L'Italia alla finestra della crescita

Redazione

L’economia corre nell’Eurozona e (un po’) da noi, il paese non perda il treno

Nell’economia mondiale c’è un nuovo scenario positivo. La crescita globale prosegue a un ritmo sostenuto e c’è un ciclo internazionale degli investimenti positivo che a sua volta alimenta il commercio estero. Con le economie emergenti in rallentamento, l’economia è trainata dall’Eurozona – quella che gli urlatori vorrebbero sfasciare – che cresce a un tasso superiore al 2 per cento e costantemente da 15 trimestri consecutivi. Nel 2016 il pil pro capite dell’area euro è aumentato più rapidamente rispetto a qualsiasi altra economia sviluppata.

 

I fattori di sviluppo sono diversi: la locomotiva tedesca, il risanamento e la rinascita di alcuni paesi che hanno sofferto la crisi, il ciclo favorevole innescato dal ribasso del petrolio e sicuramente le politiche monetarie espansive della Bce di Mario Draghi. Ci sono segnali positivi anche per l’Italia, a partire dalla crescita (che però è la più bassa in Europa), ma anche nella produzione industriale e soprattutto nell’export che cresce costantemente in tutti i settori sia dentro che, soprattutto, fuori dall’Eurozona. Ma non sono dati sufficienti. Questa congiunzione astrale perfetta, fatta di crescita globale, basso prezzo del petrolio e aiuto della Bce, non è destinata a durare per sempre. Con la fine della crisi e la risalita dell’inflazione, la Bce andrà verso una politica monetaria più restrittiva, che avrà delle ripercussioni su un paese in cui c’è ancora forte incertezza politica. Il governo dovrebbe sfruttare questa finestra temporale per risolvere i suoi problemi strutturali e fare riforme incisive. Se non ha la forza politica per farlo, aspettare le elezioni non è solo una perdita di tempo, ma anche la perdita di un’occasione.

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