Tzipi Livni (foto LaPresse)

Il vile Belgio, debole coi terroristi, vuole arrestare l'israeliana Tzipi Livni

Giulio Meotti

Cancellata la conferenza dell’ex ministro a Bruxelles. Solo un anno fa, un giudice in Spagna aveva emesso un mandato di cattura per il premier israeliano Netanyahu e altri sette ex e attuali funzionari israeliani per l’incursione sulla Flotilla

Roma. Lo scorso luglio ci avevano provato in Inghilterra. L’ex ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, si trovava a Londra per una conferenza organizzata dal quotidiano Haaretz e il governo di David Cameron fu costretto a garantirgli l’immunità diplomatica per evitare che la polizia e la magistratura la trascinassero in tribunale per rispondere delle accuse di “crimini di guerra”. Lo scorso weekend, Livni ha dovuto annullare un viaggio a Bruxelles a causa di una minaccia di arresto delle autorità del Belgio. La parlamentare della sinistra israeliana avrebbe dovuto incontrare i leader della comunità ebraica della capitale della Ue, ma ha cancellato la partecipazione “per motivi personali”. Il quotidiano belga Le Soir riferisce che i pubblici ministeri erano già pronti a convocare Livni in procura per accusarla di crimini commessi durante la guerra israeliana a Gaza del 2009, quando era ministro degli Esteri. “Volevamo approfittare della sua visita per cercare di far avanzare le indagini”, ha detto un portavoce del procuratore federale belga Thierry Werts. Oggi ci sono paesi in Europa che è meglio evitare se sei un ufficiale del governo israeliano non protetto da immunità. Come ha scritto il New York Times, “esperti legali in Israele hanno consigliato i ministri con un background nella sicurezza e alti ufficiali dell’esercito a non visitare Gran Bretagna, Spagna, Belgio e Norvegia”.

Un anno fa, un giudice in Spagna aveva emesso un mandato di cattura per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e altri sette ex e attuali funzionari israeliani per l’incursione sulla Flotilla. Lo aveva deciso l’alto magistrato della Audiencia nacional, José de la Mata, che aveva ordinato alla guardia civil di “fermare” Netanyahu e altri sei ex ministri se fossero entrati in territorio spagnolo. Il giudice spagnolo Fernando Andreu voleva arrestare anche l’ex ministro della Difesa israeliano, Benjamin Ben-Eliezer, accusato di aver organizzato il bombardamento a Gaza che portò alla morte del capo militare di Hamas, Salah Shehadeh, e altri civili. Il generale Doron Almog stava arrivando a Londra quando l’ambasciata lo avvertì che c’era un ordine di arresto per “violazioni della Convenzione di Ginevra”. Almog non scese neppure dall’aereo e fece ritorno a Tel Aviv. Per l’ex ministro della Difesa d’Israele, Moshe Yaalon, è rischioso andare in Gran Bretagna, da quando, invitato a un evento di beneficenza, gli venne “consigliato” di astenersi dal viaggiare in quel paese per il rischio di essere arrestato. Anche un altro ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, deve preparare con cura ogni viaggio in Inghilterra, per evitare di trovarsi davanti a un magistrato.

L’attuale portavoce della commissione difesa del Parlamento israeliano, Avi Dichter, ha dovuto rinunciare a una conferenza in Gran Bretagna sul processo di pace per non rischiare di essere arrestato, mentre il generale israeliano Aviv Kokhavi ha cancellato una conferenza a un’accademia militare britannica. E’ così che si stanno braccando gli ufficiali dello stato ebraico in Europa, fra zelanti magistrati internazionalisti emuli di quel Baltasar Garzón che emise un mandato d’arresto per l’ex dittatore Augusto Pinochet, organizzazioni non governative che offrono assistenza pro bono, associazioni filopalestinesi impegnate a tempo pieno, rapporti della Corte penale dell’Aia e la viltà di tanti governi europei. Tzipi Livni lo scorso 17 novembre ha preso parte alla conferenza organizzata dal Foglio a Roma dal titolo “Israele, frontiera dell’Europa”. Ma per molti rappresentanti del governo israeliano, troppi stati dell’Unione europea stanno diventando davvero una frontiera. Ormai invalicabile. 

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  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.