Paul Nuttall e Nigel Farage (foto LaPresse)

Sinistre azzannate dai populisti

Paola Peduzzi

Nel Regno Unito, l’Ukip si rilancia e va all’attacco dell’elettorato storico del Labour, che intanto si è perso in un’altra guerra civile (sulla Brexit). Il primo test elettorale

Il primo colpo di fortuna del Labour inglese porta il nome di Paul Nuttall. Sembra incredibile: Nuttall è il leader del partito indipendentista britannico, l’Ukip, e da quando ne ha preso la guida ha perseguito un unico obiettivo: strappare elettori ai laburisti, in particolare in quelle mid-lands che si sono mostrate così fertili alla Brexit da mettere in discussione la tenuta storica del partito dei lavoratori. A ogni comizio, a ogni evento, Nuttall formula un appello agli elettori di sinistra: venite con noi, vi rappresenteremo meglio. Molte roccaforti del Labour hanno votato a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, sconvolgendo l’esito del referendum del 23 giugno dello scorso anno e ponendo un interrogativo politico e identitario enorme per il Labour, che da decenni investiva sulla propria vocazione europeista: che cosa facciamo ora che i nostri elettori sono diventati tanto euroscettici? Jeremy Corbyn, attuale leader del Labour, non ha risposto al quesito e si è mosso di tattica in tattica, finendo per creare quella che i giornali definiscono oggi “la guerra civile laburista” sulla Brexit.

 

Spaccature, dimissioni, ordini di voto elusi: è una storia che abbiamo già visto in questa sinistra inglese frantumata e guidata dal più euroscettico dei suoi leader moderni, ma nelle ultime settimane ha raggiunto nuovi picchi soprattutto in Parlamento, dove ci sono state due votazioni sulla Brexit entrambe vinte dal governo conservatore di Theresa May grazie all’assenza dell’opposizione dei laburisti. I sondaggi registrano in modo brutale tale irrilevanza: questa settimana, l’ultima rilevazione condotta da YouGov per il Times consegna il 40 per cento dei consensi ai conservatori, e soltanto il 24 ai laburisti. Ma c’è un altro dato che ha gettato i laburisti nello sconforto, ancor più di questo distacco di 16 punti percentuali dai Tory: nel voto della working class, i Tory sono al 39 per cento, il Labour è al 20, superato dall’Ukip, che raccoglie il 23 per cento dei consensi. Vuol dire che il partito dei lavoratori sta perdendo peso tra i lavoratori. Vuol dire che la strategia dell’Ukip funziona.

 

Poi però c’è Paul Nuttall. Ora, il compito di questo politico quarantenne proveniente da Bootle, a due passi da Liverpool, il seggio considerato più sicuro dal Labour dal 1997 a oggi, non è semplice. Nato conservatore (si candidò nel 2002 con i Tory alle elezioni locali) dal 2004 Nuttall è entrato nell’Ukip e ora si trova a prendere il posto del ben più noto e carismatico e chiacchierone Nigel Farage e a provare a rendere l’Ukip un partito con una certa rappresentanza parlamentare, che oggi ancora non ha. Per ottenere almeno dieci seggi alle elezioni del 2020, questo è il target, Nuttall dice che ci vuole una rifondazione del partito, il “Nukip”, come lo chiama lui in attesa che al congresso di primavera si pensi anche a un rebranding, deve “proporre un accordo equo alla classe dei lavoratori, a quelle persone che sono state lasciate indietro”. La retorica dei dimenticati è ormai imperante in tutto lo spettro politico britannico, ma Nuttall conta sul fatto che nessun partito si sia trasformato tanto come l’Ukip, “eravamo un partito con base al sud che prendeva voti da conservatori delusi, ora stiamo puntando alle comunità industriali, ai lavoratori”.

 

Per testare questa nuova strategia, Nuttall ha deciso di giocare in prima persona e, cambiando la suoneria del telefono con un invitante rintocco del Big Ben, come a dire: Westminster sto arrivando, s’è candidato alle suppletive che si terranno tra una settimana a Stoke-on-Trent. Stoke-on-Trent è una circoscrizione di solida tradizione laburista che ha votato quasi al 70 per cento a favore della Brexit: è il luogo perfetto per mettere in pratica quel sorpasso dell’Ukip sul Labour cui aspira Nuttall (qui, nel 2015, il Labour vinse, ma l’Ukip si piazzò secondo, davanti ai Tory). Fino alle sue dimissioni qualche settimana fa, il seggio era occupato, già dal 2010, da Tristram Hunt, laburista in contrasto con Corbyn e autore l’anno scorso, non a caso, di un saggio sul patriottismo di sinistra: Hunt aveva capito che la corsa si stava spostando sui temi prediletti dall’Ukip. Nuttall ha quindi deciso di muoversi nel meno ostile dei territori ostili, ma nonostante il vento sia a suo favore – la Brexit votata al 70 per cento! – è riuscito a inanellare un errore via l’altro. Ha dichiarato di vivere a Stoke-on-Trent, requisito indispensabile per la candidatura, ha fornito un indirizzo nel centro città, ma quando Michael Crick di Channel 4 è andato a controllare ha trovato tutto vuoto. Una menzogna nei documenti per la commissione elettorale può portare a una grossa multa o, nei casi più gravi, a 51 settimane di prigione, ma Nuttall ha fatto rientrare la questione spiegando che si stava trasferendo proprio in quei giorni, e pare che la commissione abbia chiuso un occhio sul fatto che quando si consegnano i documenti bisogna già risiedere all’indirizzo indicato. La percezione che Nuttall non dica sempre la verità è però rimasta, confermandosi poi in altri due episodi: ha detto di aver conseguito nel 2004 un PhD alla Liverpool Hope University, ma non era vero; ha detto di aver perso un amico nella strage di Hillsborough, 95 tifosi morti (più un altro, quattro anni di coma più tardi) allo stadio di Sheffield, ma non era vero – una sua addetta stampa si è sacrificata, ha detto che era colpa sua se quella storia era diventata così grande, peccato che fosse scritta sul sito che porta il nome di Nuttall.

 

Il leader dell’Ukip si è scusato, e ora ha ricominciato la sua campagna elettorale, ma il tempo e la credibilità persi hanno permesso al Labour di riorganizzarsi. E’ stato annunciato il “Take Back Control” tour, che partirà ad aprile da Sunderland, la roccaforte laburista in cui ha vinto la Brexit, con incontri, concerti e workshop. Gli organizzatori – che non fanno capo al Labour, ma a Momentum, il movimento di attivisti corbyniani – dicono di voler battere tutte le “aree dell’Ukip” per riprendere in mano il dibattito su “Brexit, establishment e riportare il potere alle comunità”. Uno degli addetti ai lavori di questa nuova iniziativa ha detto: “Paul Nuttall può portare la coppola e parlare con il suo accento di Liverpool, ma non è diverso da Farage che non è diverso dalla May, è soltanto un altro politico che getta rabbia e frustrazione sui più deboli invece che prendersela con quelli che stanno in alto”. Nella dichiarazione ufficiale del tour si legge: vogliamo “riprendere il controllo dalle élite e dai politici d’establishment”, che suona un po’ trumpiano, un po’ Ukip, un po’ corbyniano – il punto in cui i populismi si intersecano, e di solito le sinistre, ancorché moderate, perdono.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi