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L'euro-primavera c'è, lo dice anche il Wall Street Journal

Redazione

Quello che può far deragliare la ripresa europea è la bagarre politica

La primavera economica è arrivata in Eurozona. La crescita annua è stata dell’1,6 per cento nel 2016, migliore delle aspettative. E a inizio 2017 va in controtendenza rispetto agli Stati Uniti che rallentano. Il tasso di disoccupazione è ai minimi da otto anni. Le preoccupazioni per un’incombente deflazione che hanno occupato il dibattito pubblico negli anni passati sono superate dal rialzo dell’inflazione vicino all’obiettivo della Banca centrale europea, a segnalare vitalità. La fiducia degli operatori della manifattura e dei servizi – pur non contando granché per gli economisti – è prossima ai livelli pre-crisi.

 

La ripresa tuttavia non è omogenea: in una elaborazione del Wall Street Journal di ieri, la crescita cumulata del pil dal 2006 al 2016 è positiva in Germania (15,9 per cento), Francia (9,5), Spagna (6,7) mentre è negativa in Italia (meno 3,9) – Berlino e Roma sono agli antipodi.

 

“Coloro che hanno attuato le giuste politiche sono stati in grado di raccogliere i benefici dell’euro in modo più efficace”, ha detto a proposito della distribuzione dei benefici della moneta unica Mario Draghi, parlando ieri a Losanna alla cerimonia per il conferimento della medaglia d’oro da parte della Fondazione Jean Monnet. Draghi ha poi suggerito un percorso di ri-legittimazione delle élite e delle istituzioni europee che devono agire “entro un processo democratico adeguato che permetta di mettere in dubbio le decisioni prese” e quindi non risulti imposto dall’alto come nel pensiero del funzionalista Monnet.

 

Quello che ora può far deragliare una ripresa dalle radici fragili è un rischio considerato esiziale per il progetto europeo come la vittoria della nazionalista Marine Le Pen contro l’europeista Emmanuel Macron al secondo turno delle presidenziali francesi il 7 maggio.

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