Dara Khosrowshahi

Il nuovo ceo può risollevare Uber dopo perdite e scandali?

Alberto Brambilla

Khosrowshahi e un dilemma da 10 mila miliardi di dollari. Risponde Lawrence Quill (San José State University, California)

Dara Khosrowshahi è stato scelto come prossimo amministratore delegato di Uber, successore di Travis Kalanick, estromesso dalla gestione. Il compito del manager di origini iraniane, prima in Expedia, sarà quello di risollevare la condizione finanziaria della società dell’app che ha insidiato la corporazione dei tassisti di mezzo mondo, dare una forma all’azienda che non può continuare a puntare su un servizio di cui non ha il monopolio, e insieme, in quanto manager tra i più potenti della Silicon Valley, riabilitare il distretto tecnologico californiano agli occhi del mondo dopo scandali etici relativi al pessimo che hanno coinvolto sia Uber sia Google. Riuscirà a essere l’uomo della redenzione di Uber e della Valley

 

 

L’abbiamo chiesto a Lawrence Quill, professore di Teoria Politica San José State University, commentatore critico dei comportamenti dei colossi tecnologici.

 

"E’ possibile [che sarà l’uomo della redenzione di Uber e della Silicon Valley] – dice Quill – Ma Khosrowshahi dovrà affrontare una lotta faticosa.La sua nomina è stata progettata per inviare un messaggio agli azionisti. La sua esperienza in Expedia dal 2005 è probabile che possa calmare i nervi dei soci. Il suo stile personale è probabilmente meno divisivo di quello di Kalanick. Ma tutt'altra questione è se possa cambiare la cultura della compagnia, che è stata coinvolta in scandali sia per molestie sessuali sia per il discutibile trattamento dei suoi impiegati. Il problema aggiuntivo è che Khosrowshahi si trova ad affrontare ora è che la cultura politica (ovvero il politicamente corretto) è un tema estremamente sensibile negli Stati Uniti. Google ha di recente affrontato una situazione imbarazzante quando la risposta di un ingegnere informatico a un memo interno sulla diversità di genere è arrivato sui media internazionali. Inoltre – aggiunge Quill – la reputazione di Uber è stata danneggiata. Non c’è dubbio su questo. Tuttavia un problema importante per Uber e per altre società della Silicon Valley è che sono intrinsecamente distruttivi, dei disruptor, qualcosa che le pubbliche relazioni non possono modificare. L’obiettivo di Uber non è semplicemente quello di sostituire i taxi nella città, ma di sostituire gli umani che guidano le auto. A lungo termine, Uber sta scommettendo che la gente utilizzerà il suo servizio piuttosto che acquistare un’automobile come prima scelta. Il servizio taxi a livello mondiale vale circa 40 miliardi di dollari ogni anno. Ma il mercato globale delle auto di proprietà vale 10 mila miliardi di dollari all’anno. Se Uber diventa dominante nel settore dei servizi per la mobilità in una società della post-proprietà-automobilistica questo la renderebbe una delle compagnie più preziose del mondo”, conclude Quill.  

Di più su questi argomenti:
  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.