L'eutanasia del ddl Concorrenza

Redazione

Mai approvato dal 2009. Svuotato. Ma è la vera riforma salva-legislatura

Dal 2009, da quando cioè è stato istituito l’obbligo di una legge annuale sulla concorrenza, a oggi, dovremmo essere alla nona approvazione di una norma che apra il mercato. E invece il Parlamento fa fatica ad approvare il primo ddl Concorrenza, approvato più di due anni fa in Consiglio dei ministri, già passato al Senato e ora in terza lettura alla Camera per il voto definitivo. Anzi, dopo oltre 800 giorni di discussione, 200 modifiche apportate, centinaia di audizioni di decine di sindacati, associazioni, esperti, portatori di interessi, organismi di regolamentazione, consumatori, persone informate sui fatti, dopo migliaia di emendamenti esaminati in decine di sedute in Aula e commissione con centinaia di votazioni, è probabile che il ddl Concorrenza non verrà mai approvato.

 

Non ci sarà una prima volta neppure questa volta. Eppure è stato uno dei primi provvedimenti del governo Renzi (ministro Guidi), anche se nel corso del tempo la portata liberalizzatrice del decreto è stata fortemente annacquata: è sparita la liberalizzazione dei farmaci in fascia C, di alcuni aspetti della professione notarile nonché dell’ingresso nelle società di capitali. Contemporaneamente, mentre si indeboliva il testo pro concorrenza, sono aumentati gli interventi anti mercato: il governo ha chinato il capo di fronte allo sciopero selvaggio dei tassisti, ha rinviato l’applicazione della direttiva europea Bolkestein sulla liberalizzazione delle concessioni pubbliche e rimandato la fine della maggior tutela nel mercato dell’Energia. Si è tentato di obbligare i negozi a stare chiusi in determinate festività e il Pd ha approvato un emendamento per bloccare le attività degli autobus low cost di FlixBus. Ma la concorrenza non è un problema solo della politica. In questi due anni ad esempio non si è mai visto un talk-show parlare di liberalizzazioni, a fronte di centinaia di puntate sui vitalizi e le auto blu. La Repubblica ha lanciato un appello per approvare “sei riforme da non tradire” entro la fine della legislatura: ci sono il biotestamento e lo ius soli, c’è persino la legalizzazione della cannabis, ma non il ddl Concorrenza. Va bene che la marijuana ha un principio attivo potente, ma la sua liberalizzazione avrebbe un impatto omeopatico. Mentre l’economia italiana necessita di dosi massicce di mercato. Questo testo non sarà il massimo ma è qualcosa. Per questo il governo dovrebbe mettere la fiducia, come peraltro chiede il ministro Calenda, e approvare il testo così com’è. E’ l’unico modo per dare un senso a questo fine di legislatura.

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