Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Cuori e sondaggi stellari per Macron. Chi piange di più tra i rivali?

Mauro Zanon

Domenica primo turno delle legislative francesi, secondo le rilevazioni il suo partito ottiene la maggioranza assoluta

Parigi. A rue de Solférino, sede del Partito socialista francese, si teme un “carnage”, una carneficina alle prossime elezioni legislative, che rinnoveranno l’Assemblea nazionale e potrebbero consegnare al partito dell’ex presidente François Hollande soltanto una trentina di scranni, contro i 284 della precedente legislatura. Arrivare a 50, “sarebbe il nirvana”, dice un candidato Ps, mentre osserva inquieto i risultati del primo turno delle legislative per i francesi all’estero: la République en marche (Lrm) dell’attuale capo di stato, Emmanuel Macron, ha fatto strage di cuori, ottenendo il maggior numero di voti in dieci delle undici circoscrizioni totali. Una prefigurazione di quello che accadrà il prossimo 11 e 18 giugno in tutta la Francia con il Ps relegato ai margini del Parlamento? Chissà.

 

Intanto, di cuori, stelline ed emoticon è ricoperta anche l’ultima copertina dell’Express dedicata a questa “Macronmania” dilagante sui social network ma anche nelle colonne di certi giornali, che fa temere il peggio ai partiti tradizionali e fa urlare la sinistra giacobina che definisce questa devozione per il presidente liberale una “nebbia” che “ci fa dimenticare le politiche che attuerà” (Benoît Hamon, ex candidato alle presidenziali per il Ps). Il settimanale della sinistra riformista, ispirandosi a una copertina di Businessweek del giugno 2014 dedicata alla Pikettymania dell’epoca, analizza con un misto di humor e circospezione lo stato di grazia in cui si trova il neo presidente francese e il culto macronista di molti dei suoi militanti, che assomigliano più a fan e groupie che a dei cittadini impegnati politicamente. “Salverà il pianeta da Trump”, “Putin? Non mi fa paura”, “Tsunami alle legislative”, “Cammina sulle acque”, così l’Express racconta questa infatuazione nazionale. Soltanto il tempo dirà se oltre la sbornia di popolarità ci saranno anche i fatti – un rinnovamento della politica francese, riforme strutturali, dal mercato del lavoro all’istruzione, passando per l’amministrazione pubblica e la sicurezza. Alla luce degli indici di gradimento, l’occasione è ghiotta per il liberale di Amiens, e il filosofo Marcel Gauchet ha scritto che Macron è “l’incarnazione di un ottimismo maggioritario al quale il pessimismo minoritario ha deciso di credere, o quantomeno di dare una possibilità”. L’immagine dei socialisti, divisi tra chi è tentato di raggiungere Lrm, chi si situa nell’opposizione, e chi è indeciso tra le due scelte, non è mai stata così sgraziata. “50 sfumature di socialisti”, commenta un altro deputato Ps.

 

L’ultimo sondaggio dell’istituto Ifop indica che Lrm, nonostante le ombre giudiziarie sul ministro della Coesione territoriale Ferrand e i mugugni sulla riforma del lavoro in arrivo, potrebbe ottenere tra i 350 e i 380 deputati, ampiamente al di sopra della maggioranza (289 seggi) necessaria per scongiurare il rischio di coabitazione con i neogollisti. Anche il “mélenchonismo”, che aveva mandato in sollucchero molti delusi del Ps, sembra intiepidirsi. La France insoumise di Mélenchon e il Partito comunista francese otterrebbero infatti, secondo le ultime rilevazioni, tra i 15 e i 25 deputati. A destra, i Républicains, in crisi di identità dopo la sconfitta di François Fillon e la crescente tentazione dei liberali del partito di raggiungere il porto macronista, andrebbero a occupare, assieme ai centristi dell’Udi, tra i 133 e i 153 scranni durante la prossima lesiglatura. Chi sta peggio di tutti, però, è il Front national di Marine Le Pen, danneggiato dai mal di pancia di Florian Philippot, dall’uscita di scena della giovane Marion e da un’inchiesta di Buzzfeed su alcuni candidati molto poco repubblicani. Il rischio, per il Fn, è quello di non ottenere neppure i 15 deputati necessari per formare un gruppo all’Assemblea nazionale.

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