Donald Trump (foto LaPresse)

Trump accerchiato

Redazione

L’anarchica conferenza stampa mostra tutta la debolezza del presidente

Donald Trump ha trasformato la conferenza stampa in occasione dell’annuncio del nuovo segretario al Lavoro nell’estenuata reazione dell’uomo accerchiato che mena pugni al vento. Raramente una manifestazione di debolezza politica è stata tanto lunga e articolata, e alla fine dell’improvvisata maratona il presidente godeva nel dire “ancora cinque minuti” per umiliare qualche altro giornalista preso a caso fra la platea, con tanto di commenti: “Questa sarà una pessima domanda”. Nell’anarchia del momento sono emerse incidentalmente alcune notizie, come la smentita di qualunque contatto con i russi durante le elezioni e il lancio di un nuovo ordine esecutivo sull’immigrazione, ma il senso dell’operazione era riaffermare il controllo sulla presidenza.

 

La performance, difensiva e rabbiosa nella prima parte, pugnace e da campagna elettorale nella seconda, ha restituito un animale ferito che dopo nemmeno un mese alla Casa Bianca già lotta per la sopravvivenza, circondato da fantasmi nixoniani. In certi momenti ha ricordato la conferenza stampa di Amin nel film “L’ultimo re di Scozia”, quella in cui il dittatore ugandese cerca di intrattenere e affascinare i giornalisti occidentali sospettosi con il suo fare a metà tra la provocazione e il teatrino. Che cosa tutto questo dica o importi al “forgotten man” che dalla sua catapecchia sugli Appalachi guardava la conferenza stampa in mutande è difficile dire. Anzi è facile, lo ha detto Trump: “I titoli di domani diranno ‘Donald Trump farnetica’, ma io non farnetico e non straparlo”, ha spiegato. Era più un’ammissione di colpa che un’accusa.

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