Dopo 804 giorni cosa è rimasto del ddl Concorrenza?

Lorenzo Borga

Il testo è in Parlamento dal 20 febbraio 2015, ora dovrà passare nuovamente alla Camera. Nel frattempo gli articoli sono raddoppiati e sono stati approvati più di 200 emendamenti. Ecco cosa è cambiato

Nell’arco di 804 giorni le nostre vite possono essere stravolte: si tratta di un periodo di tempo considerevole. Ancor più lo è in politica, sempre più fluida e repentina. Il disegno di legge Concorrenza è in discussione in Parlamento dal 20 febbraio 2015 – 804 giorni fa, appunto –, quando è stato approvato dal Consiglio dei Ministri. Un’era politica fa: al Ministero dello Sviluppo Economico sedeva ancora Federica Guidi.

 

Da allora Camera e Senato hanno approvato due volte il testo, ed ora la parola tornerà a Montecitorio. In due passaggi parlamentari gli articoli sono aumentati dai 32 del testo del Governo ai 74 attuali. Proprio questa, assieme ad altre, è una delle motivazioni che allarmano periodicamente economisti ed addetti ai lavori sulla bontà di un provvedimento che si dà l’obiettivo di liberalizzare mercati chiave per l’Italia. L’ultima polemica – rilanciata anche il garante della privacy Antonello Soro – riguarda la liberalizzazione selvaggia del telemarketing, per via dell’eliminazione del requisito del consenso preventivo per le chiamate promozionali prevista nel DDL.

 

Certo è che in più di due anni di discussione e votazioni le modifiche sono innumerevoli: più di 200 emendamenti sono stati approvati tra Camera e Senato. Sarà riuscito il Parlamento a resistere alle lusinghe di lobby e gruppi di interesse? Come aveva promesso roboante l’allora Presidente del Consiglio, secondo cui questo disegno di legge “incontrerà in Parlamento le resistenze delle lobby, e noi le sfideremo”. Non della stessa opinione Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, che nel dicembre scorso dichiarò: “Sembra che il DDL per la concorrenza si sia trasformato in qualcos’altro e forse questo una riflessione la deve porre”. Ecco dunque, tema per tema, una verifica di cosa è cambiato dalla versione originale, in meglio ed in peggio per i consumatori.

 

1. RC AUTO

Il mercato delle agenzie assicurative sull’autoveicolo occupa una parte considerevole del disegno di legge governativo, dall’articolo 2 al 14. La prima versione conteneva la possibilità di ottenere sconti dalle agenzie a fronte dell’installazione di scatole nere e misuratori del tasso alcolico sui veicoli e misure, piuttosto generali, per garantire una maggiore correlazione del premio assicurativo con la classe di merito assegnata al cliente assicurato.

Questa prima parte dell’articolato in realtà non ha ricevuto modifiche significative nel corso della discussione in Parlamento. Il cambiamento più importante è la migliore precisazione sugli sconti dovuti dalle compagnie assicurative agli automobilisti virtuosi – chi cioè non causa incidenti da almeno quattro anni – che vivono nelle province in cui la frequenza di incidenti stradali è maggiore. C’è chi si lamenta dell’eccessiva discrezionalità lasciata alle agenzie nella determinazione degli sconti, come Il Fatto Quotidiano: tuttavia una più precisa indicazione avrebbe rischiato di sostituire il mercato nella politica di prezzo. Niente di più anti-concorrenziale.

 

2. BANCHE

Il DDL prevedeva un motore di ricerca indipendente dei servizi bancari offerti, con particolare riguardo alle carte di pagamento, per consentire un confronto rapido ed imparziale ai clienti. Nulla di significativo è cambiato dalla prima versione.

 

3. COMUNICAZIONI

Sul settore delle comunicazioni, con gli articoli 16, 17 e 23, il DDL Guidi-Renzi eliminava i vincoli ed imponeva maggiore trasparenza sulle penali per il cambio di gestore telefonico, fisso e mobile, e degli abbonamenti televisivi. Prevedeva inoltre l’eliminazione dei costi eccessivi pert le chiamate ai numeri verde delle società bancarie e di gestione di carte di credito, da parte degli utenti.

Da allora il Parlamento ha introdotto la possibilità di pagare biglietti teatrali e del cinema tramite le Sim dei nostri smartphone e previsto un registro delle opposizioni anche contro l’invio di pubblicità indesiderata tramite posta. Non è mancata tuttavia una polemica per un emendamento approvato che avrebbe introdotto la possibilità di far pagare agli utenti le spese di recesso e trasferimento ad altro operatore, differentemente dal decreto Bersani del 2007 che vietò ogni pagamento per il recesso da un operatore.

 

4. POSTE

Poste Italiane non avrà più il monopolio dell’invio ai cittadini delle multe e delle notifiche giudiziarie. Questo prevedeva il DDL Concorrenza, prima che la Camera posticipasse il provvedimento al 10 giugno 2017 ed il Senato di ulteriori tre mesi. Si tratta in realtà di semplici accorgimenti tecnici dovuti al ritardo nell’approvazione della legge.

