Parigi, Emmanuel Macron presenta il suo "Contratto con la nazione" (foto LaPresse)

Macron lancia il programma, e in Europa cresce il suo partito

David Carretta

Con un “contratto con la nazione”, articolato attorno a “sei cantieri”, il candidato di En marche! delinea un progetto centrista e riformatore. Novità, sorprese e qualche vecchia ricetta

Bruxelles. Un “contratto con i francesi”, articolato attorno a “sei cantieri”, per permettere alla Francia di “entrare nel Ventunesimo secolo”, non la solita Francia, ma “una nuova Francia”. “Non proponiamo di riformare il nostro paese. Proponiamo di trasformarlo, completamente e radicalmente”, ha detto giovedì Emmanuel Macron, il candidato di En Marche! alle elezioni presidenziali di aprile e maggio. Con un’intervista al Parisien e un’affollata conferenza stampa, Macron ha cercato di rispondere all’accusa avanzata dai suoi detrattori di essere un candidato tutto “com” (comunicazione) e niente sostanza perché senza un programma per governare. La linea delineata è quella centrista e riformatrice, un po’ di sinistra e un po’ di destra, coerente con l’immagine che Macron vuole proiettare di uomo fuori dalle vecchie logiche dei partiti. In realtà, nei meandri delle 30 pagine del documento stampato in 8 milioni di copie, c’è anche qualche vecchia ricetta della sinistra e della destra francesi. Ma non mancano le sorprese (il divieto di telefonino nelle classi di scuola) e le novità (il sostegno a una dose di proporzionale per accontentare il suo neo alleato François Bayrou).

Il pezzo forte di Macron rimane l’economia, con due grandi cantieri dedicati alla “società del lavoro” e alla “modernizzazione”. E’ una delle due ragioni per cui in Europa si sta rafforzando il partito pro Macron. La Francia è considerata il grande malato, impossibile da riformare, con il deficit costantemente sopra il 3 per cento di pil e il debito ormai vicino al 100 per cento. “Siamo un paese indebitato. Non tenere conto di questi limiti significa lasciare un peso ai nostri figli e nipoti”, ha detto giovedì Macron. Oltre alle tradizionali parole d’ordine – “investimenti”, “ricerca” e “innovazione” –, il programma strizza l’occhio alla classe lavoratrice con un aumento del salario di 500 euro riducendo il costo del lavoro e facendo marcia indietro sulle misure introdotte da François Hollande per scoraggiare il lavoro straordinario. La classe media sarebbe premiata con l’abolizione della tassa sulla casa per l’80 per cento dei francesi. Gli elettori della destra liberale dovrebbero essere attratti dalla promessa di tagliare 120 mila posti nella Pubblica amministrazione e di riformare i sistemi previdenziali speciali riservati a funzionari e a dipendenti delle imprese ex-pubbliche. A quelli della destra identitaria dovrebbe piacere il rafforzamento della sicurezza della nazione (il quarto cantiere di Macron) che prevede di far rispettare senza concessioni la laicità e restaurare ovunque l’autorità dello stato. Alla sinistra più tradizionale sono riservati gli impegni su educazione e cultura (il primo cantiere). Per i Bobos c’è la promessa del 50 per cento di prodotti bio e a chilometro zero nelle mense di scuole e imprese. Nel pieno dello scandalo Fillon, Macron vuole anche imporre un “rinnovamento democratico” (è il quinto cantiere), riducendo il numero di parlamentari e impedendo loro di assumere membri della famiglia.

 

L’altra ragione della nascita del partito pro Macron in Europa è che il candidato di En Marche!, secondo i sondaggi, è considerato meglio piazzato di François Fillon per fermare l’onda blu di Marine Le Pen al secondo turno delle presidenziali. Angela Merkel è venuta allo scoperto, accettando di accogliere Macron alla cancelleria, probabilmente il 16 marzo, benché non sia membro della sua famiglia dei popolari. Fedele al suo marchio politicamente eclettico, Macron ha già avuto un appuntamento con Theresa May a Londra. All’Europarlamento, a capeggiare i macroniani sono Sylvie Goulard e Jean Arthuis, con il gruppo liberale di Guy Verhofstadt che sogna di accogliere En Marche! nei suoi ranghi. Per contro, all’opposto di quanto accaduto a Parigi, a Bruxelles non ci sono state defezioni pro Macron né nella delegazione del Ps francese né nel gruppo dei Socialisti&Democratici. I socialisti francesi all’Europarlamento “sono tutti dietro a Benoit Hamon”, spiega al Foglio una fonte interna: “Il candidato sostenuto ufficialmente dal gruppo è Hamon”. Per i socialisti europei – secondo la fonte – “la domanda dovrebbe essere posta a Macron: in quale famiglia politica europea sederà? E con chi governerà in Francia e in Europa?”. Nel sesto cantiere del suo programma (difendere gli interessi della Francia sul piano internazionale) c’è un accenno di risposta: occorre “sostenere un’Europa a due velocità” come quella a cui lavora Merkel. Per Macron, “la coppia franco-tedesca è la condizione necessaria a ogni passo progresso” in Europa.

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