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"Dopo la Francia, cambierò l'Europa”. Il Foglio intervista Emmanuel Macron

Mauro Zanon

Poco prima della marcia trionfale, il presidente francese ha risposto alle nostre domande sul futuro dell’Ue e dei neoeuropeisti che si ispirano a lui. Ci ha parlato di come creare l’asse con l’Italia, con una citazione che ama. Esclusiva fogliante

Parigi. Quando Emmanuel Macron ha accettato di rispondere alle nostre domande mancavano pochi giorni alla sua marcia trionfale sull’esplanade du Louvre, accompagnato dall’Inno alla gioia e dall’entusiasmo dei suoi “marcheurs”. Si stava preparando per l’ultimo dibattito, quello decisivo, contro Marine Le Pen, la leader del Front national, e non sapeva ancora se il 7 maggio i suoi concittadini avrebbero reso il suo destino possibile, trasformando in realtà una scommessa pazza lanciata in una serata di aprile 2016, ad Amiens, nella sua città natale, con gli amici di sempre e poco più. La scommessa di En Marche!, startup e movimento di superamento del bipolarismo socialisti-gollisti, è stata vinta, anzi stravinta, e ora su Macron, presidente della Repubblica francese, sono riposte le speranze di una generazione di europeisti e liberali che credono nel sogno europeo e sono convinti come lui che sia giunto il momento di cambiare marcia, di rifondare l’Europa. “Non possiamo essere timidamente europei altrimenti abbiamo già perso”, ha detto poco tempo fa a Libération. Parole benedette dall’attuale ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel, convinto che il centrista e patriota europeo Macron incarni un nuovo inizio per la Francia ma anche e soprattutto per l’Europa: “Non rappresenta soltanto una nuova Francia; è il solo a rappresentare anche una nuova partenza in Europa. Se sarà eletto presidente (l’intervista è stata rilasciata al Monde il 2 maggio scorso, subito dopo il primo turno, ndr), sarà dotato, da parte dei francesi, di un mandato formulato in maniera chiara, quello di far avanzare l’Europa. Ha le buone idee per riuscirci”. La congiuntura è favorevole come non lo era mai stata in questi ultimi anni. In meno di dodici mesi ci potrebbero essere tre leader della sinistra riformista ed europeista al vertice della Francia, dell’Italia e della Germania: Macron, Renzi e Schulz. Ma quali sono il programma e l’agenda da proporre al proprio omologo italiano e al proprio omologo tedesco per cambiare l’Europa e combattere quei partiti del ripiegamento e della chiusura che vengono chiamati populisti? “L’agenda che proporrò sarà la stessa a prescindere dai miei interlocutori in Europa perché sono i popoli che li scelgono e non noi – dice al Foglio Macron – Difendo un’Europa della protezione e dell’ambizione. Se non vogliamo che l’Europa sia travolta dai movimenti populisti, deve cambiare profondamente, e molto rapidamente. Il mio metodo sarà dunque quello della rifondazione: fin dal primo giorno, proporrò alla Germania e ai nostri principali interlocutori, l’Italia in testa, un progetto comune per rafforzare la sicurezza alle frontiere dell’Ue, creare un budget europeo di difesa, una riforma della zona euro, un rafforzamento delle regole europee contro il dumping con un controllo degli investimenti stranieri nei settori strategici della nostra economia, un inquadramento più rigoroso del lavoro distaccato, un fondo di sostegno alle nostre imprese in particolare nel settore digitale. Con un principio semplice: gli stati che non vogliono andare avanti non impediranno agli altri di avanzare”.

