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I migranti di Tito Boeri

Redazione

Immigrati regolari, profughi e clandestini non sono proprio la stessa cosa

Ha ragione Tito Boeri quando dice “abbiamo sempre più bisogno di migranti che ci hanno finora regalato un punto di pil di contributi”? Vediamo. Secondo il presidente dell’Inps “gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi di contributi sociali e ne ricevono tre in termini di pensioni e altre prestazioni, con un saldo netto per le nostre casse di circa 5 miliardi”. Dei dati non è lecito dubitare, della logica di Boeri sì. E’ ovvio che qualunque contribuente, italiano o immigrato, ancora più se giovane, finché non percepisce la pensione “regala” contributi; e in questa condizione gli italiani sono la stragrande maggioranza. Dal bilancio Inps risulta che 22,753 milioni di persone versano contributi, tra le quali il 9 per cento è di immigrati regolari, con permesso di soggiorno o naturalizzati. Quanto al “regalo”, le pensioni Inps sono 21 milioni, e nel 30 per cento dei casi una stessa persona ne percepisce più d’una; il che significa che i donatori sono in assoluto circa otto milioni. Infatti il rapporto tra contribuenti Inps e assegni in corso è, al 31 dicembre 2014, pari a 129 iscritti su 100 pensioni, dunque più che in equilibrio. Le entrate però sono di 7,8 miliardi inferiori alle uscite (436,6 miliardi contro 444,4): ma questo perché l’Inps paga non solo le pensioni – contributive, retributive e miste – ma anche prestazioni assistenziali, dagli assegni sociali e d’invalidità (3,7 milioni di trattamenti per 90 miliardi) alla disoccupazione e alla cassa integrazione. Le pensioni vere e proprie costano 268,8 miliardi, il 60 per cento delle uscite. Dunque gli immigrati non sono i soli a fare doni, mentre molti beneficiano di un sistema che mischia previdenza e assistenza (come accade anche per gli italiani). Se la separazione non fosse solo contabile – Boeri, da economista bocconiano, ha fatto su questo meritevoli campagne – risulterebbe chiaro che a fianco di un problema pensionistico ne esiste uno assistenziale. Quest’ultimo determinato dalla manica larga e clientelare in fatto di invalidità, Isee, e gestione passiva della disoccupazione. E attualmente, per tornare in argomento, dalle spese per l’accoglienza dei cosiddetti migranti economici (clandestini), che rientrano nello stesso calderone di quelli con diritto d’asilo. Boeri lo sa benissimo. Sarebbe giusto, e forse anche doveroso, separare le questioni, sia legali sia contabili, che riguardano gli immigrati regolari, i profughi e i clandestini. Parlare genericamente di immigrati e pil, nella situazione attuale, farà piacere alla gauche stile Boldrini o alla chiesa. Ma offre anche un gradito spot a Matteo Salvini e Beppe Grillo.

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