Martin Schulz al congresso dell'Spd (foto LaPresse)

Schulz attacca Merkel, ma lei intanto fa prove generali di coalizione con i liberali

Daniel Mosseri

La cancelliera torna in due lander al “vecchio amore” delle coalizioni nero-gialle. L'Spd continua ad arrancare e parla di “assalto alla democrazia"

Berlino. “Un assalto alla democrazia”. Così Martin Schulz davanti al congresso straordinario della Spd ha definito la strategia elettorale di Angela Merkel. Lo sfidante socialdemocratico ha accusato la cancelliera di condurre una politica opaca visto che si asterrebbe per scelta dal diffondere i piani suoi e della Cdu in vista delle elezioni di settembre. Sotto di almeno 15 punti nei sondaggi, Schulz ha attaccato Merkel per riportare su di sé i riflettori dei media e per tentare di incunearsi nel rapporto di fiducia che lega la cancelliera ai suoi elettori, al netto di mediazioni o affiliazioni partitiche. L’ex presidente del Parlamento europeo, tornato in Germania per disarcionare Merkel, ha però dimenticato che in queste ore la Cdu è impegnata a sfilare dalle mani dei socialdemocratici lo scettro del potere in due Länder.

 

Nel piccolo e settentrionale Schleswig-Holstein i “neri” hanno appena varato una coalizione “Jamaika” con gialli (i Liberali) e verdi (i Grünen); nel mastodontico e occidentale Nord Reno-Westfalia – uno stato federato con più abitanti di Belgio e Danimarca messi insieme – la Cdu si è accontentata dell’abbraccio con i Liberali. Ecologico e autosufficiente sotto il profilo energetico il primo, industrializzato e urbanizzato il secondo, i due stati federati non potrebbero essere più diversi; entrambi però erano governati dalla Spd. Adesso la palla torna in casa cristiano-democratica, con due coalizioni che potrebbero anticipare il futuro del governo federale.

 

Alleandosi con i Liberali guidati da Christian Lindner, la Cdu torna al primo amore: l’alleanza nero-gialla ha caratterizzato numerosi governi dal Dopoguerra a oggi. L’incanto politico si era rotto nel 2013: dopo quattro anni di governo con la Cdu, alle elezioni i Liberali si fermarono sotto al 5 per cento restando fuori dal Bundestag per la prima volta nella storia tedesca recente. Al di là del presunto effetto “vedova nera” che colpirebbe a turno gli alleati politici della cancelliera, i gialli scontarono la scarsa popolarità del loro ex leader Guido Westerwelle, la scarsa preparazione del suo successore Philipp Rösler e l’aver a lungo promesso un alleggerimento del carico fiscale che non è mai arrivato. Oggi tuttavia il panorama è diverso. Il telegenico ex pilota Lindner ha rinnovato l’immagine del partito, portandolo a nuovi successi elettorali.

 

Ed è proprio grazie alla Fdp che la Cdu può tornare al governo del NRW: in questo caso, poi, parlare di prove generali di coalizione a livello federale è del tutto appropriato. Non solo per le dimensioni del Land quanto perché Lindner ha conservato per sé la carica di presidente regionale dei Liberali, negoziando direttamente con il futuro Ministerpräsident Armin Laschet. Il governatore è uomo di fiducia della cancelliera, uno dei pochi all’interno del partito a sostenerla anche nel pieno della contestazione, mesi fa, per la politica di accoglienza ai profughi. L’annunciata alleanza Cdu-Fdp a Düsseldorf verte principalmente su due punti: educazione e sicurezza (il Nord Reno è il Land delle molestie sessuali di massa a Colonia a Capodanno 2015): è proprio su questi due temi che gli elettori hanno bocciato l’Spd.

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