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Le ispirazioni di Macron, quel giovane "così perfetto"

Marina Valensise

E’ Brigitte il motore della discesa in campo del candidato di En Marche!, ma è lunga la lista dei mentori, dei grandi e dei potenti che l’hanno aiutato, vezzeggiato, lanciato

Roma. “Devo chiudere, perché sennò poi Brigitte mi dice che parlo troppo”. Davanti alle migliaia di persone riunite a Bercy per l’ultimo comizio prima della vittoria del primo turno, Emmanuel Macron ha schiacciato l’occhiolino alla moglie, Brigitte Trogneux, la prof. conosciuta al liceo cattolico di Amiens, durante un corso di teatro, corteggiata con determinazione dall’adolescente sicuro di sé, sposata dieci anni fa, dopo tredici di passione, quando lei aveva 54 e lui 29 anni. E’ lei, Brigitte, il motore della discesa in campo del candidato di En Marche!, è lei il suo atout, come dice lui. Specialista nella psicologia dei potenti, Anne Fulda lo dimostra ora in un libro (“Emmanuel Macron, un jeune homme si parfait”, Plon editore, 216 pagine) che può dare un aiutino al giovane candidato perfettinis, primogenito di una coppia di medici – padre neurologo, madre pediatra mancata, un fratello e una sorella, con cui pare abbia pochi rapporti – alunno prodigio, sbarcato a Parigi per la maturità all’Henri IV e per tentare (invano) il concorso alla Normale, sensibile ai vecchi maestri, energico, determinato, freddo e ambizioso, al punto da non scomporsi nemmeno se Laetitia Casta gli passa nuda davanti, come ora dice sua madre.

 

Lunga è la lista dei mentori di Macron, dei grandi e dei potenti che l’hanno aiutato, vezzeggiato, lanciato. Dal filosofo Ricoeur a Henri Hermand, mecenate e uomo d’affari, da Jean-Pierre Jouyet, ministro per l’Europa di Sarkozy, a David de Rothschild, che gli apre le porte della sua banca, dal segretario di Mitterrand Jacques Attali, che fu il primo a scoprirlo e a lanciarlo come membro della commissione per le Riforme creata da Nicolas Sarkozy all’indomani della sua elezione, sino al presidente François Hollande, che l’ha voluto all’Eliseo come segretario generale, l’ha promosso ministro dell’Economia, salvo farsene fregare come e più degli altri, quando Macron ha dato le dimissioni per mettersi in proprio, fondare un suo movimento, e candidarsi alla presidenza della Repubblica, oltre la destra e la sinistra. Grazie alle confidenze di amici e parenti, sappiamo ora qual è stato il passaggio chiave nell’emancipazione del beneficiato dal benefattore, il giorno della morte della nonna, l’amatissima Manette Noguès, con cui Macron aveva vissuto in simbiosi. Era il 2013, Macron aveva già 35 anni, ma perdeva il faro e il baricentro della sua vita e cioè la donna che aveva creduto in lui, che l’aveva formato, aveva saputo spronarlo e premiarlo, svezzarlo e educarlo, prof. anche lei, ma figlia di un capostazione e di una cameriera analfabeta, col culto della meritocrazia repubblicana. Era un’eccentrica che non aveva tempo di cucinare, e recitava a memoria i versi di Baudelaire e Lautréamont. Per quel nipote prediletto, nato dopo la morte di una sorellina in fasce, rappresentava l’amore senza riserve e la conferma di un destino speciale. “Anch’io ero molto triste quando è morta mia nonna”, gli disse Hollande in vena di cordoglio, ma quella piatta frase di circostanza fece scattare una molla.

 

“Da quel giorno Emmanuel ha iniziato a considerare Hollande un suo pari”, ricorda ora la moglie Brigitte, sessantenne e filiforme, occhi cobalto, un caschetto d’oro alla Mireille Darc, e una predilezione per i vestiti di Louis Vuitton. E’ lei adesso col suo amore esclusivo, peraltro benedetto anzitempo dalla nonna, il baricentro di Macron. E si capisce perché lui dica che sia il suo atout. Non solo per la potenza di un amore asimmetrico, che ha vinto il pregiudizio e l’ostilità delle rappresentazioni sociali, ma per il fatto di essere l’unico amore e l’unica donna della sua vita. Unica, sola e sovrana, ben più coraggiosa di lui per credere in un amore impossibile con quel ragazzo brillante che aveva l’età dei suoi figli, e per rischiare in proprio, rinunciando alla famiglia, al marito banchiere, oggi uscito completamente dal radar, e alla sicurezza borghese. Mettere tutto questo in chiaro alla vigilia del voto non è solo una bella mossa di marketing, ma un omaggio, forse persino involontario, alla tradizione francese, visto che in Francia eleggere un presidente ha pur sempre qualcosa a che fare con l’amore, o quantomeno con la promessa di un legame speciale.

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