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Il ring del gas

Gabriele Moccia

Il pivot italiano nel Mediterraneo, luogo di interessi convergenti e confliggenti tra i grandi dell’area

Roma. Il vertice diplomatico tenutosi a Roma lo scorso mercoledì tra il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e il suo omologo israeliano, Yuval Steinitz, per lanciare il progetto dell’hub del gas del Mediterraneo, segna un deciso cambio di passo nella strategia di Tel Aviv di diventare uno dei principali player energetici d’area, cercando di recuperare il gap con l’Egitto, detentore del super giacimento Zohr.

 

In questi mesi, come confermano fonti diplomatiche, il governo israeliano ha accelerato i negoziati con la Commissione europea per la realizzazione del progetto EastMed (uno o più tubi per portare le risorse di gas dell’est Mediterraneo in Europa, attraverso Cipro e Grecia) e lo scorso gennaio, durante una riunione riservata tra sherpa di Italia, Israele, Grecia e Cipro, sarebbero state poste le prime pietre politiche per il suo via libera.

 

La tappa romana segnala come Israele intenda fare perno proprio su un’alleanza con l’Italia per i propri piani energetici. Oltre a Calenda, Steinitz ha incontrato alcuni parlamentari italiani, “siamo qui anche per chiedere il sostegno del parlamento italiano” ha detto. A riguardo, come ricorda l’onorevole Ignazio Abrignani, vicepresidente della commissione Attività produttive della Camera, “l’Italia sta andando verso la decarbonizzazione. Il gas naturale serve per fare un giusto mix con le energie rinnovabili. Siamo fortemente dipendenti dalla Russia, l’approvvigionamento anche da Israele sarebbe ideale”.

 

Il rappresentante di Tel Aviv s’è poi incontrato anche con l’ad di Snam, Marco Alverà. Il carrier del gas italiano, soprattutto per il proprio ruolo nel consorzio di costruzione del gasdotto Tap e per i piani di espansione in Europa, è un elemento importante per la costruzione dell’hub mediterraneo. Così come lo è Eni. Che Descalzi punti tantissimo su quest’area non è un mistero, l’area del Mediterraneo orientale e il futuro hub del gas “è una grande sfida commerciale”, ha ribadito ancora di recente il capo azienda di Eni che deciso di alimentare nuovi investimenti nel bacino levantino rafforzando la sua presenza e concludendo con la francese Total un accordo per acquisire la partecipazione di un blocco offhsore di Cipro, in acque vicine a quelle egiziane di Zohr.

 

La volontà di accelerare sul progetto dell’EastMed è confermata anche dalla prevista vista dello stesso Calenda a Gerusalemme il prossimo aprile per incontrare nuovamente i vertici governativi israeliani che, a febbraio, insieme ai partecipanti al consorzio del più grande giacimento di gas d’Israele, Leviatano, hanno approvato un piano di investimenti da quasi 4 miliardi di dollari per mettere in produzione il pozzo.

 

La competizione geopolitica resta, però, sempre alta. Aldilà delle rivalità tra Israele ed Egitto, aumentate di recente dalla notizia che la società israeliana Delek avrebbe avviato le esportazioni di gas dal giacimento di Tamar verso la Giordania. Le potenzialità energetiche egiziane sono state ricordate proprio dall’ad di Eni che, in un’audizione al Senato, ha sottolineato come l’Egitto sia ben contento di poter connettersi all’Europa per rifornirla di gas. Tuttavia, pesano le ambizioni turche di restare testa di ponte dei collegamenti energetici verso l’Europa, scavalcando così il ruolo della Grecia come punto di accesso. Parallelamente all’EastMed, si sta sviluppando il piano di costruzione per un gasdotto tra Israele e Turchia da concludersi entro il 2020. Ankara intende intensificare anche la propria attività estrattiva con l’invio in questi mesi di una serie di navi per la ricerca e l’esplorazione di idrocarburi, una mossa che potrebbe far salire la tensione nell’area.

 

In passato, le attività delle navi turche hanno causato uno stallo nei negoziati sulla riunificazione di Cipro, dopo che queste erano state inviate sin dentro la zona economica esclusiva cipriota per condurre le ricerche sugli idrocarburi: il presidente della Repubblica di Cipro, Nicos Anastasiades, aveva deciso di sospendere i colloqui con l’allora leader turco-cipriota, Dervis Eroglu, proprio in seguito all’avviamento di queste operazioni energetiche turche.

 

Sullo scacchiere è, infine, tornato anche il Libano: lo scorso 4 gennaio, il ministro dell’Energia e delle risorse idriche libanese, Cesar Abi Khalil, ha annunciato l’approvazione di due decreti per lo sfruttamento delle risorse energetiche del paese dei cedri. Per quanto riguarda l’area di mare contesa con Israele, le autorità di Beirut hanno già annunciato quali siano i suoi confini marittimi precisi, dichiarandosi disposto a utilizzare tutti i mezzi a disposizione per difendere i suoi diritti e le sue risorse.
Un vero affollamento che potrebbe rendere più accidentata la strada per la costituzione dell’hub mediterraneo.

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