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Cosa accadrà in Francia ora che Macron ha ottenuto la maggioranza alle elezioni

Francesco Maselli

En Marche! conquista 308 seggi su 577, maggioranza assoluta anche senza gli alleati MoDem, che eleggono 42 deputati. Al Front National 8 deputati che non bastano neppure per creare un gruppo parlamentare

Il partito del presidente Macron, La République En Marche!, ha ottenuto la maggioranza assoluta del Parlamento francese, sebbene meno ampia di quanto avevano registrato i sondaggi di domenica scorsa, ma sufficiente per controllare l’Assemblea Nazionale: En Marche! conquista 308 seggi su 577, maggioranza assoluta anche senza gli alleati MoDem, che eleggono 42 deputati. L’astensione è stata molto alta, 57,4 per cento, un record storico per il paese, (al primo turno raggiunse il 51,3 per cento) I numeri ufficiali della XV legislatura della repubblica francese sono questi:

Il primo gruppo di opposizione sarà composto dal centro-destra post gollista, cioè l’alleanza tra il partito Les Républicains che ottiene 113 seggi, e i centristi dell’UDI, che ottengono 17 deputati. Questi numeri sono però da verificare in Aula viste le grandi divisioni interne al partito: alcuni deputati vicini ad Alain Juppé e a Bruno Le Maire (nominato ministro dell’economia) hanno dichiarato che voteranno la fiducia al governo, mentre altri, vicini all’ex presidente Nicolas Sarkozy, porteranno avanti un’opposizione più dura. Non è quindi escluso che il gruppo possa dividersi, magari dopo il congresso interno previsto per fine novembre.

 

Il Front national è riuscito a eleggere solo 8 deputati, tra cui la leader Marine Le Pen. È una sconfitta per il partito, che non ha raggiunto la soglia minima per costituire un gruppo parlamentare, 15 deputati, e avrà quindi difficoltà a ottenere tempo di parola, fondi e ruoli rilevanti nella vita dell’Assemblea. Florian Philippot, vicepresidente del partito e principale stratega della linea anti-euro egemonica nel partito negli ultimi anni, è stato sconfitto, così come i candidati considerati a lui vicini. Secondo molti analisti questo comporterà un ridimensionamento della posizione euroscettica del partito. 

Jean-Luc Mélenchon ha conquistato il suo collegio a Marsiglia, e il suo partito, la France insoumise è riuscito a eleggere 17 deputati che andranno sommati con i 10 eletti dal partito comunista. È un risultato importante per la sinistra radicale, nell’ultima legislatura fuori dal Parlamento e poco rilevante nel dibattito nazionale.

 

Il Partito socialista conferma il peggior risultato della sua storia, con soli 27 deputati eletti, più di 10 volte in meno del 2012, quando ottenne la maggioranza assoluta con 284 parlamentari. Il segretario del partito, Jean Christophe Cambadélis, eliminato fin dal primo turno nella sua circoscrizione, si è dimesso.

 

Manuel Valls, ex primo ministro, è stato eletto per soli 139 voti nella sua storica circoscrizione dell’Essonne. L’avversaria, Farida Amrani della France insoumise, non ha però riconosciuto il risultato, ha denunciato irregolarità, e ha annunciato un ricorso. Nei collegi uninominali al ballottaggio basta ottenere un voto in più dell’avversario per essere eletti; scarti molto serrati possono quindi generare polemiche. Valls era candidato senza partito, non aveva ricevuto l’investitura del movimento di Macron ed era stato espulso dal Partito socialista. Tuttavia entrambi i partiti avevano deciso di non opporgli nessun avversario per una forma di “rispetto” vista l’importante carica detenuta fino a pochi mesi fa.

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