Donald Trump (foto LaPresse)

C'era bisogno di un negoziatore

Massimo Boffa

L’asse tra Mosca e Washington si rafforza, ma che cosa ci guadagna l’Ue? Un girotondo di opinioni, tra vasi di terracotta e un “sottosopra” che conviene

Se una presidenza Trump – come molti indizi lasciano sperare – aprirà nuovi scenari di collaborazione tra Washington e Mosca, ne risulterà una distensione della situazione internazionale, a cui anche noi europei non possiamo che guardare con favore (basti pensare, a contrario, ai gravi rischi di una vittoria della Clinton, che indicava tra le sue priorità una no fly zone sulla Siria, cioè la prospettiva di scontri armati tra americani e russi sui cieli siriani). Trump, come Putin, è uomo pragmatico, lontano dalle retoriche “umanitarie” che hanno accompagnato, in giro per il mondo, le politiche destabilizzanti della Casa Bianca. Essendo in gioco non ideali, ma interessi, sarà un negoziatore, proprio ciò di cui c’è bisogno. Paradossalmente, però, sono proprio le classi dirigenti europee che rischiano di trovarsi spiazzate dal nuovo corso. Finora è da Washington che erano arrivate le più energiche pressioni per una linea dura contro il Cremlino.

Adesso gli europei, privati della sponda americana, si ritroveranno a fare i conti con le loro divisioni interne. Le nazioni dell’est, Polonia in testa, favorevoli a un accerchiamento da parte della Nato fin sotto le frontiere russe, troveranno più difficoltà ad agitare lo spauracchio della “aggressività” di Putin. L’Ucraina sarà il banco di prova per l’Europa. E’ verosimile che Trump preferisca delegare questo dossier agli europei, cioè a Francia e Germania (attese entrambe da due incerte scadenze elettorali). Esiste un quadro negoziale, gli Accordi di Minsk, i quali prevedono che il Donbass torni sotto la sovranità ucraina, ma solo dopo che una riforma costituzionale avrà concesso una sostanziale autonomia alle regioni ribelli. C’è da augurarsi che questi accordi vengano rilanciati, ma con un’importante novità: fino a oggi le pressioni per una loro attuazione erano state indirizzate esclusivamente verso Mosca; è ora che si esercitino anche su Kiev, perché faccia la sua parte.

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