Bruxelles, il presidente Bce Mario Draghi alla commissione affari monetari (foto LaPresse)

Evviva il partito di Draghi contro il trumpismo

Luca Gambardella

Dopo Lubiana, il presidente della Bce torna a indossare i panni del patriota europeo anche a Bruxelles. Schiaffi a euroscettici e protezionismi. Spread a quota 200 punti

Parlando da Bruxelles, a una domanda di un europarlamentare del Movimento 5 stelle, il presidente della Bce Mario Draghi ha scandito in inglese che "l'Euro è irrevocabile" e che l'Ue deve dire No al protezionismo con una voce sola perché il libero scambio è uno dei suoi pilastri. In audizione alla Commissione Affari Economici del Parlamento europeo, Draghi non ha solo difeso la politica monetaria di Francoforte, ma soprattutto ha sottolineato il bisogno di un'Ue unita e capace di reagire in modo compatto alle minacce che possono scaturire dai nuovi equilibri mondiali. Solo la settimana scorsa, il presidente della Bce aveva rivolto un discorso con toni molto simili da Lubiana, in Slovenia. E oggi, ancora, Draghi ha indossato le vesti del patriota europeo, enunciando i princìpi del suo "manifesto", in difesa di quei valori portanti e condivisi che hanno assicurato all'Europa 60 anni di pace e crescita. Primo fra tutti, il libero mercato.

 

Per Draghi il disruptor che oggi l'Europa deve affrontare è quello che dalla Seconda Guerra mondiale a oggi era stato il suo principale alleato. Negli Stati Uniti, Donald Trump – con le sue decisioni protezioniste in tema di politica commerciale – è già diventato la stella polare dei movimenti populisti europei. "Guardiamo con preoccupazione ad annunci di potenziali misure protezionistiche", ha detto Draghi, perché "l'Unione europea è fondata sul libero scambio". Il presidente della Bce ha ammesso che "è ancora presto" per giudicare le intenzioni di Trump nel settore finanziario ma, ha aggiunto, "basandoci sull'esperienza della nostra storia l'ultima cosa che ci serve è un rilassamento delle regole" del settore finanziario. Il rischio per l'Eurozona è un balzo all'indietro di qualche anno, ricreando uno scenario critico per il settore. "Replicare le condizioni" che sono state alla base della grande crisi scoppiata nel 2007 "è qualcosa di molto preoccupante", ha risposto Draghi a un'altra domanda rivolta da un europarlamentare sulle intenzioni della nuova Amministrazione americana in materia di normative e controlli sul sistema finanziario.

Per il capo dell'Eurotower, quindi, l'unica soluzione è salvaguardare l'euro. Anzi, l'Eurozona deve moltiplicare i suoi sforzi affinché le regole vengano rispettate da tutti: "Grazie alla moneta unica abbiamo creato legami che sono sopravvissuti alla peggiore crisi economica del dopoguerra", ha ricordato, e l'euro "ha rappresentato un notevole rafforzamento dell'impegno politico che ci ha tenuto insieme per 60 anni". Anche se - ha ammesso - "oggi è facile sottovalutare questo impegno".
Mentre lo spread fra Btp a dieci anni e Bund tedeschi supera in queste ore quota 200, con un rendimento del decennale italiano che risale al 2,38 per cento, livello mai toccato da febbraio 2014, Draghi ha difeso il quantitative easing e l'acquisto di titoli di stato da parte di Francoforte: "Le decisioni di politica monetaria prese a dicembre dalla Bce erano quelle più giuste nell'attuale contesto economico", ha detto, chiarendo che la Bce "non ha fatto nessuna disuguaglianza" nel trattamento dei singoli paesi, quindi neanche a favore dell'Italia. Piuttosto, ha concluso, Francoforte resta "vincolata a limiti di emissione" e "riflette" le condizioni dei mercati.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.