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Macron vs Bayrou

Redazione

Quali sono i lati positivi (non immediati) della dipartita del ministro francese

François Bayrou, ministro della Giustizia francese, si è dimesso ieri dal suo incarico, per non mettere in difficoltà il governo di Parigi e il presidente Macron, ha detto, anche se in realtà non aveva molte alternative. Dopo che Sylvie Goulard martedì ha lasciato il ministero della Difesa a causa dell’inchiesta sui parlamentari europei e i loro stipendi, anche per Bayrou – e per la sua “protetta” De Sarnez che si è dimessa da ministro per gli Affari europei – le ore erano contate. Il suo partito MoDem è al centro dello scandalo, che non è enorme, ma certo cozza con la “via moralizzatrice” della vita pubblica che lo stesso Bayrou ha introdotto in queste settimane. Per Macron si tratta di un primo guaio da gestire, ma in realtà il guadagno finale potrebbe esserci, e non piccolo. Da quando è stato formato il governo si parla dei rapporti glaciali tra Bayrou e la Goulard da un lato e soprattutto tra Bayrou e il premier Philippe: pare che al leader del MoDem andasse stretto il proprio ruolo, voleva fare il “vicepresidente”, ma gli altri, Philippe per primo, non glielo permettevano. Se l’endorsement di Bayrou, prima delle presidenziali aveva consolidato il progetto macroniano centrista e liberale, poi molti hanno iniziato a denunciare l’ingombrante Bayrou, soprattutto quando il partito di Macron ha vinto alle legislative e ha capito di poter essere solido anche al netto dell’appoggio del MoDem. Con il rimpasto di governo, Macron stabilisce ora un nuovo equilibrio da “rassembleur”, cercando di abbassare il tasso di rivalità e usare le debolezze altrui a proprio favore. Ora non gli resta che governare.

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