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Dal Belgio alla Svezia, quei paesi europei all'Onu "venduti" ai regimi islamici

Giulio Meotti

Votano contro Israele e per i sauditi sui diritti delle donne. Non c’è nulla che i petrodollari non possano comprare: neppure la famosa politica estera svedese all’insegna del “femminismo”, della tolleranza e dei diritti umani

Roma. Cosa hanno in comune dittature come Iran, Cina, Qatar, Sudan e una democrazia fra le più avanzate del mondo, la Svezia? Un voto all’Unesco che, lunedì, ha cancellato le radici ebraiche (e cristiane) di Gerusalemme, accusando Israele di essere “potenza occupante” nella sua stessa capitale e città santa (“fake history”, l’ha definita il governo di Benjamin Netanyahu). Stoccolma, infatti, è stato l’unico paese europeo a votare la risoluzione dell’agenzia Onu per la cultura e la scienza assieme ai regimi arabo-islamici nel giorno dell’indipendenza dello stato ebraico (l’Italia ha votato contro la risoluzione, mentre la Francia si è astenuta). Il governo israeliano ha convocato l’ambasciatore svedese, Carl Magnus Nesser, per condannare l’“ipocrisia” del suo governo (poche ore prima del voto, Nesser aveva postato su Facebook un video facendo gli “auguri” allo stato ebraico). Ma la Svezia, nella stessa settimana, non è stata in grado soltanto di apparentarsi a odiosi regimi islamisti che vogliono distruggere Israele, come l’Iran. Anche alla Commissione dell’Onu per i diritti delle donne gli svedesi sono stati maestri di doppiezza.

 

Questa commissione, infatti, ha appena ammesso per quattro anni fra i suoi membri un regime dove le donne non possono guidare, dove non possono muoversi senza il marito e che risulta 134esimo su 145 paesi secondo il World Economic Forum’s Gender Gap Rating: è l’Arabia Saudita, o come ha scritto il romanziere algerino Kamel Daoud, “un Isis che ce l’ha fatta”. Riad è riuscita a entrare nella commissione dell’Onu che dovrebbe difendere i diritti delle donne grazie al voto di alcuni paesi europei, fra cui si ritiene la Svezia (Stoccolma si è rifiutata fino a ora di confermare se abbia votato a favore). Stesso silenzio da parte dell’Inghilterra e dell’Irlanda.

 

“La Svezia al 90 per cento ha votato per i sauditi”, ha detto Hillel Neuer, direttore di Un Watch, l’organizzazione che monitora le varie agenzie delle Nazioni Unite. Wikileaks ha invece offerto 10 mila dollari a chiunque avrebbe rivelato il voto di Stoccolma.

 

Sicuramente c’è un paese europeo che ha votato a favore dell’ingresso dei sauditi: il Belgio, tanto da spingere il premier Charles Michel a chiedere “scusa” per la decisione. Ma non è stata una gaffe, quella belga. Alla delegazione di Bruxelles era stato chiesto espressamente di votare a favore dei sauditi e di far persino sapere ai sauditi, come da leak usciti in questi giorni, che il Belgio nel segreto dell’urna aveva votato a favore del loro regime.

 

Il ministro degli Esteri belga, Didier Reynders ha voluto che la delegazione cercasse di “informare i vari candidati, tra cui l’Arabia Saudita” circa il suo sostegno, nonostante il voto fosse segreto. Un anno fa era stato il governo inglese di David Cameron a dare luce verde per l’ingresso dei sauditi in un’altra commissione, quella per i Diritti umani a Ginevra. Non c’è nulla che i petrodollari non possano comprare: neppure la famosa politica estera svedese all’insegna del “femminismo”, della tolleranza e dei diritti umani.

 

Il Belgio è un grande alleato dei sauditi in Europa, fin dal 1974, quando il re Baldovino offrì alla Casa Saud, in cambio di rifornimenti energetici importanti, il Pavillon du Cinquantennaire con un affitto della durata di 99 anni. A duecento metri dal quartier generale dell’Unione europea, sorge quella che oggi è nota come la Grande Moschea del Cinquecentenario, con cui i sauditi sono diventati l’autorità islamica de facto del Belgio. Anche a distanza di quarant’anni, i custodi della Mecca continuano a incassare la loro cambiale, scritta col tradimento dei valori europei.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.