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Diteci quanto pagate per il divorzio. Bruxelles avverte Londra

David Carretta

Chiuso il secondo round di negoziati Brexit, ma già si teme per una rottura ad agosto. L'Ue fa due sorprese (e cita Churchill)

Bruxelles. L’Unione europea non ha rinunciato alla tentazione di una grande rottura con il Regno Unito sulla Brexit, dopo il secondo round di negoziati tra Michel Barnier e David Davis che si è chiuso ieri senza progressi sostanziali sulle tre priorità fissate dagli europei. I quattro giorni di trattative, con più di 90 funzionari britannici sbarcati a Bruxelles per fronteggiare gli eurocrati, hanno registrato alcuni passi avanti sui diritti dei cittadini, ma per il resto Ue e Regno Unito hanno confermato le loro linee rosse, mentre Londra continua a nascondere le sue carte su come intende regolare il conto della Brexit. C’è “una divergenza fondamentale” sul ruolo della Corte di Giustizia dell’Ue nell’applicare i diritti dei cittadini europei residenti nel Regno Unito, ha spiegato Barnier durante una conferenza stampa con Davis. Sugli obblighi finanziari che Londra ha assunto come membro dell’Ue “una chiarificazione della posizione è fondamentale” per andare avanti nei negoziati e fare progressi, ha detto Barnier. Il capo-negoziatore Ue ha lasciato intendere che, se uno stallo dei negoziati non c’è già è solo perché il governo di Theresa May la scorsa settimana ha riconosciuto davanti alla Camera dei Comuni “di avere obblighi finanziari aldilà della data di ritiro e la necessità di saldare questi impegni”. Ma la rottura potrebbe esserci a fine agosto, quando è programmato il terzo round di negoziati, quello della “chiarificazione”, come l’ha definito Barnier. Sul conto della Brexit Davis ha chiesto “flessibilità”. Ma l’Ue appare inflessibile. “Vogliamo un’uscita ordinata del Regno Unito”, ma “un’uscita ordinata esige di saldare i conti”, ha avvertito Barnier.

   

La voglia di rottura dell’Ue è alimentata dalla convinzione di essere in una posizione di forza e dal desiderio di infliggere un’umiliazione ai britannici per la loro storica arroganza. Una dimostrazione è arrivata nelle discussioni di questa settimana nel gruppo di lavoro sui diritti dei cittadini. Su questo dossier “ci sono più cose su cui siamo d’accordo che in disaccordo”, spiega al Foglio una fonte che ha partecipato ai negoziati. Ma gli europei si sono presentati al tavolo con posizioni che hanno sorpreso la squadra di Davis. L’Ue ha chiesto che ai suoi venga garantito il diritto di voto alle elezioni locali nel Regno Unito come avviene ora – era una priorità dell’Italia – ma non è disposta a fare altrettanto per i britannici. Altra sorpresa per i negoziatori di Davis: l’Ue non sarebbe disposta a concedere ai cittadini britannici che oggi risiedono in uno stato membro la libertà di trasferirsi in un altro dopo la Brexit. Le frizioni maggiori però riguardano la Corte di Giustizia dell’Ue, che va ben oltre il suo ruolo nel far rispettare i diritti dei cittadini europei nel Regno Unito. La questione è stata discussa in un gruppo di lavoro a parte, con l’Ue che insiste affinché la sua Corte sia al centro dell’accordo sulla Brexit e su un eventuale periodo transitorio. I giudici di Lussemburgo e la loro superiorità sui giudici britannici sono una linea rossa per May perché impedirebbero di “riprendere il controllo” sulla sovranità del Regno Unito. Non è chiaro se sia pronta ad accettare la via d’uscita suggerita da Barnier, quando ha indicato il modello del tribunale Efta (l’Europan Free Trade Association, ndr) di cui fanno parte Norvegia, Islanda e Liechtenstein e che “è appoggiato” alla Corte di Giustizia Ue.

   

A contribuire alla tentazione di rottura dell’Ue è anche il caos politico a Londra, dove si litiga continuamente sulla Brexit. E Barnier può divertirsi ricorrendo a Winston Churchill per richiamare all’ordine May. “La responsabilità è il prezzo della grandezza”, ha detto il capo-negoziatore. “Quali che siano le discussioni o gli accordi politici interni (…) la parola responsabilità è estremamente importante per il successo del processo negoziale che abbiamo avviato”.

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