Gli effetti di un raid aereo a Sanaa, in Yemen (foto LaPresse)

In Yemen è fallito l'ennesimo raid aereo della coalizione

Redazione

Otto donne e un bambino uccisi da un bombardamento durante un funerale. Per gli Houthi è colpa di americani e sauditi. La guerra dall'alto non funziona

A Sanaa, la capitale dello Yemen controllata dai ribelli Houthi, un raid aereo notturno ha ucciso otto donne e un bambino che partecipavano a una cerimonia funebre. Secondo fonti mediche, almeno altre dieci donne sarebbero rimaste ferite in seguito ai bombardamenti della coalizione guidata da americani e sauditi. Non è la prima volta che gli attacchi aerei nel paese – preferiti all'invio di truppe di terra sin dall'Amministrazione americana di Barack Obama – facciano vittime tra civili nel tentativo di colpire i ribelli Houthi o i miliziani di al Qaida. Spesso questi attacchi prendono di mira i momenti di ritrovo delle comunità locali, come matrimoni o funerali, ma gli errori nell'individuazione degli obiettivi sono frequenti e oltre ai terroristi succede che anche i civili siano colpiti indiscriminatamente.

 

 

Inoltre, episodi come quello di oggi prestano il fianco alle strumentalizzazioni dei diversi schieramenti che si combattono con scambi reciproci di accuse difficili da verificare. Così  anche stavolta i ribelli hanno incolpato del bombardamento la coalizione militare sostenuta da Stati Uniti e da Arabia Saudita (che invece non hanno rilasciato dichiarazioni) che dal 2015 combatte la setta sciita degli Houthi e le truppe fedeli all’ex presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh. Lo scopo della coalizione è di restaurare il governo del presidente Abdrabbuh Mansour Hadi, l’unico legittimamente riconosciuto dalla comunità internazionale. La dinamica del bombardamento di oggi è comunque poco chiara. Abdel Rahman al Ahnomi, un portavoce degli Houthi, sostiene che ci siano stati due raid aerei successivi causando dozzine di vittime mentre fonti presenti sul campo parlano di un solo bombardamento. Che le notizie confliggano tra loro, nel caos bellico dello Yemen, rientra nell’assurda normalità delle cose.

 

  

Dal 2015 la guerra in Yemen ha ucciso più di 10 mila civili e ha allontanato più di 3 milioni di persone dalle proprie case. Il conflitto, e sopratutto l’isolamento imposto dalla coalizione guidata dai sauditi, ha anche causato un disastro umanitario e l’80 per cento della popolazione versa in stato di bisogno. Questa settimana l'ong "Medici senza Frontiere" ha avvertito del peggioramento della situazione nella città di Taiz, a sud del paese, dove gli ospedali sono stati ripetutamente attaccati e dove 200 mila persone non hanno accesso a cibo, acqua e medicinali. 

 

Lo scorso mese gli Stati Uniti sono stati criticati per un altro raid su un villaggio dello Yemen in cui hanno perso la vita diversi civili, molti dei quali erano bambini. L’obiettivo dell'attacco era la residenza di un presunto leader di al Qaida nella penisola arabica (Aqap). Secondo i media americani tra le vittime c'è anche un capo tribù alleato del presidente riconosciuto dalla comunità internazionale. Nell’attacco, per di più, hanno perso la vita sette americani, un Marine e sei soldati dell’esercito.

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