Un'immagine del carnevale di Rio (foto LaPresse)

La politica economica del carnevale di Rio

Adriano Gianturco*

Come funziona l'evento più importante dell'anno tra interferenze politiche, sussidi comunali, lotterie illegali e un po' di corruzione qua e là

Nell'immaginario collettivo, il Brasile è fortemente associato al carnevale. In realtà è una questione più complessa. Si tratta principalmente di una tradizione delle città Rio de Janeiro e Salvador de Bahia, gradualmente esportata nel resto dell'enorme Paese e intenzionalmente venduta come una delle caratteristiche dell'identità nazionale. È un evento enorme, un giro di soldi incredibile, il Paese si ferma letteralmente per una settimana intera, qua si dice che "l'anno comincia dopo il carnevale"! Proprio per questo divide gli animi, alla maggior parte in realtà non piace e da fastidio. E nel resto del Paese continua ad essere un evento molto meno importante e senza la famosa sfilata dei carri che é solo a Rio.

 

Ovviamente, trattandosi di un evento così importante, non è libero da interferenze politiche. Il carnevale nasce come evento di strada, spontaneo, popolare, con vari eventi decentralizzati in diversi quartieri. Nel 1932 il dittatore Vargas comincia a regolamentarlo, a incentivare canzoni nazionaliste, creando persino il Dipartimento della Propaganda ispirandosi al nazista Goebbles, al punto che oggi la famosa sfilata dei carri al Sambodromo sembra più una marcia militare ingessata da mille regole minuziose.

Ora molte città sussidiano il carnevale. Si tratta di milioni e milioni, ma come ha spiegato Puviani più di cent'anni fa (in Illusioni Fiscali), aumentare le tasse su un evento ludico che rende la gente più felice è facile perché non opporranno resistenza. È la vecchia politica del panem et circense, dell'oppio dei popoli.

 

Come funziona: a Rio de Janeiro ci sono 82 Escolas de Samba (tipo le contrade del Palio di Siena) principalmente radicate nelle favelas e divise in 5 categorie. 14 di queste compongono la Serie A, si preparano per un anno intero, sfilano nel Sambodromo, e vincono una media di 2 milioni di Reais ciascuna.

 

Il Comune finanzia pesantemente tutto l'evento (nel 2016 ha dato 24 milioni alle scuole di samba) e ovviamente c'è una forte concorrenza per accaparrarsi il bottino. Chi la spunta sono i bicheiros: gli organizzatori di una lotteria illegale chiamata appunto jogo do bicho. Camminando per le vie del centro città, puoi trovare facilmente gente che vende i biglietti. Come ogni lotteria è statisticamente disegnata per dar profitto, il banco vince sempre. Si stima che ci sia un giro di 18-20 miliardi di Reais all'anno. E visto che la lotteria è illegale (perché esiste la classica lotteria statale monopolista), si rischia la galera e quindi solo delinquenti disposti al peggio entrano nel mercato. Con tutti questi soldi, i bicheiros controllano le Scuole di Samba, mettono i propri uomini come manager, prendono i soldi del Comune e fanno riciclaggio di quelli della lotteria illegale.

 

Rewind: i bicheiros diventano ricchi grazie all'illegalità della lotteria e poi si accaparrano i sussidi comunali delle scuole di samba. I contribuenti pagano il conto ma sembrano felici di ballare e ubriacarsi per un'intera settimana. Il Comune ci guadagna con l'enorme giro di soldi che l'evento comporta (circa 3 miliardi di Reais). E con un po' di corruzione qua e là, la torta è pronta!

 

In un recente scandalo (2012), la polizia ha intercettato una telefonata in cui un senatore informava un bicheiro che il Congresso stava passando un progetto che avrebbe aumentato le pene contro il gioco d'azzardo illegale. Il bicheiro rispose: "ottimo!" visto che questo allontana ancor di più possibili concorrenti. Nessuna novità per gli studiosi della criminalità organizzata o per chi per lo meno ha letto The economics of Prohibition, di Mark Thornton.

 

C'è poi il "carnevale di strada", quello spontaneo e popolare. Si tratta di blocos, gruppi di persone che organizzano con un piccolo carro suonano musica ad alto volume e camminano lentamente per le strade. Migliaia di persone si accodano, ballano, bevono e si divertono. Qui è tutto una grande festa, perlomeno fino all'attuale e crescente politicizzazione. Importando il politically correct e il concetto di appropriazione culturale dall'America imperialista (ironia!), vari social justice warriors in salsa tropicale fanno bullying online e nelle strade contro chi trasgredisce al nuovo verbo totalitario. Non si possono più usare quelle parrucche economiche con una montagna di capelli neri crespi, non ci si può pitturare la faccia di nero, non ci si può vestire da indiano, né da arabo, né da pirata, né da cinese, e tantomeno da indio, ecc. Neanche i bambini vengono risparmiati: bambine vestite da principessa "rafforzano gli stereotipi di genere", bambini vestiti da cowboy incitano alla violenza, per non parlare di quelli vestiti da poliziotto, una professione violenta, braccio armato dello stato oppressore fascista!

 

L'anno scorso una coppia si è vestita da Aladino e Jasmine e hanno vestito il figlio da Abu (la scimmia amica). Il problema? Il bambino era nero (adottato dalla coppia bianca)! Oltraggio! Hanno cominciato una mega campagna di attacchi online contro la coppia, insulti e minacce, se ne è parlato pure in tv. Tutto è magicamente finito quando il padre si è pubblicamente scusato dichiarando di essere un attore teatrale, di "lottare" sempre in nome della diversità, dell'uguaglianza e dell'inclusione, dicendo cioè di essere anche lui di sinistra. Ora ci sono perfino siti in cui spiegano quali vestiti la gente è autorizzata a usare e quali no: alcuni "rafforzano gli stereotipi di genere", altri sono "appropriazione culturale", altri incitano alla violenza, altri ancora sono importati da culture straniere imperialiste, ma niente si dice riguardo all'importazione del carnevale stesso e al fantastico melting pot che è il Brasile.

 

Quest'anno stanno cominciando a censurare alcune vecchie canzoni che, con testi datati, sembrano oggi maschiliste e omofobiche. Alcuni ragazzi, qua, si vestono da donna, con minigonne e top cortissimi, in un gioco goliardico di vedo-non-vedo tra pancia e peli. L'anno prossimo potrebbero diventare il nuovo bersaglio. Divertitivi finche potete!

 

L'anno scorso, durante la sfilata al sambodromo, una di quelle famose ballerine di samba semi-nude si è spogliata completamente mostrando un c-string anti-Dilma con la faccia della ormai ex-presidente, ed è stata "gentilmente" accompagnata fuori. Alla fine, è esattamente per controllare questo tipo di cose che il carnevale è stato militarizzato e politicizzato.

 

*Professore di Scienza Politica presso IBMEC, Brasile

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