 

5. FORNITURA DI GAS ED ENERGIA ELETTRICA

Su gas ed energia elettrica il Governo proponeva di ridurre progressivamente, fino all’abolizione definitiva a luglio 2018, il regime di maggior tutela per aprire il mercato dell’energia all’intera platea di consumatori. Il Senato ha successivamente modificato la norma, posticipando la novità a luglio 2019, sul modello di quanto accaduto per il monopolio di Poste.

 

6. AVVOCATI

Buona parte del disegno di legge di iniziativa governativa trattava di professionisti, in particolare avvocati e notai. Per incentivare la concorrenza nella classe forense, con l’obiettivo di ridurre le parcelle ed eliminare rendite di posizione, si è proposto di abrogare l’obbligo di tenere domicilio professionale presso la sede dell’associazione di avvocati di cui si fa parte e si è aperta la possibilità anche per non iscritti all’albo di entrare nel capitale sociale.  Il governo aveva previsto inoltre l’obbligo di presentare un preventivo della parcella prima dell’avvio della collaborazione e – pezzo forte presentato da Renzi – la possibilità di certificare la compravendita di immobili non ad uso abitativo di valore catastale inferiore ai 100.000 euro davanti ad un avvocato e non più ad un notaio.

Novità tuttavia in parte rientrate nei passaggi parlamentari: gli avvocati non potranno certificare l’acquisto (e le successive azioni giuridiche) per gli immobili non ad uso abitativo e l’ingresso di capitali esterni nelle associazioni forensi non dovrà superare un terzo del totale, garantendo il controllo dei due terzi agli iscritti all’albo degli avvocati.

 

7. NOTAI

Anche sui notai le novità a favore del mercato e dei consumatori erano molte: erano stati ridefiniti i criteri della distribuzione geografica, allargandoli dall’area di competenze delle Costi d’Appello alle regioni, ed eliminato il reddito minimo di 50.000 euro annuo. Introdotta inoltre la possibilità di aprire una società a responsabilità limitata (Srl) con una semplice scrittura privata, mantenendo tuttavia l’obbligo di registrazione presso il registro delle imprese.

Proprio quest’ultima novità è saltata in Commissione Industria al Senato, su segnalazione della Procura Nazionale Antimafia, preoccupata della tracciabilità degli atti utile contro le attività della criminalità organizzata ed il riciclaggio di denaro.

 

8. FONDI PENSIONE

L’articolo 15 del primo articolato prevedeva la portabilità completa tra i vari fondi pensionistici complementari e l’impossibilità di deroghe contrarie inserite nei contratti nazionali.

Novità saltata in parte, per la quota del datore di lavoro la cui portabilità continuerà ad essere a discrezione degli accordi sindacali.

 

9. FARMACIE

Anche sulle farmacie lo sforzo dell’allora Governo era stato deciso: veniva rimosso il limite massimo delle quattro licenze in capo ad un unico soggetto, per consentire benefiche economie di scala. Era inoltre consentito l’ingresso di soci di capitali alla titolarità delle farmacie.

Una misura dimezzata dal Senato che - per evitare distorsioni - ha imposto un tetto regionale del 20 per cento oltre il quale il controllo delle farmacie in mano a società di capitali non potrà spingersi. Non è stato inoltre approvato l’emendamento presentato da Scelta Civica alla Camera per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, oggi venduti solo nelle strutture farmacistiche.

 

10. ALTRO

Il Parlamento oltre alla modifica degli articoli scritti dal Governo si è dedicato anche all’introduzione di alcune novità: prima fra tutte l’abolizione del parity rate, vale a dire la possibilità per gli alberghi di offrire tariffe più basse rispetto a quelle proposte da Booking.com e altri intermediari online, un tema caro anche alla Commissione Europea. È stata inoltre inserita una delega legislativa di dodici mesi entro i quali il Governo è chiamato a riordinare il tema scottante delle norme sugli autoservizi pubblici non di linea, quindi Ncc ed Uber.

Secondo Salvatore Tomaselli, sentito da Il Foglio in quanto relatore del testo, “non ci sono stati condizionamenti impropri da parte di associazioni di categoria e lobby. Abbiamo ascoltato tutti nelle audizioni in Commissione, alla luce del sole.” Attribuisce invece i ritardi nell’approvazione del testo alla politica, in particolare ai “cambi di ministri ed alle scadenze elettorali”. È la politica che deve essere in grado di fare sintesi fra posizioni ed interessi contrapposti, - afferma Tomaselli - ed in questo senso il percorso del DDL Concorrenza è stato faticoso”. E cosa ancora manca nel DDL? “Se devo indicare due temi su cui ho auspicato che si possa fare di più e sui quali credo che il dibattito sia maturo al giorno d’oggi sono la regolamentazione delle lobby e la regolamentazione della sharing economy”. Alla Camera l’onere di approvare in fretta il disegno di legge, per non avere – dopo il governo – anche la legge dai “mille giorni”.