Francia: Macron alla commemorazione di Padre Hamel (foto LaPresse)

La macronfobia non ha senso

Giuliano Ferrara

Non solo Fincantieri. Londra e Roma ce l’hanno con il presidente francese. Lui cala nei sondaggi (e chissenefrega), ha i suoi difetti ma è schietto, è al centro della scena e in difesa dell’Europa schiera idee e fatti

Ora c’è la questione Fincantieri, un porto militare che avevamo facilmente rilevato da Hollande. Liberismo ed europeismo sì. Ma in questi casi la situazione si complica. Londra e Roma comunque ce l’hanno su con Macron, il presidente francese. Senza temere il ridicolo, un grande quotidiano commerciale romano ha detto in un’editorialessa domenicale che Macron vuole soffocare l’Europa. Il nostro ministro degli Esteri, un bravo ragazzo di Agrigento, è geloso dei negoziati hard di Yves Le Drian, un bretone che lavora da anni sul dossier con una certa competenza. Il Financial Times, che ha la Brexit in casa, e un governo conservatore di minoranza senza autorità nei negoziati così importanti per la City, cerca di destabilizzare Francia e Germania che minacciano di farle vedere nere al governo di Sua Maestà. Eppoi quello si vede con Putin, facendogli fare il giro di Versailles, si vede il 14 luglio con Trump, che minaccia accordi commerciali con Londra ma non ci mette piede per timore dell’accoglienza dei londoners, gente tosta, in particolare alla vigilia di un auspicabile impeachment (via Sessions, via Mueller, via Trump è la sequenza da sogno per questo piccolo Nixon amico di Scaramucci).

   

Macron cala nei sondaggi, e chissenefrega, visto che ha appena vinto le elezioni, non nel collegio elettorale, non per qualche decina di migliaia di voti. Ha i suoi difetti. E’ molto giovane. Viene, come disse con una punta di grottesco inconsapevole sotto la piramide del Louvre, da “mesi e mesi” di sacrifici e di lotte (non Jaurès, non la droite eterna nei secoli, no, “mesi e mesi” né a destra né a sinistra). E’ il contrario di Calimero, l’acqua gli va sempre per l’orto, le invidie cresceranno. Ma intanto la Merkel è costretta, senza neanche riluttare troppo, a ragionare sull’economia e perfino sulla difesa europea in termini nuovi. Gli inglesi hanno fatto il rovescio di Dunkirk, gloriosa epopea, si sono ritirati senza la prospettiva di tornare a combattere, e pazienza, ma ora il centro della scena è occupato dall’Europa continentale, e Macron ha l’atomica, la presenza nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, una diplomazia formidabile, uno stato monstre, servizi segreti affidabili, un esercito che comanda a bacchetta (oh, ma quant’è autoritario un presidente che si libera di un capo di stato maggiore che gli disobbedisce!).

  

Macron non va giù ai finti utopisti di tutte le latitudini. Sognano Corbyn e i suoi sofismi classisti che nemmeno Ken Loach. Sognano Bersani con le sue metafore. Vogliono vedere al più presto il cadavere del premacron italiano, Renzi, e dunque si portano avanti col lavoro. Ma stavolta non so se le cose si metteranno per il verso giusto. Per loro, dico. Con questa storia del jupitérien Macron esagera, non ha il physique du rôle, il timbro di voce, ma è simpatico, è schietto, è bene organizzato, vale la puntata per tutti coloro che non hanno portato il cervello all’ammasso, che non considerano Blair un riccastro delegittimato dalle sue guerre e dai suoi quasi due decenni di successi.

  

Ogni tanto viene il turno di una persona intelligente, che a difesa dell’Europa ha schierato idee e fatti, che ha sbaragliato la Jeanne d’Arc della peggiore destra francese, che ha fermato l’ordalia passatista, nazionalista e populista. E la macronfobia sta lì a ricordarcelo. Lui, intanto, ha ringraziato Gentiloni, che se lo merita e non fa lo sparafucile, perché sa che il nostro compito, senza l’atomica, senza il Consiglio di sicurezza dell’Onu, con un esercito nobile e impegnato ma dal dubbio medagliere, con uno stato che oscilla tra Mafia Capitale, la sete di Roma e la discussione oziosa sui vitalizi, è quello di accogliere, redistirtbuire certi pesi dell’accoglienza tra i partner, ma senza troppo pretendere, anche perchè da noi il terrorismo non c’è, e credo di sapere il perché, io so ma non ho le prove. Un vero mistero, altro che Ustica o l’omicidio di Pasolini.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.