Un frame del film Muerte suspendida in cui compare Óscar Pérez

Chi è il “Rambo” che ha attaccato in elicottero la Corte suprema di Caracas

Maurizio Stefanini

Óscar Pérez è un incursore e paracadutista, ma è stato anche attore di film d'azione. In Venezuela fioccano le ipotesi su chi ci sia dietro alla sua azione spericolata. Maduro manda i soldati nelle strade

 

Si chiama Óscar Pérez, è commissario di una Brigada de Operaciones Especiales del Cipc (Cuerpo de Investigaciones Científicas Penales y Criminalísticas) che è una via di mezzo tra Ros e Csi. Con nove altri poliziotti si è impadronito di un elicottero e ha dato l’assalto al Consiglio Supremo di Giustizia (Csj) e al ministero dell’Interno del Venezuela. Due granate, di cui una non esplosa, e 15 colpi sulle due istituzioni in questo momento tra le più odiate, il tribunale che ha scippato i poteri all’Assemblea nazionale, dove l'opposizione ha la maggioranza, e che ha avvallato l’involuzione autoritaria del presidente Maduro. Il Csj è anche il dicastero responsabile della repressione delle rivolte, nel corso delle quali sono morte 77 persone in tre mesi. “350 Libertà” era scritto nello striscione spiegato su un fianco dell’elicottero. Riferimento a quell’articolo 350 della Costituzione secondo cui “il popolo del Venezuela, fedele alla sua tradizione repubblicana, alla sua lotta per l’indipendenza, la pace e la libertà, disconoscerà qualunque regime, legislazione o autorità che sia contrario ai valori, princìpi e garanzie democratici”.

“È un tentativo di golpe”, è stato il commento per una volta unanime del governo e dell’opposizione. La drammatica divergenza di analisi inizia nel momento in cui bisogna stabilire chi il golpe lo stia facendo, e contro di chi. Il volto di Pérez, con gli occhi azzurri e la pelata da macho, è dal bel tenebroso.

   

E infatti l’anno scorso è stato attore per un film che si intitolava “Muerte suspendida” (vedi trailer sopra), in cui in pratica interpretava se stesso, nel ruolo di un valoroso poliziotto impegnato nella lotta contro i sequestri di persona, che in Venezuela sono una piaga diffusa. La posa con cui ha rivendicato su Instagram la sua azione, unico a volto scoperto tra un gruppo di compagni armati fino ai denti e incappucciati, è da Rambo.

“Sono pilota di elicotteri, incursore e paracadutista”, si presentava nelle interviste rilasciate per promuovere il film. “Sono anche padre, compagno e attore”. “Sono un uomo che esce in strada senza sapere se tornerà a casa perché la morte è parte della sua evoluzione”.

Ma il tipo di discorso che ha fatto, in Venezuela, non può non evocare quella volta in cui l’allora sconosciuto Hugo Chávez parlò in tv dopo il fallimento del suo golpe, e bucando lo schermo gettò le basi per la sua folgorante carriere politica successiva. “Cari fratelli, vi parliamo in rappresentanza dello stato; siamo una coalizione tra funzionari militari, di polizia e civili, in cerca dell’equilibrio e contro questo governo transitorio e criminale. Non apparteniamo, né abbiamo tendenze politiche e di partito; siamo nazionalisti, patrioti e istituzionalisti”. “Ti esigiamo qui immediatamente, presidente Maduro. Rinuncia assieme con la tua compagine ministeriale e che siano convocate elezioni generali”. “Siamo Guerrieri di Dio e la nostra missione è vivere al servizio del popolo”.

   

 

   

Poco prima, il presidente Maduro aveva appena detto che la Rivoluzione avrebbe comunque vinto, “con il voto o con le armi”. Nel commentare l’azione lo steso Maduro ha ricordato che Pérez era stato il pilota personale del generale in pensione Miguel Rodríguez Torres, già capo dell’intelligence con Chávez e ministro dell’Interno con lo stesso Maduro, ma poi divenuto un suo detrattore. Maduro lo accusa di essersi venduto alla Cia e chiede all’opposizione di prenderne le distanze. Si potrebbe dunque pensare a un nuovo episodio di quel regolamento di conti tra chavisti storici e maduristi, in cui si inserisce anche il dissenso del procuratore generale Luisa Ortega. Rodríguez Torres ha però subito condannato l’azione e d’altra parte esponenti dell’opposizione lo hanno subito ricordato come artefice di altre provocazioni in passato.

   

Sui social network non manca chi applaude a Pérez. Ma negli ambienti dell’opposizione la sensazione dominante è quella di uno show del regime. “Come mai la difesa anti-aerea non si è attivata?”, hanno osservato parlando al Foglio quattro differenti cittadini venezuelani interpellati a caldo. “Il governo studia come lanciare un decreto di militarizzazione a Caracas e ad altre città nelle prossime ore”, aveva denunciato ieri Nelson Bocaranda, il famoso e informatissimo giornalista che svelò il segreto della malattia di Chávez. In effetti, subito dopo l'attacco dell'elicottero, Caracas si è riempita di militari armati fino ai denti, che però non hanno impedito a una folla di chavisti di mettere sotto assedio l’Assemblea nazionale e di lanciarle anche ordigni. La Guardia nazionale bolivariana, incaricata di proteggere l’edificio, è intervenuta cercando di introdurre casse cariche di armi nell'edificio e ha picchiato alcuni deputati che si opponevano. 

   

Intanto, mentre l’attenzione generale era distratta dal preteso golpe, il Tsj ha votato per trasferire al difensore del popolo, Tarek Saab, le competenze del procuratore generale ribelle Luisa Ortega. È questa d’altronde la chiave che dà al Foglio Sadio Garavini di Turno, consulente della Commissione Esteri dell’Assemblea Nazionale, a nome dell’opposizione venezuelana. “Nessun bombardamento, ma una molto probabile manovra del governo, per distrarre e far apparire che c'è una rivolta armata. Un elicottero con un cartello sorvola il Tsj, fa due spari e su Instagram il pilota (un poliziotto) fa una dichiarazione contro il regime. Nel frattempo c'é un assedio dei colectivos al Parlamento che impedisce ai deputati di uscire fine a tarda notte, mentre la Guardia Nazionale entra al Parlamento e prende a spintoni il Presidente e vari deputati. Intanto Il Tsj nomina un Vice Procuratore, avocandosi una facoltà del Parlamento, con evidente pre-manovra per destituire la Procuratrice cui intanto toglie attribuzioni costituzionali per darle a Saab il ‘Difensore del Popolo’. Per di più Maduro minaccia che se la ‘rivoluzione’ è in pericolo: ‘lo que no se pudo con los votos lo haríamos con las armas’”. Insomma, per ora più che di assalto di Pinochet alla Moneda, la storia puzza di incendio nazista del Reichstag. Comunque, Óscar Pérez è tutt’ora uccel di bosco, sparito non si sa dove con il suo elicottero. 

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