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Analisi di un testo di Famiglia Cristiana su Macron e le petro-monarchie arabe

Daniele Raineri

Prendere un articolo antipatizzante contro il candidato di En Marche! e vedere se regge alla prova della lettura attenta

Roma. Questa è l’analisi semplice di un testo pubblicato dal sito di Famiglia Cristiana e intitolato: “Macron e la relazione amorosa con le petro-monarchie del Golfo persico”. Il lettore che non ha tempo di informarsi su tutto (perché ha altro da fare, lavora, produce, non è obbligatorio sapere tutto e sempre etc.) arriverà alla fine di quel testo e detesterà il candidato alla presidenza francese perché penserà che è una pedina delle monarchie arabe. Il lettore che è invece un minimo (davvero un minimo) specializzato sugli stessi argomenti vede subito i passaggi maliziosi nell’articolo, proprio come un prestigiatore che fa trucchi di magia alle feste dei bambini non si fa fregare dal banco del gioco delle tre carte che incontra per strada. Perché sa dove guardare e vede il gioco delle mani. Quali sono questi trucchi? Eccoli.

 

Il testo dice che Macron “è stato ministro dell’Economia e dell’Industria tra il 2014 e il 2016 e in tale veste ha partecipato, nel 2015, alla visita ufficiale di Stato (la terza in quell’anno) che il premier Valls condusse in Arabia Saudita. Con loro c’erano 200 imprenditori francesi e il risultato fu la stipula di contratti per un valore di 10 miliardi di euro, vendita di un lotto di armi compresa”. Impressionante vero? Proviamo a vedere meglio. Il governo francese tentava di fare affari con i sauditi. Un’analisi molto dura di Reuters (ottobre 2015) dice che il trionfalismo di Valls quel giorno fu esagerato, molti accordi annunciati erano già in partenza destinati a finire nel nulla. C’erano altri governi in affari con i sauditi? Ma certo. Secondo l’agenzia di stato russa Tass nello stesso periodo l’Arabia Saudita stava negoziando con la Russia l’acquisto di missili balistici russi Iskander e di altri armamenti sofisticati per il valore di dieci miliardi di dollari. Il pacchetto francese da dieci miliardi includeva “un lotto di armi”. Il pacchetto russo da dieci miliardi era tutto di armi. La trattativa fra russi e sauditi va avanti anche oggi e adesso i sauditi più che ai missili balistici sono interessati al sistema di difesa missilistico S-400 (lo dice Sputnik, organo di stampa del governo russo. Il titolista già si frega le mani pensando agli incassi lauti per l’industria bellica di Mosca: “Una scelta perfetta: i sauditi guardano agli S-400 russi”). L’affare potrebbe valere fino a sette miliardi di dollari. Sembra un contratto prezioso, ma è poco rispetto a un altro accordo preliminare fra russi e sauditi: quello sul nucleare. A settembre 2016 il capo della Rosatom, l’agenzia di stato russa che si occupa di energia atomica, si è proposto come partner nel grande piano saudita per il nucleare: costruire sedici centrali atomiche entro il 2030. Il principe saudita Mohamed bin Salman e il presidente russo Vladimir Putin ne hanno parlato faccia a faccia a margine di un G20. Valore del progetto: cento miliardi di dollari. Ora, come è noto, Putin appoggia la diretta rivale di Macron, Marine Le Pen. Il partito della candidata, il Front national, nel 2014 ha ricevuto un prestito da nove milioni di dollari da una banca russa e altri due milioni di dollari da un fondo russo a Cipro (per la campagna 2017 Le Pen non ha il sostegno finanziario russo). A usare per la trave del Front national lo stesso criterio usato per la pagliuzza di Macron, il titolo avrebbe potuto essere: “Le relazioni amorose di Le Pen con Putin e le relazioni amorose di Putin con le petro-monarchie del Golfo”. Ma è uscito diverso.

 

Ancora: Macron è definito “un uomo della destra finanziaria”. E’ un passaggio che mette paura. Tuttavia, che tra Macron e Le Pen, leader di un partito fondato da alcuni francesi che combatterono con la divisa delle Waffen SS naziste (Pierre Bousquet, Léon Gaultier, Pierre Marion) la destra che fa paura sia proprio Macron, è una nozione su cui si potrebbe aprire una discussione ampia.

 

Un altro passaggio dice che “la Francia fa parte della coalizione internazionale che da quasi tre anni stancamente finge di combattere l’Isis in Iraq”. E’ un giudizio ingeneroso. I francesi fanno parte di quella campagna ibrida in cui i paesi occidentali mettono bombardieri, intelligence e forze speciali e l’Iraq e i curdi mettono soldati e miliziani a terra. Il risultato è che lo Stato islamico subisce una disfatta dopo l’altra: ha già perso le città più importanti, come Ramadi, Fallujah, Tikrit, Sinjar e manca poco alla liberazione completa di Mosul, la capitale di fatto. La Francia bombarda in Iraq e in Siria, ha mille uomini sul terreno – incluse le forze speciali in prima linea a Mosul, di più soltanto gli americani – e all’aeroporto militare di Erbil c’è il comando dell’intelligence francese che dà la caccia ai leader terroristi. La “finzione stanca” è una martellata in faccia all’Isis.

 

Infine, l’ultimo paragrafo dice che le petromonarchie “amiche” di Macron (ma più di Putin, come si è visto) organizzano e finanziano l’Isis. Se il governo saudita (non qualche riccone privato sottobanco: il governo) organizza e finanzia l’Isis è uno scoop mondiale. Di testi così ne escono ogni giorno e questa non era che un’analisi semplice, a titolo di esempio.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)