e Pyongyang è cresciuta e l'opzione dell'intervento militare americano per interrompere i test nucleari coreani, da semplice ipotesi, è diventata un piano concreto. 

 

Il mese scorso Kim Jong-un ha autorizzato i test di due missili balistici intercontinentali e ha affermato che il paese ora è in grado di colpire direttamente gli Stati Uniti. Anche un report del governo giapponese ha confermato che il programma nucleare coreano "è avanzato in modo considerevole". Ieri, il Washington Post ha scritto che secondo fonti dell'intelligence americana la Corea del nord avrebbe sviluppato la tecnologia in grado di installare le testate nucleari sui missili intercontinentali, una tecnologia che Pyongyang aveva dichiarato di aver raggiunto già dall'ultimo test nucleare del 28 luglio scorso. La notizia non è stata confermata dalla Casa Bianca ma contribuisce ad aumentare le preoccupazioni degli americani e degli alleati asiatici, Corea del sud e Giappone. 

 

Le dichiarazioni con toni apocalittici rilasciate ieri sera del presidente Trump, ("La Corea del nord affronterà furia e fuoco come mai visto prima al mondo"), oltre a essere inusuali per un presidente americano – che attualmente si trova in vacanza in New Jersey, al Golf Club di Bedminster – lascia ancora alcuni dubbi sulle reali intenzioni della Casa Bianca. La domanda è se l'Amministrazione abbia effettivamente l'intenzione di passare in breve tempo dalle minacce all'azione – e se ci sia un piano concreto dietro alle parole di Trump. 


Sabato scorso, dopo l'approvazione unanime da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Uniti delle nuove sanzioni economiche nei confronti di Pyongyang, i media del regime avevano reagito con altrettanta durezza e avevano minacciato gli Stati Uniti che avrebbero pagato "un prezzo elevato" per avere proposto le nuove misure restrittive.

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