Donald Trump (foto LaPresse)

Il Foglio internazionale

Così nasce la politica della “post verità”

Redazione
La politica della post verità, o post fattuale, è “il fare affidamento su asserzioni che ‘sembrano vere’ ma che non hanno alcun fondamento nei fatti. L’impudenza di Trump non è punita, ma presa come prova della sua lotta contro il potere dell’élite. E Trump non è certo l’unico.

"Pensate a quanto Donald Trump sia estraneo ai fatti. Vive in un regno fantastico in cui il certificato di nascita di Barack Obama è falsificato, il presidente ha fondato lo Stato islamico, i Clinton sono assassini e il padre di un rivale era con Lee Harvey Oswald prima che questi uccidesse John F. Kennedy”. Iniziava così l’editoriale di un numero di inizio settembre che l’Economist ha dedicato alla “politica della post verità”. La politica della post verità, o post fattuale, è “il fare affidamento su asserzioni che ‘sembrano vere’ ma che non hanno alcun fondamento nei fatti. L’impudenza di Trump non è punita, ma presa come prova della sua lotta contro il potere dell’élite. E Trump non è certo l’unico. (…). I politici turchi sostengono che i colpevoli del recente colpo di stato fallito seguissero gli ordini della Cia”. I politici hanno sempre in qualche modo mentito. “Ma la politica post fattuale è molto più che una semplice invenzione delle élite minacciate. Il termine definisce la novità di quel che accade: il fatto cioè che la verità non è più falsificata o contestata, ma di importanza secondaria. Un tempo lo scopo delle bugie in politica era quello di creare una falsa visione del mondo”.

 

Oggi le bugie “non servono a convincere le élite… ma a rafforzare pregiudizi. Le sensazioni, non i fatti sono ciò che importa in questo tipo di campagne. E l’incredulità dell’avversario convalida lo stato mentale del noi-contro-di-loro che fa prosperare i candidati anti establishment. E se uno si impegna a cercare di dimostrare che le loro asserzioni sono sbagliate, non fa che combattere sul terreno scelto da loro”. La politica post fattuale ha molte origini, alcune delle quali nobili. Mettere in discussione le istituzioni e la conoscenza assodata è una virtù democratica, e una scettica mancanza di deferenza nei confronti degli attuali leader è il primo passo verso la riforma. Ma questa nuova politica è sospinta da forze corrosive, come la rabbia.

 

“La politica post fattuale è stata favorita inoltre dall’evoluzione dei media. La frammentazione delle fonti d’informazione ha creato un mondo atomizzato in cui le menzogne, i rumors e i gossip si diffondono a velocità allarmante. Le menzogne diffuse online all’interno di un determinato gruppo di persone i cui membri si fidano gli uni degli altri più di quanto non si fidino delle fonti di informazione mainstream possono presto prendere l’apparenza della verità”. “Per contrastare questo fenomeno”, scrive l’Economist, “i politici mainstream devono trovare un linguaggio di rifiuto. L’umiltà e il riconoscimento della passata hybris aiuterebbe”.

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