Un drone MQ-1 Predator (foto U.S. Air Force)

Un “muro di droni” al confine col Messico? C'è chi è pronto a investire

Redazione

La barriera anti-clandestini è un’opera lunga e costosa. Ma l’idea di sorvegliare le frontiere dal cielo stuzzica numerose società high-tech e sembra aver fatto breccia anche nell’Amministrazione Trump

Certo, Donald Trump ha rinunciato a inserire i fondi per la costruzione del muro anti-clandestini al confine tra Stati Uniti e Messico nella manovra sul bilancio. Ma non ha abbandonato l’idea di realizzare la barriera. E se invece di costruirne una in acciaio e cemento, per un budget stimato di circa 22 miliardi di dollari, il presidente decidesse di realizzarne una virtuale “più flessibile e soprattutto molto più economica, utilizzando dei droni”? E’ quanto si chiede Jean-Michel Normand sul Monde, che spiega come “l’idea stuzzichi numerose società high-tech e sembra aver fatto breccia anche nell’Amministrazione Trump”, che avrebbe già lanciato dei bandi di gara.

  

“La società vScenario di San Diego, specializzata nella sorveglianza delle reti di distribuzione di energia elettrica e in lizza per il coordinamento delle diverse parti del muro con il Messico, si propone di sviluppare ‘una mappatura 3-D iper-accurata della frontiera’ a partire dalle indagini effettuate con i droni”, spiega il Monde. E aggiunge che anche le strutture pubbliche che si occupano del controllo dei confini metterebbero a disposizione, per operazioni di monitoraggio, i loro Predator: droni come quelli utilizzati dall’esercito statunitense in zone di conflitto.

Simularity, azienda informatica di Richmond, California, ha proposto – finora senza successo - di creare un muro ad alta tecnologia, basato esclusivamente su "torri" di fotocamere e sensori disseminati lungo la frontiera dotati di software per il riconoscimento facciale. Senza dimenticare i rilievi più precisi effettuati da droni ad ala fissa e “multicotteri” (droni con varie eliche). Altre aziende propongono di far circolare “brigate mobili”di veicoli dotati di una piattaforma per l’atterraggio dei droni. Un ufficiale di confine sul suo pick-up potrebbe inviarne uno in ricognizione in meno di cinque minuti.

Il confine Usa-Messico nei pressi di Tijuana (foto LaPresse)


Tuttavia la sorveglianza con i droni negli anni passati non ha dato i risultati sperati, ricorda il Monde. “Dal 2005, sono attivi alcuni servizi di monitoraggio con droni Predator. Ma un rapporto dell'Ispettorato generale del Dipartimento di sicurezza interna, pubblicato all'inizio del 2015, ha evidenziato che la percentuale di arresti che possono essere attribuiti direttamente all'uso di droni di sorveglianza era tra 0,7 e 1,8 per cento. ‘Risorse considerevoli sono state dedicate ad un programma che non ha raggiunto i risultati attesi e che è impossibile determinare in quale misura ha migliorato la sicurezza dei confini’, si legge nel documento”. Forse è ancora troppo presto per affidare l’intera sorveglianza delle frontiere al Grande Fratello volante.

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