Priscilla Chan con il marito Mark Zuckerberg (foto LaPresse)

Il "trucco" di Zuckerberg per lanciare la sua candidatura

Antonio Grizzuti

Un progetto ambizioso ma vago, soldi a palate ma insufficienti per realizzarlo, una forma giuridica adatta più per fare affari che beneficienza: a cosa serve veramente la Chan Zuckerberg Initiatives?

Il primo incontro tra Priscilla Chan e Mark Zuckerberg si è svolto mentre si trovavano entrambi in fila per entrare in bagno ad un party ad Harvard. Lei matricola, lui più avanti negli studi ma a rischio espulsione per via della goliardata Facemash, l’antenato di Facebook nel quale gli studenti erano chiamati a pronunciarsi su chi fosse più figo tra due studenti. L’ateneo lo graziò per aver utilizzato foto senza autorizzazione degli interessati e aver causato il blocco di uno dei server, ma Zuckerberg fu costretto a chiedere pubblicamente scusa. Chissà se l’incrociarsi di quei primi sguardi avrà fatto balenare nei due l’idea di poter diventare da lì a quindici anni una delle coppie più potenti e influenti del pianeta. La storia di Facebook la conosciamo tutti, ma dopo il colpo di genio, le mille cause legali, le acquisizioni da capogiro, cosa rimane? È la stessa domanda che deve avere attraversato Bill Gates, George Soros, Warren Buffet e molti altri super ricchi che hanno deciso di battere la strada della filantropia. Così è anche per Mark e Priscilla.

 

Quest’ultima a differenza del marito è riuscita a concludere gli studi conseguendo prima la laurea in biologia nel 2007, quella in medicina nel 2012 e la specializzazione in pediatria nel 2015. Una scienziata dotata di una strepitosa ars oratoria: è vero che alla presentazione della Chan Zuckerberg Initiatives del 21 settembre scorso pronuncia il suo discorso leggendo dal gobbo, ma alterna risate e lacrime come nemmeno un premio Oscar riuscirebbe a fare. A seguito della decisione da parte di Mark e Priscilla di convogliare nella fondazione il 99% dei propri averi, il sito Recode colloca la CZI in cima alla classifica delle fondazioni filantropiche degli Stati Uniti, con un patrimonio di 62 miliardi di dollari. Ma cos’è precisamente la CZI e perché è stata fondata?

 

Come prima cosa è doveroso precisare che una Chan Zuckerberg Foundation esiste già dal 2012 ed è regolarmente iscritta al 501(c)(3), il registro speciale che comprende tutti quei soggetti (specialmente no profit) che godono di particolari benefici fiscali. A quanto pare la fondazione non è molto attiva: fatta eccezione per una donazione di centomila dollari fatta dal fondatore nel 2014 non sussistono altri movimenti di rilievo. La Chan Zuckerberg Initiatives invece non è una fondazione, ma una LLC (Limited Liability Company, una sorta di srl) fondata il 1° dicembre 2015 con un investimento di un miliardo di dollari per i primi tre anni di vita. La scelta della forma giuridica scelta è cruciale ed è costata forti critiche ai coniugi Zuckerberg. Negli Stati Uniti infatti l’adesione al registro 501(c)(3) viene considerata una sorta di garanzia, quasi un obbligo morale che contraddistingue le charities dalle aziende profit. Essendo strutturata come una normalissima società di capitali, la CZI non è tenuta al rispetto dei vincoli che riguardano il coinvolgimento con il mondo politico e le limitazioni nell’attività di lobbying, che riguardano invece le società appartenenti all’elenco delle 501(c)(3). Difficile considerare una casualità la nomina alla presidenza di James Shelton, già vice ministro dell’Istruzione durante l’amministrazione Obama ed ex direttore del settore educativo della Bill & Melissa Gates Foundation.

 

Quando nel settembre scorso la coppia mette sul piatto tre miliardi di dollari in dieci anni allo scopo di “curare tutte le malattie dei bambini”, la CZI sale all’onore delle cronache mondiali, spingendo però l’opinione pubblica a verificare la credibilità di tale annuncio. Come evidenziato dal Washington Post - ma molta altra stampa interna ha accolto freddamente questi proclami – la ricerca medica raccoglie ogni anno donazioni per 36,4 miliardi di dollari, dunque la cifra investita dagli Zuckerberg rappresenta meno dell’1% dell’intero ammontare: praticamente una goccia nel mare. Un altro rilievo riguarda l’opportunità – scartata – di assegnare questa cifra all’OMS oppure ad un’altra organizzazione già operativa in ambito sanitario.

 

Un progetto ambizioso ma vago, soldi a palate ma insufficienti per realizzarlo, una forma giuridica adatta più per fare affari che beneficienza: gli elementi per dubitare che dietro alla CZI ci siano altri scopi ci sono tutti. Il più credibile è senz’altro quello che vede Mark Zuckerberg impegnato nella prossima campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti. Sarà forse per questo motivo che a gennaio ha annunciato un tour per trenta stati, in mezzo alla gente comune, dai camionisti dell’Iowa ai ranger del Montana passando per i pastori del North Dakota. Anche se il vero, enorme vantaggio competitivo dalla sua parte è costituito dai duecento milioni di elettori americani iscritti a Facebook e dei quali il fondatore conosce gusti, tendenze e dati personali.