Il muro di filo spinato al confine tra Ungheria e Servbia (foto LaPresse)

Orbàn si ribella ancora a Shengen e raddoppia il muro anti-migranti

Redazione

Il governo ungherese annuncia una seconda barriera al confine con la Serbia

Il primo ministro ungherese, Viktor Orbàn, ha avviato la costruzione di un secondo muro al confine con la Serbia, per bloccare il flusso dei migranti proveniente dalla Siria. Il portavoce di Orbàn, Janos Lazar, ha dichiarato che il progetto prevede un investimento di 120 milioni di euro e che sarà pronto per la fine della primavera.

 

La svolta anti-migratoria del terzo governo Orbàn, ancorato su posizioni di destra populista e anti-europea nonostante il suo Partito civico ungherese sia membro del Partito popolare europeo, risale al 2015. Dopo la schiacciante vittoria elettorale del 2014, Orbàn ha spostato le posizioni del suo partito e del governo sull’asse del “sovranismo” che in Ungheria, come nel resto d’Europa, è in crescita.

 

Nel 2015 il primo ministro ha fatto costruire un primo muro di filo spinato per deviare il corso dei migranti (perlopiù siriani) diretti in Germania. Nel 2016, poi, è iniziata la seconda fase con un referendum contro la proposta dell’Unione europea di spartire quote di migranti tra i paesi membri. Nonostante il 98 per cento dei votanti si sia espresso contro le quote, l’affluenza si è fermata al 43,23 per cento degli aventi diritto e non avendo raggiunto il quorum il risultato è stato nullo.

 

Il governo ha però deciso di insistere sulla linea dura conto i migranti e ha avviato la costruzione del secondo muro per rafforzare il divieto d’ingresso e prendere tempo mentre le richieste d’asilo vengono vagliate dagli uffici di stato preposti. Rientra in questa “seconda fase” anche la costruzione di campi di detenzione per i richiedenti asilo che sono riusciti a oltrepassare il confine. Orbàn, pressato da Bruxelles, ha dichiarato che è “una misura necessaria contro l’abuso della libera circolazione permessa dagli accordi di Schengen” da parte dei migranti.

 

La decisione ha portato diversi attivisti per i diritti umani a protestare contro il governo e contro la Commissione europea che "sta a guardare mentre l’Ungheria fa carta straccia del diritto d’asilo”, come ha dichiarato il vice direttore di Human Rights Watch, Benjamin Ward. Subito dopo l'annuncio del nuovo muro, una commissione del Parlamento europeo ha calendarizzato per oggi un incontro sullo stato dei diritti fondamentali in Ungheria.