Malta mette in vendita i suoi passaporti (e la cittadinanza europea)

Luca Gambardella
Serve circa un milione di euro per diventare cittadino maltese e dell'Ue. I russi più abbienti ne approfittano per evadere le sanzioni imposte da Bruxelles. Ma il piano nasconde molti pericoli, soprattutto per la sicurezza

Roma. Da due anni Malta ha trovato il modo per stimolare gli investimenti esteri: mettere in vendita la cittadinanza maltese e di conseguenza quella europea. Sebbene la procedura non sia troppo complessa, occorre oltre un milione di euro per ottenere il passaporto che permette a chi ne beneficia di viaggiare senza bisogno di alcun visto in 166 paesi del mondo. L’iniziativa è stata adottata anche da Austria e Cipro (a costi ancora più elevati) ma è a La Valletta che ha conosciuto un vero successo. Solo lo scorso anno, secondo i dati ufficiali diffusi dal governo, l’isola del Mediterraneo ha concesso la cittadinanza a più di 900 persone. Il sistema funziona così: chi intende ricevere il passaporto deve garantire un contributo di 650 mila euro a un fondo di sviluppo nazionale ad hoc. A questi si aggiungono altri 150 mila euro per l’acquisto di titoli di stato maltesi. Infine, per certificare il legame sancito tra il richiedente e Malta, occorre possedere immobili nell’isola per un valore di almeno altri 350 mila euro. La Valletta garantisce il passaporto anche ai parenti più stretti e la cittadinanza per il consorte o per i propri figli costa tra i 25 mila euro e i 50 mila euro (a seconda che siano minorenni o maggiorenni). Un sistema che ha moltiplicato a sua volta il numero di passaporti maltesi rilasciati: 503 tra mogli, mariti e figli di richiedenti hanno ottenuto il passaporto in seguito a 202 domande accolte.

 

“La cittadinanza europea non è un bene che può essere venduto a nessun prezzo”, aveva detto il Parlamento europeo due anni fa, quando Malta annunciò il lancio del piano “cash-for-passport” (contanti in cambio del passaporto, ndr). A preoccupare Bruxelles era la verifica dell’esistenza di un legame effettivo tra il beneficiario del passaporto e il paese rilasciante. Ma l’assegnazione della cittadinanza nazionale ed europea, di competenza esclusiva degli stati membri, impedisce qualunque margine di intervento sia all’organo legislativo sia alla Commissione. Così agli europarlamentari non era rimasto che appellarsi al diritto internazionale, chiedendo al governo maltese di imporre almeno l’obbligo di residenza nell’isola. Oggi che La Valetta ha introdotto anche questa condizione, i margini di intervento per Bruxelles si sono ridotti ulteriormente. “Sono disgustata”, ha detto l’europarlamentare portoghese Ana Gomes a Politico.eu. “Così si mette in dubbio l’intero sistema Schengen”.

 

A rischio, dicono dalle istituzioni europee, sono la trasparenza e la sicurezza dell’Ue. “Il problema è che non abbiamo idea di chi siano”, ha detto a Politico il ministro ombra per la Giustizia, Jason Azzopardi. Malta Today ha pubblicato per prima la lista ufficiale dei beneficiari dell’Individual Investor Programme e ha accusato il governo di non rendere intellegibile l’elenco. Invece di essere inseriti in ordine alfabetico secondo il cognome, i nuovi cittadini maltesi sono iscritti alla rinfusa, spesso con errori di ortografia. “L’obiettivo è quello di non fare capire da chi sono composti i nuclei familiari di coloro che hanno ricevuto il passaporto”, ha scritto il quotidiano. Andrew Rosindell, europarlamentare conservatore britannico, ha parlato di preoccupazioni in termini di “criminalità, di persone che fanno ingresso nel paese e che a loro volta possono entrare in altri, dove potrebbero essere non desiderate”. Il governo maltese finora respinge le accuse e garantisce di applicare controlli scrupolosi a chi richiede la cittadinanza, di aver rifiutato il 25 per cento delle domande pervenute e di confrontare i nominativi dei richiedenti con quelli contenuti nei database dell’Interpol.

 

Dati i costi elevati, coloro che richiedono la cittadinanza maltese fanno ricorso a grandi società di consulenza, tra cui Henley & Partners Holding, Deloitte, KPMG e PwC, incaricate di seguire la pratica e di interfacciarsi con le istituzioni maltesi. Una di queste, Hanley & Partners, ha ammesso che tra i richiedenti i più numerosi sono i mediorientali, coloro che provengono dai paesi dell’ex Unione sovietica e, soprattutto, i russi. Non esistono dati precisi su quanti siano ma secondo i media maltesi i russi sono la maggioranza tra i 900 nominativi. E per loro il passaporto della Valletta è diventato merce preziosa per aggirare le sanzioni economiche imposte da Bruxelles.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.