Tre giorni fa, il “wunderkind” della politica francese, come lo chiamava la stampa tedesca ai tempi in cui troneggiava al ministero dell’Economia, si è recato a Berlino per incontrare la cancelliera Angela Merkel e mettere le prime fondamenta del nuovo asse franco-tedesco. La Merkel ha detto che Macron ha riportato la speranza e la joie de vivre in Francia, parlando di “magia dell’inizio” e di “nuova dinamica” per l’Europa. L’inquilino dell’Eliseo ha risposto che la relazione tra Parigi e Berlino è centrale per la rifondazione storica del continente. Ma dovremo naturalmente attendere i prossimi mesi per renderci conto se questo asse tra il liberale e la cristiano-democratica sarà solido. “Se l’Europa avanza e si trasforma, ritroverà l’adesione che questo progetto storico di riconciliazione e di cooperazione democratica merita – spiega Macron – Si dice spesso in Francia che mi situo nella continuità del progetto europeo. Ma c’è una rottura profonda negli anni Novanta e nella prima decade degli anni Duemila. Abbiamo creato l’Europa dell’apertura senza preoccuparci delle protezioni, la concorrenza ha lasciato posto al dumping”. E Macron aggiunge: “Voglio ritrovare lo spirito iniziale del progetto europeo che è stato smarrito e recuperare le tre promesse originarie: pace, libertà, prosperità. Per fare questo, è necessario che l’Europa dimostri che ci protegge veramente, non solo sul piano economico, ma anche dinanzi alle minacce che pesano sulle nostre frontiere, sulla nostra sicurezza. E bisogna ritrovare un sentimento di appartenenza, un’identità europea che fa parte delle nostre culture nazionali: è il senso della mia proposta di generalizzazione progressiva del programma Erasmus per tutti i giovani europei”.

 

Quest’ultima proposta di “Erasmus per tutti” è una delle più importanti del pacchetto Europa. E’ una mano tesa a quei giovani che lo hanno votato in massa alle elezioni presidenziali e lo hanno seguito fin dal primo grande meeting a Porte de Versailles, nel dicembre 2016. E’ un messaggio a una generazione che Macron posiziona nella stessa scia di quelli che hanno ricostruito il paese nel secondo Dopoguerra e di quelli che hanno fatto cadere il Muro di Berlino, una generazione “debout”, in piedi.

Durante la campagna elettorale, l’allora candidato di En Marche! ha dedicato un’attenzione particolare ai giovani che vedono la mondializzazione e l’Europa come causa di tutti mali, e sono “assignés à résidence”, ghettizzati, abbandonati, isolati in numerose zone di Francia. Anche in Italia e negli altri paesi del sud dell’Europa, i giovani soffrono per l’assenza di lavoro, il tasso di disoccupazione non è mai stato così alto e molti di essi abbandonano i loro paesi, e addirittura l’Europa, per andare altrove. In che modo, dunque, possiamo uscirne e convincere questi giovani che l’Italia, la Francia, l’Europa rappresentano ancora il loro futuro? “Oggi, un giovane su cinque è disoccupato nella zona euro – dice Macron – Questa generazione ha sentito parlare soltanto di crisi. Chi può accettare che l’alternativa offerta ai giovani sul nostro continente sia quella di inanellare i lavoretti o abbandonare Madrid per lavorare a Monaco di Baviera? Non bisogna scaricare le colpe sull’Europa. Numerosi paesi della zona euro hanno quasi ritrovato la piena occupazione, anche se la precarietà resta preoccupante. Bisogna dunque attuare delle riforme chiave – educazione, formazione, mercato del lavoro – in ognuno dei nostri paesi per lottare efficacemente contro la disoccupazione. L’Europa deve contribuirvi attraverso una politica economica che sostenga l’investimento, l’innovazione e garantisca una concorrenza equa all’interno dell’Unione europea così come con il resto del mondo”.

 

