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La doppia moneta è solo un gioco, faremmo la fine dell'Unione Sovietica

Giuliano Cazzola

Costretto a mediare tra il “buon senso’’ e il “privo di senso’’, ovvero tra la permanenza nel sistema dell’euro e le pretese di Salvini, il Cav. ha proposto di tagliare in due l’euro

Raccontano che Salomone, trovatosi ad arbitrare una controversia tra due donne che rivendicavano, come loro figlio, il medesimo bambino, disponesse di tagliarlo a metà e di consegnarne un pezzo a ciascuna delle sedicenti madri. Ovviamente il saggio re sapeva di aver detto una sciocchezza; ma l’aveva compiuta a fin di bene, per far venire allo scoperto quella finta e rendere giustizia alla madre vera. Novello Salomone (ancora una volta l’ex Cav mette in mostra un grande Super-Io) Berlusconi è costretto a mediare tra il “buon senso’’ e il “privo di senso’’: ovvero tra la permanenza nel sistema dell’euro e Matteo Salvini che, capo di una Lega non più nordista, pretende che il paese ripristini, in nome della sovranità (che è l’ultimo rifugio delle canaglie), una moneta nazionale, allo scopo di ritornare ai bei tempi delle svalutazioni competitive, come soluzione di tutti i nostri guai.

  

Così in un intervento su Libero, l’ex premier ha ribadito la sua proposta: tagliare in due l’euro come il bambino della leggenda. La moneta dell’Eurozona sarebbe utilizzata per le transazioni internazionali, mentre una “nuova lira’’ circolerebbe sul mercato interno. Il sottoscritto, che pure aborre Salvini e la sua politica, trova almeno – per dirla con Polonio – una logica in quella sciagurata e disperata follia (di uscire dall’euro); mentre la proposta di Berlusconi è un tentativo di mediazione “tanto per fare’’, da annoverare in quel lungo elenco di c….e in cui il rag. Ugo Fantozzi collocava il film “La corazzata Potemkin’’. E’ follia pura, senza alcuna logica. Tutta la letteratura dell’economia dal punto di vista monetario (ricordo il corso di Paolo Sylos Labini all’Università) è lì a dimostrare che la moneta cattiva scaccia quella buona. Le famiglie si ridurrebbero a nascondere sotto il materasso gli euro o a esportarli illegalmente. Sorgerebbe un mercato nero del cambio, diventerebbe un reato il traffico di valuta estera. L’Italia si troverebbe nella stessa situazione in cui versavano i paesi del socialismo reale. Il rublo e le altre monete nazionali all’estero valevano meno della carta igienica, non avevano alcun valore di scambio. Erano titoli di circolazione e distribuzione interna, una sorta di moderni “buoni pasto’’. Così il commercio internazionale di quei paesi si svolgeva con moneta pregiata sonante, con oro e materie prime. Per recuperare valuta estera a Mosca vi erano dei grandi negozi per stranieri dove si acquistavano prodotti soltanto con moneta occidentale (che al mercato nero veniva valutata numerose volte di più del cambio ufficiale). Poi se il commercio estero (in un paese come l’Italia la cui economia è sorretta dalle esportazioni) si svolgesse in euro dove finirebbe la possibilità di dare corso alle tanto agognate (e sciagurate) svalutazioni competitive? E come verrebbe stabilito il tasso di cambio tra la moneta “esterna’’ e quella “interna’’?

  

Se il tasso fosse fisso verrebbe garantito il formarsi di un mercato nero; se invece fosse flessibile vi sarebbero delle fasi economiche – come avveniva con lo Sme – in cui la Banca d’Italia dovrebbe difendere il valore della lira/rublo sovietico contro ogni tipo di speculazione. E’ grave che nessuno di coloro che stanno intorno a Berlusconi e che masticano un po’ di economia (o posseggono almeno una briciola di buon senso) lo lascino parlare a sproposito, senza avvertirlo che in questo modo finirà per perdere quegli spiccioli di credibilità che ancora gli restano. Ma la buona volontà (irresponsabile) di Silvio Berlusconi non sembra essere ancora sufficiente a stringere un patto con la Lega. Il presidente del gruppo dei deputati Massimiliano Fedriga ha dichiarato al Corriere della Sera che la proposta delle due monete gli sembra “un po’ debole’’ e che a loro interessa “la modifica dei Trattati’’. Per rendersi conto dell’abbaglio dell’ex Cav basterebbe leggere un semplice articolo del codice civile (art. 1277) che contiene la c.d. lex monetae: “I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale. Se la somma dovuta era determinata in una moneta che non ha più corso legale al tempo del pagamento, questo deve farsi in moneta legale ragguagliata per valore alla prima’’. In sostanza i nostri debiti, da quello pubblico a quello delle famiglie, continuerebbero a vedersela con l’euro. Se poi, Dio non voglia, l’Italia dovesse addirittura uscire dal club della moneta unica, l’ammontare dei nostri debiti in lire/rublo sovietico aumenterebbe per l’effetto di svalutazione della moneta a circolazione interna rispetto alla solidità dell’euro.

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