Jeremy Corbyn (foto LaPresse)

Corbyn ha creato una chiesa di fanatici

Gli accoliti millennial non discutono nemmeno le sue idee reazionarie. Così scrive Stephen Daisley sullo Spectator

"E’ successa una cosa divertente, sulla strada verso la rivoluzione”, scriveva sullo Spectator Stephen Daisley. “Sabato, migliaia di onesti millennial – oltre a membri della Generazione X, che con un buon senso dell’umorismo fingevano di essere millennial – si sono radunati in un campo nel Somerset per un concerto. Strepitavano, applaudivano, cantavano il laico Te Deum di quest’anno: ‘Oh Jeremy Corbyn’, cantilenato sulle note di ‘Seven Nation Army’ dei White Stripes. Hanno ululato la propria devozione mentre il loro scapestrato profeta guardava i suoi fervidi, ignoranti apostoli. Non sono fanatici, protestano loro, sono solo delusi. Hanno voglia di cambiamento, vogliono mandare a casa i Tory, vogliono un futuro che sia loro. Non sono in cerca di fiducia, ma di speranza. E tuttavia stanno gridando la loro approvazione per un vetero-euroscettico, un politico di professione devoto alla causa dell’uscita dall’Ue, che vuole lasciare il mercato comune e porre fine alla libertà di movimento. Non si può convincere qualcuno lungo il cammino verso Gesù in base alla fisicità della camminata sull’acqua. Vogliono Corbyn perché è onesto e di sani principi e perché porrà fine all’austerity. Quando George Osborne annunciò un ulteriore taglio al welfare da nove miliardi di sterline, nel 2015, la leadership del partito laburista ordinò ai parlamentari di astenersi. Corbyn si ribellò e denunciò con rabbia il compromesso, mentre si candidava a leader del partito. Adesso si è impegnato a tagliare 7 miliardi di sterline, dovesse entrare al numero 10 di Downing Street”.

 

Questi sono i fatti, continua Daisley, “ma la verità, ormai, non è sufficiente né tanto meno rilevante. In chiesa è vietato parlare. Questa stessa gioiosa credulità ha immunizzato i giovani dalla repulsione per le vedute e le connessioni estremiste di Corbyn. I corbynisti, inopportunamente, tremano di gioia dicendo che a nessuno importa dell’Ira (l’associazione terroristica irlandese, ndr) o dell’antisemitismo. Il Labour si è spostato a sinistra ed è finito a destra: hard Brexit, controlli sull’immigrazione, tagli ai sussidi sociali. fedeli di Glastonbury hanno inneggiato all’autore di questo spostamento politico, radicale almeno quanto quello del New Labour, come a un uomo di solide convinzioni. Il Partito conservatore sarà pure in crisi, ma il conservatorismo è in buone mani. I veri credenti – le cui fila si sono tardivamente rimpolpate di molti convertiti – negano che i centristi siano fuori dal mondo, per poi essere esclusi dalla marcia verso la vittoria e la verità. Se il revisionismo è progresso e l’antisemitismo irrilevante, allora non mi interessa più né il progresso né la rilevanza. Se il prezzo di un governo laburista è l’appartenenza a questo culto dell’anticonoscenza, è un prezzo troppo alto. Voglio essere lasciato indietro.

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