Donald Trump e Julian Assange (foto LaPresse)

Rotta di collisione tra Cia e Trump

Daniele Raineri

Il presidente eletto sta con Assange contro i servizi segreti americani

Roma. Dice il sito IntelligenceOnline vicino ai servizi francesi che dentro la Cia c’è un livello altissimo di apprensione al pensiero di quello che succederà dopo l’inaugurazione del 20 gennaio, quando Donald Trump diventerà presidente, e che secondo alcuni agenti ci sarà una delle ristrutturazione più traumatiche – si dice anche “purghe” – della storia dell’agenzia, come successe nel 1980 quando salì al potere Ronald Reagan. E’ lo spoils system, il naturale avvicendamento nelle agenzie civili del governo che avviene a ogni elezione, ma sarà applicato su scala gigante. Più di cinquanta uomini ai vertici potrebbero sostituiti – tra loro si sa già il nome di David Cohen, ex funzionario del Tesoro e attuale vice dell’organizzazione. Nei giorni che precedono l’inaugurazione c’è un clima di sfida aperta tra i servizi segreti come modellati dal doppio mandato di Obama e il presidente eletto. Ieri Trump ha insinuato su Twitter che i capi delle agenzie di intelligence hanno fatto scivolare a venerdì un briefing sulle interferenze russe nelle elezioni americane – forse, dice, hanno bisogno di un paio di giorni in più per prepararsi.

 

I capi delle agenzie di intelligence dicono che l’incontro invece era proprio fissato per venerdì e che loro hanno organizzato i loro impegni in agenda per andare a New York quel giorno. Trump ha convocato nella sua Tower il capo dell’Fbi, James Comey, il direttore dell’Intelligence nazionale, James Clapper, il direttore della Cia, John Brennan, e il capo della Nsa, l’ammiraglio Mike Rogers, per ascoltare quanto sono solide le prove che dimostrano che il governo russo ha interferito a favore di Trump nelle elezioni americane grazie a un’operazione di propaganda aggressiva di cui fanno parte gli hacker russi – che hanno violato le mail dei leader democratici – e il sito Wikileaks, che ha distribuito il materiale su internet. Questa settimana dovrebbe essere anche pronto il rapporto finale chiesto alle intelligence dall’Amministrazione Obama sul ruolo russo, che sarà consegnato anche a Trump. Questo mese Mike Pompeo, da lui scelto per dirigere la Cia e molto poco simpatizzante con i russi, dovrà uscire allo scoperto e parlare davanti al Senato. Il tweet fa parte di una sequenza di altri tweet che suonano come un attacco di Trump contro i direttori dei servizi del periodo Obama. In uno di questi il presidente eletto aveva annunciato che avrebbe presentato (per mercoledì, quindi ieri) altri elementi sulla stessa faccenda, elementi esclusivi che gli sarebbero arrivati da “fonti credibili” – e questo implica che lui considera poco credibili i rapporti delle intelligence (come del resto aveva già detto, dicendo che la Cia aveva sbagliato tutto sulle armi di distruzione di massa in Iraq).

 

In un altro tweet cita Julian Assange, che sostiene che anche un hacker quattordicenne avrebbe potuto violare la posta elettronica di John Podesta, presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton. Dal punto di vista tecnico Assange e Trump hanno ragione, lo staff di Podesta è cascato in uno dei trucchi più comuni, il phishing, quindi hanno obbedito a una finta mail che chiedeva loro di reimpostare la password dell’indirizzo di posta elettronica – e sono andati a farlo su un finto sito che sembrava Gmail e invece era controllato dagli hacker. Ma due cose colpiscono. Una è che Trump citi come autorità dirimente Assange, bestia nera dei repubblicani, che è considerato da molto tempo un nemico del governo americano perché ha messo su internet per pubblica consultazione migliaia di dispacci riservati del dipartimento di stato (“ci vorrebbe la pena di morte per quelli”, diceva Trump di Wikileaks). La seconda è che una ricerca del gruppo Secure Works, che si occupa di sicurezza su internet, mostra come lo stesso autore della trappola che ha fregato Podesta ha anche preso di mira migliaia di indirizzi appartenenti alla Difesa e al governo americano, saggisti e giornalisti che si occupano di Russia e Ucraina, attivisti politici, tecnici aerospaziali e altre categorie che sono molto interessanti da tenere d’occhio – se lavori per il governo russo.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)