Marine Le Pen (foto LaPresse)

Cosa accade, dal giorno uno, se in Francia vince Marine Le Pen

Mauro Zanon

Abbiamo studiato il programma elettorale della leader del Fn per capire priorità e tempistiche (e prepararci)

Parigi. E se diventasse presidente della République, quali sarebbero le conseguenze? La domanda, fino a qualche tempo fa, avrebbe suscitato persino qualche risolino, o comunque sarebbe stata liquidata come inopportuna, pressoché assurda. La figlia di Jean-Marie Le Pen all’Eliseo? Suvvia, non scherzate. Ma dalle presidenziali del 2012, anno in cui riuscì a raccogliere il 18 per cento dei suffragi arrivando terza, fino a oggi, sono cambiate molte cose in Francia, e in particolare all’Escale, nuovo quartier generale della campagna del Front national, dove Marine Le Pen e il suo braccio destro, Florian Philippot, continuano passo dopo passo a liberare gli ostacoli da un cammino che potrebbe realmente portarli a salire sui gradini più alti del paese: Marine presidente e Philippot primo ministro. Le pagine centrali dei settimanali francesi di questa settimana sono tappezzate di approfondimenti allarmati circa la possibilità, non più remota, di vedere la matrona della destra identitaria ed euroscettica francese alla guida del paese.

 

Inquietudini corroborate dai sondaggi che la danno in continua progressione – l’ultimo, realizzato dall’istituto OpinionWay, l’ha accreditata al 27 per cento al primo turno, percentuale mai raggiunta dalla Le Pen – e dalle inchieste del Cevipof, il centro di ricerche politiche di Sciences Po, che evidenziano uno smottamento elettorale a sinistra favorevole al Fn, con i funzionari pubblici e gli operai, oltre ai piccoli commercianti e ai giovani della Francia profonda, sempre più sedotti dal discorso social-statalista della presidente frontista. Quali sarebbero le prime misure di Marine Le Pen in caso di investitura? Tre settimane fa, a Lione, nel giorno in cui il suo rivale per le presidenziali, Emmanul Macron, leader di En Marche!, teneva il suo meeting più importante dall’inizio della campagna elettorale, Marine ha presentato i suoi “144 engagements présidentiels”, un catalogo di promesse dagli echi trumpiani diviso in sette grandi sezioni: una Francia libera, sicura, prospera, giusta, fiera, potente e sostenibile. Alcune idee storiche del Front national di papà, tra cui il ripristino della pena di morte, sono sparite, ed è sparita anche la fiamma tradizionale a favore di un logo meno inquietante e più rassicurante: una rosa blu, accanto alla scritta “in nome del popolo”, pronta a sostituire l’appassita rosa rossa socialista.

 

I pilastri del programma frontista, sovranità, identità, preferenza nazionale e tolleranza zero sull’immigrazione sono invece rimasti intatti. La prima decisione che verrebbe presa dalla Le Pen in caso di vittoria il prossimo 7 maggio è l’organizzazione di un referendum per l’uscita della Francia dall’euro, dopo aver negoziato con le istituzioni europee il ripristino delle quattre “sovranità perdute”: la sovranità territoriale, quella monetaria, legislativa ed economica. Ma oltre alla “Frexit”, la presidente del Fn proporrà anche di abbandonare la Nato, in un ottica maggiormente multipolare e filorussa. Nella sezione “La Francia libera”, dove libera, per Marine Le Pen, significa sovrana e sganciata da Bruxelles, figura anche la sua volontà di creare un referendum di iniziativa popolare, valido con la raccolta di 500 mila firme, di introdurre il proporzionale in tutte le elezioni (all’Assemblea nazionale con un premio di maggioranza del 30 per cento dei seggi per la lista che arriva in testa e una soglia di sbarramento al 5 per cento), e di ridurre il numero dei deputati da 577 a 300 e il numero dei senatori da 348 a 200. L’altro imperativo lepenista, rimasto immutato nel passaggio di incarico tra padre e figlia, è quello di “ripristinare le frontiere nazionali che garantiscono la protezione e mettere fine all’immigrazione scriteriata”, uscendo da Schengen e rendendo impossibile la regolarizzazione o la naturalizzazione degli stranieri in situazione illegale.

 

L’“immigrazione legale” dovrà anch’essa essere ridotta a una quota di 10 mila persone rispetto alle 40 mila attuali, secondo la Le Pen. Accanto a ciò, si procederà alla fine dell’automaticità del ricongiungimento familiare, introdotto alla fine degli anni Settanta da Valéry Giscard d’Estaing, alla fine dell’acquisizione automatica della nazionalità francese in seguito al matrimonio, ma anche alla soppressione dello ius soli e della possibilità per i cittadini europei di avere la doppia cittadinanza. Alla sicurezza, la presidente frontista, ha consacrato un’intera sezione, dove la lotta contro il terrorismo figura in cima alle priorità. Tre punti fermi: espellere tutti gli stranieri legati al fondamentalismo islamico, in particolare gli schedati “S”, chiudere tutte le moschee estremiste e vietare il finanziamento straniero dei luoghi di culto e del loro personale. Oltre a questo, Marine Le Pen annuncia una drastica riforma penale per correggere i cinque anni di lassismo della gauche, e in particolare di Christiane Taubira, ex ministra della Giustizia, e un inasprimento della lotta contro la delinquenza dei minori.

 

A partire dalla responsabilizzazione dei genitori, con la soppressione dei sussidi sociali alle famiglie con minori recidivi in caso di carenza educativa manifesta. Il reclutamento di 15 mila poliziotti e gendarmi supplementari, accanto alla restaurazione dell’intelligence territoriale, misure condivise anche dal suo concorrente Macron, fanno anch’esse parte del pacchetto lepenista. Non si è parlato molto delle sue proposte in materia di lavoro, ma tra gli obiettivi di Marine Le Pen c’è l’abbassamento dell’età pensionabile a 60 anni (attualmente a 62), l’alleggerimento della fiscalità per le piccole e medie imprese e l’abrogazione della legge El Khomri. Nel capitolo sulla Francia sostenibile, infine, appaiono in prima linea la Politica agricola francese, il rifiuto dei trattati di libero-scambio e l’interdizione degli Ogm. La leader del Front national beneficia attualmente di una congiuntura favorevole che vede da una parte una gauche indebolita da un quinquennato grigiastro e impopolare, e dall’altra una destra indebolita dall’affaire Fillon. Ma Marine sta anche conducendo una campagna impeccabile, che soltanto uno scandalo giudiziario, l’attuale affaire dei presunti impieghi fittizi al Parlamento europeo, potrebbe rovinare. 

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