Un’altra misura per i giovani che ha trovato un grande consenso a Parigi è l’introduzione di un “pass culture” di 500 euro, direttamente ispirato dal “bonus cultura” renziano per tutti i ragazzi di 18 anni. Ma perché proprio questa misura e quali benefici potrebbe produrre in Francia? “Bisogna ispirarsi alle idee migliori e mi ricordo del bellissimo discorso pronunciato da Matteo Renzi alla Sorbona dopo gli attentati del 13 novembre. Aveva detto: ‘Tutte le risposte agli attacchi devono essere composte da due ingredienti: da un lato la sicurezza, dall’altro la cultura’. Il ‘bonus cultura’ è uno strumento innovativo per portare avanti questa battaglia, per cambiare sguardo: spetta a ogni individuo, a ogni giovane compiere il proprio percorso nella cultura e il ruolo della nostra società è quello di dargli gli strumenti per intraprendere questa via”, dice Macron, che ha sempre guardato con grande interesse le vicende italiane. Da quando Renzi e i suoi fedelissimi hanno lanciato “incammino2017”, traduzione letterale di En Marche!, la cerchia macronista scruta i movimenti del leader del Partito democratico. L’ex presidente del Consiglio italiano vuole rimettersi in cammino dopo la sconfitta del referendum costituzionale e non esita a sottolineare le numerose affinità con Macron. Questa adesione alla sua dinamica e più in generale al suo progetto è vista di buon occhio a Parigi, che però non si esprime sull’operazione renziana di ritorno al vertice del paese. “Non ho alcun giudizio da dare su una questione di politica interna”, ha detto Macron, prima di aggiungere: “Tuttavia, se il nostro movimento, compreso il suo nome, può ispirare i progressisti in Europa, può raggruppare, rinnovare l’azione politica e difendere la rifondazione dell’Europa, non posso che essere favorevole”.

 

In occasione della riforma della scuola, Renzi ha affermato ad alta voce che il liceo classico, che corrisponde in Francia al “lycée littéraire”, è il centro dell’educazione nazionale, sottolineando che il latino e il greco sono intoccabili. In Francia, invece, c’è stata una grande levata di scudi in seguito alla riforma dell’ex ministra dell’Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem, che ha ridotto le ore di latino e di greco e smantellato le classi bilingue. Sarà uno degli obiettivi principali della riforma quello di ripristinare il ruolo centrale del latino e del greco nella scuola repubblicana? “Sono d’accordo (con Renzi, ndr) e l’ho detto chiaramente in questa campagna: voglio nuovamente sviluppare l’insegnamento del latino e del greco e desidero ritornare su altri aspetti negativi della riforma del collège (la nostra scuola media, ndr), ripristinando le classi bilingue, che incoraggiano in particolare l’apprendimento del tedesco”, spiega Macron, sottolineando il tedesco non a caso, ora che quell’asse Parigi-Berlino deve rinsaldarsi rapidamente. Ma l’inquilino dell’Eliseo è convinto che anche l’asse Parigi-Roma sarà fondamentale per rifondare l’Europa, che l’Italia avrà un ruolo centrale per il rilancio del sogno europeo.

 

Macron, che accoglie domenica sera il premier italiano Paolo Gentiloni a Parigi, ha un rapporto più che speciale con l’Italia. In un’intervista rilasciata a questo quotidiano nel dicembre 2016, aveva detto che è il paese, più di tutti gli altri, dove ama recarsi quando esce dalla Francia. “Lo confermo! – ribadisce oggi – L’Italia è per me un concentrato dello charme europeo: dei paesaggi umani, una cultura della tavola dove ci si ritrova a dibattere, ad amarsi, a litigare talvolta, la traccia vivente dei nostri grandi patrimoni culturali, dal genio romano all’umanesimo moderno. Tutto questo, lo si respira in ogni angolo d’Italia”. E Napoli, con la sua “energia ribelle”, è la sua città preferita. “Napoli non è una città facile, si disvela poco a poco, non la si conosce mai veramente”. Il rapporto culturale con il nostro paese è un rapporto vivace, passionale, e se c’è da citare uno scrittore che lo affascina più degli altri Macron dice Italo Svevo: “Come Stefan Zweig, è l’incarnazione di questa Europa del primo Novecento: cosmopolita, curiosa, e che vede un mondo sparire davanti ai suoi occhi. Mi piacciono moltissimo anche Dario Fo e Umberto Eco”. La conclusione è sul “Principe” di Machiavelli, al quale Macron ha consacrato la sua tesi di master all’università di Paris-X Nanterre: “So che tutto ciò che dirò a questo proposito sarà interpretato alla luce della politica moderna! Il più bel riassunto della sua opera è per me il commento di Jean-Jacques Rousseau: ‘Fingendo di dare delle lezioni ai re, ne ha date di grandi ai popoli’”.

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