Grafica di Stefano Trevigiani via Flickr

Analisi dei piani elettorali per ridurre il "macigno" del debito

Luciano Capone

Abbiamo nominato Carlo Cottarelli “commissario alla debt review”. Ecco come valuta le ricette dei principali partiti

Roma. Esattamente un mese fa, dalle colonne della Stampa, Carlo Cottarelli avevaposto ai partiti “tre quesiti sui conti dello Stato”: indicare prima delle elezioni i principali parametri di finanza pubblica (deficit, saldo primario e rapporto deficit/pil). Nessuno, a parte la lista +Europa rispose a quell’appello. Due giorni fa il Foglio ha raccolto e pubblicato i piani dei principali partiti sul debito pubblico, il “macigno” – come lo chiama Cottarelli in un suo libro – che opprime la nostra economia, e in quegli articoli ci sono alcune delle risposte ai “tre quesiti” posti dal nuovo direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica. Pertanto abbiamo chiesto all’ex commissario alla spending review di diventare per un momento una specie di commissario alla “debt review” e commentare le proposte dei vari partiti sul debito pubblico.

 

 

Partito Democratico

“Il Pd ha come obiettivo la riduzione del debito di 30 punti in 10 anni. Se prendiamo come riferimento i paesi avanzati che hanno ridotto il debito per importi elevati, 3 punti l’anno è una velocità accettabile”. C’è un però? “Il problema è che qui si cerca di farlo con un surplus primario molto basso, del 2 per cento. I paesi che hanno ridotto il debito avevano un surplus primario tra il 3 e il 5,5 per cento”. E come fa il Pd a far quadrare il cerchio? “L’avanzo primario basso viene compensato da un’ipotesi ottimistica sul differenziale tra tasso di interesse e tasso di crescita, negativo di mezzo punto”. Immagino che anche qui c’è un però. “Sì, ed è che l’Italia negli ultimi venti anni non ha mai avuto un differenziale negativo, tranne venti anni fa per un anno. O il mondo è cambiato o l’ipotesi è abbastanza ottimistica”. Su cosa si regge questa ipotesi? “Da un lato che i tassi non si alzano e dall’altro che che l’inflazione arrivi al 2 per cento”. E qual è il problema? “La Germania non vuole portare l’inflazione sopra il 2 per cento e se noi vogliamo recuperare competitività, come stiamo lentamente facendo, dobbiamo tenere l’inflazione più bassa della Germania”. Il sentiero è stretto, ma c’è una novità: non si vuole alzare il deficit al 2,9 per cento per cinque anni come invece indicava Matteo Renzi nel suo libro. “Sì, c’è un’inversione e mi sembra un passo avanti”.

 

Liberi e Uguali

“Qui si ipotizza l’inflazione anche superiore al 2 per cento, quindi un’ipotesi più ardua di quella del Pd”. E quali sono i pilastri del piano per ridurre il debito? “Come prima cosa si dice che la crescita si fa con gli investimenti in deficit, in pratica il debito si dovrebbe ridurre facendo più deficit. E’ una cosa che dicono anche altri partiti, come vedremo, ma che mi pare difficile”. E la seconda? “C’è l’ipotesi di un Fondo europeo salva stati che assicura i debiti sovrani”. Stefano Fassina cita un’idea del dirigente della Consob Marcello Minenna. La prima è difficile, questa? “Questa semplicemente non succederà”. Non ci sono le condizioni politiche? “Non è un problema di condizioni politiche in Europa, questo tipo di solidarietà non esiste neppure negli stati federali. Negli Stati Uniti, che hanno raggiunto l’unità politica, ognuno è responsabile del suo debito. Non è quindi una questione di equilibri politici europei, nella storia economica queste normalmente non succedono. E non succederà neanche questa volta”.

 

Forza Italia

“Qui si promette alla grande, una riduzione del debito di 30 punti in cinque anni. L’unico caso che si avvicina è quello dell’Irlanda, che ha ridotto il debito alla velocità di 6 punti l’anno”. C’è un però, immagino. “Sì, aveva un tasso di crescita del 7-8 per cento. Qui si promette la stessa velocità, ma con una crescita al 2 per cento”. E contemporaneamente ci sono molte spese da sostenere. “Si combina un surplus primario del 4 per cento cento con la flat tax, l’aumento delle pensioni e poi tutte quelle condizioni favorevoli che esponeva il Pd, più privatizzazioni fatte con cartolarizzazioni”. Una congiunzione astrale particolare. “Direi senza precedenti nella storia. Ma almeno si pone l’obiettivo del surplus primario del 4 per cento che è quello che indica la Banca d’Italia e che hanno mantenuto i paesi che hanno ridotto il debito”.

 

Lega

“Per il 99 per cento dell’articolo la Lega dice che il debito non importa, poi dice che è un problema solo nell’euro e conclude che l’unico modo per ridurlo è, cito, ‘ogni cosa in suo potere per mettere in atto politiche di crescita e piena occupazione, immettendo denaro nel sistema economico con detassazioni e investimenti produttivi’”. Che vuol dire? “In un contesto in cui dicono di non uscire dall’euro, vuol dire più deficit, come Liberi e Uguali”. Una delle proposte della Lega è l’introduzione di minibot, buoni di stato di piccolo taglio da usare come moneta parallela. “Bisogna vedere se la gente li prende, io personalmente preferirei essere pagato in euro”.

 

Movimento 5 stelle

“Anche in questo caso non ci son molti numeri, parlano solo di una riduzione del debito di 40 punti in 10 anni. Per come leggo nell’intervento si propone di ridurre la tassazione e ridurre le spese, questo farebbe crescere l’economia e porterebbe più entrate. Poi dicono anche che non vogliono austerità. Ma mi pare insufficiente, non dicono di quanto vogliono ridurre la pressione fiscale, di quanto vogliono ridurre il livello della spesa”. Di Maio ha dichiarato più volte che vuole sforare il 3 per cento di deficit, per finanziare le promesse di reddito di cittadinanza, riduzione delle tasse e cancellazione della riforma Fornero. “Se fanno così, allora il programma diventa come quello di Liberi e Uguali e alla Lega: facciamo più deficit per ridurre il debito”.

 

Non ci sono tutti i numeri che lei ha richiesto e alcuni piani sono più vaghi di altri, ma si può tirare qualche indicazione di massima. Quali sono i programmi per abbattere il debito che si somigliano di più? “Abbiamo fondamentalmente Liberi e Uguali, Movimento 5 stelle e Lega che propongono di aumentare il deficit. E poi un po’ più simili il Pd che vuole tenere costanti deficit e surplus primario e Forza Italia che vuole aumentare il surplus primario al 4 per cento, entrambi con una dose di privatizzazioni”.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali