Flixbus invita Matteo Renzi: “Venga a fare un giro sui nostri bus"

Lorenzo Borga e Antonio Grizzuti

Dopo le parole dell'ex premier in difesa della compagnia di bus low cost parla al Foglio l'amministratore delegato di Flixbus Italia, Andrea Incondi: “Ora il Pd intervenga per rimuovere i vincoli”

Il Foglio ha raggiunto Andrea Incondi, trentunenne amministratore delegato di Flixbus Italia, nelle ore immediatamente successive alle dichiarazioni di Matteo Renzi che testimoniano la solidarietà dell’ex premier all’azienda di trasporti e auspicano un intervento politico a difesa dei valori della concorrenza e del libero mercato. La multinazionale tedesca del trasporto su gomma è infatti nuovamente a rischio nel mercato italiano per via un emendamento presentato dal Partito Democratico alla “manovrina”, come ha ricostruito Luciano Capone su Il Foglio.

 

“Sono felice che Matteo Renzi abbia risposto al nostro appello e mi considero soddisfatto della risposta, dalla quale emerge che la posizione di alcuni singoli esponenti del Partito Democratico non coincide assolutamente con la posizione del partito né tanto meno del suo segretario” esordisce Incondi. “Questo ci rende ottimisti sul fatto che questi vincoli vengano eliminati nel più breve tempo possibile, anche perché la posizione di questi singoli contraddice quella del governo, del MIT e del MISE, l’Antritrust, dell’Autorità dei Regolazione dei Trasporti, del TAR del Lazio con le sentenza che sono emerse ieri, degli oltre sessantamila firmatari della petizione per salvare Flixbus e in generale dell’opinione pubblica e della stampa, che hanno legittimato il modello di Flixbus in Italia. Ora auspichiamo che il PD intervenga per rimuovere questi vincoli che colpiscono soprattutto i giovani, ai quali per sua natura e orientamento dovrebbe prestare più attenzione”.

 

Il manager ora punta in alto e lancia un nuovo appello a Renzi, che invita a toccare con mano la realtà di Flixbus: “mi piacerebbe incontrare Matteo per raccontargli la nostra storia e di come in questo Paese l’innovazione venga osteggiata dalle corporazioni che spesso trovano una sponda politica. Lo vorrei portare su uno dei nostri autobus, fare un viaggio insieme durante il quale gli posso raccontare come è nato il nostro progetto, i ragazzi che ci lavorano dentro, la visione che abbiamo, tutta questa bellezza che sposa benissimo il pensiero che lui ha sull’Europa, sul futuro, sui giovani, sul digitale, sulla mobilità”.

 

Non manca invece una stoccata a Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio: “innanzitutto l’emendamento attuale non regolamenta affatto il mercato, ma pone solo dei vincoli ad un’azienda. Siamo favorevoli ad un tavolo dove si parli di mercato, essere gli attori del futuro di questo settore, di come renderlo vicino agli utenti finali. Le parole di Boccia sono una mancanza di rispetto a chi lavora al Ministero dei Trasporti e vanno contro una sentenza del Tar del Lazio che proprio ieri ha dato piena legittimità alle nostre autorizzazioni. Abbiamo cercato di metterci in contatto con i protagonisti di questa vicenda politica, senza tuttavia riuscirci” afferma Incondi. L’amministratore delegato respinge anche le critiche di non pagare le tasse in Italia: “Flixbus Italia è un’azienda completamente italiana, che paga le tasse in questo paese come anche i nostri partner. Non siamo certo noi a voler abbandonare il mercato italiano”.

 

“E’ difficile capire per noi chi ci sia dietro a tutto questo. C’è poca trasparenza, anzi opacità. Ci sono emendamenti approvati durante la notte, non alla luce del sole, di cui nessuno vuole prendersi la paternità. Non siamo contro le lobby, perché non abbiamo nulla da nascondere e perché riteniamo che potrebbero apportare informazioni importanti al decisore” incalza Incondi.

 

In effetti la regolamentazione delle lobby in Italia stenta ancora, come riporta OpenPolis nel suo rapporto. Eppure i gruppi di pressione sono elementi fisiologici in una democrazia rappresentativa: non a caso nei paesi anglosassoni, ma anche nello stesso Europarlamento, non esiste alcuna accezione negativa nella parola “lobbysta”. In Italia invece, in cui questa attività è ancora coperta da scarsa trasparenza, solleva sospetti e zone d’ombra. Negli ultimi anni sono stati compiuti passi in avanti importanti, in particolare dalla Camera dei Deputati che si è fornita di un regolamento che prevede un albo dei lobbysti, spazi appositi, tesserini e sanzioni per chi non rispetta le regole. La Camera è stata seguita anche dal Ministero dello Sviluppo Economico, che a settembre 2016 ha lanciato il proprio portale. In attesa di una legge quadro per garantire la trasparenza dei processi decisionali ed evitare corto circuiti del sistema, come avvenuto per i due emendamenti anti-Flixbus.

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