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L'esca di Cerberus, che presenta un'offerta per Alitalia

Alberto Brambilla

Il fondo americano lancia una lusinghiera proposta dalle pagine del Financial Times. Dubbi e ipotesi di lavoro

Roma. Il Financial Times ha rivelato che il fondo americano Cerberus Capital Management ha fatto una proposta lusinghiera per rilevare l’intera Alitalia, fallita a maggio, per risollevarla e permetterle di essere indipendente.

 

Alitalia ha ritardato la considerazione delle offerte formali ad aprile, possibilmente dopo elezioni, grazie all’integrazione del prestito statale, a un totale di 900 milioni di euro, necessario a tenerla in volo. La mossa di Cerberus arriva una settimana dopo che altre aziende, come EasyJet e Lufthansa, avevano presentato le loro offerte per rilevare certi asset e potrebbe riaprire la gara internazionale per rilevare Alitalia.

 

Il fondo americano sta seguendo il caso da mesi ma aveva preferito non presentare offerte nei tempi stabiliti in quanto trovava le condizioni del bando troppo restrittive e ha dunque fatto filtrare la sua proposta attraverso il quotidiano della City in un articolo firmato dal corrispondente da Roma James Politi che cita “persone vicine ai colloqui”.

 

Cerberus è specializzato in ristrutturazioni di aziende in difficoltà e gestisce circa 30 miliardi di dollari. Fondato nel ’92 dal finanziere Stephen Feinberg, fu tra i papabili per un ruolo nella sicurezza nazionale con Donald Trump. Siedono ai vertici Dan Quayle, ex vice presidente degli Stati Uniti con Bush padre, e John Snow, segretario al Tesoro con George W. Bush. Il fondo ha contribuito a ristrutturare la compagnia canadese Air Canada dieci anni fa. Nel 2011 è riuscita a recuperare la quasi totalità dell’investimento in Chrysler risalente al 2007 dopo la sfortunata operazione Daimler. Gravoso fu l’acquisto della maggioranza di Gmac, la divisione finanziaria di General Motors, del 2006.

 

Cerberus è convinto di acquisire la totalità di Alitalia investendo tra i 100 e i 400 milioni e di ristrutturarla garantendone la “capacità economica, la competitività e l’indipendenza come compagnia aerea dell’Italia”.

 

Le offerte concorrenti, sette in totale, si concentravano invece solo su parti dell’azienda (rotte, aerei, e altre attività) e prevedevano licenziamenti. Per il direttore finanziario di Lufthansa, Ulrik Svensson, l’acquisto della compagnia è proibitivo. “Crediamo – ha detto mercoledì – che il mercato italiano sia molto interessante, tuttavia acquisire Alitalia così come appare oggi è fuori questione. Potenzialmente c’è l’opportunità di comprare parti di una Alitalia nuova e totalmente ristrutturata, molto differente da quella di oggi”.

 

La proposta ventilata da Cerberus non è ancora stata considerata dai commissari e dal governo. La possibilità che un investitore extra-europeo acquisti la totalità o la maggioranza delle quote di un vettore europeo è vietata dalle regole comunitarie. Etihad, che aveva soccorso Alitalia nel 2014 per poi perderci, aveva il 49 per cento. Verosimilmente le regole che limitano il diritto di un soggetto extra-continentale di partecipare a decisioni che impattano sull’operatività dell’azienda resteranno restrittive almeno fino al 2020-2021. Il caso è però controverso. Se Cerberus partecipasse attraverso la branca European Capital Advisors, guidata dall’italiano Emanuele Rosetti Zannoni, la prospettiva potrebbe cambiare.

 

L’Alitalia non regge con oltre 3 miliardi di debiti e senza un socio industriale capace di dare una identità alla compagnia che non ha mai perseguito economie di scala attraverso fusioni e nemmeno snellito la struttura per somigliare a una low cost. Resta da capire quale sia la strategia di Cerberus: se sottoporre Alitalia a una violenta ristrutturazione per poi venderla a compagnie maggiori con profitto, oppure se portarla in serie low cost, con un accettabile livelli di servizio e bassi costi.

 

Il piano di Cerberus, secondo il Ft, potrebbe anche prevedere che lo stato conservi una quota – opportunità in passato negata dal governo – e che gli utili vengano distribuiti tra i dipendenti.

 

Da quando nell’aprile scorso la maggioranza dei lavoratori bocciò l’accordo tra azienda e sindacati per il salvataggio comportando il fallimento, i sindacati cercano di sollecitare la politica affinché avanzi un nuovo salvifico piano di soccorso.

 

E non è da escludere che l’esca di Cerberus diventi, a tal proposito, una delle questioni della imminente campagna elettorale.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.