ArcelorMittal polverizza il concorrente Jindal per rilevare l'Ilva

Alberto Brambilla

"Come pensano di riuscire in un'operazione di turnaround di questo tipo?", si chiede il ceo Van Poelvoorde 

Gand (Belgio). Geert Van Poelvoorde, ceo di ArcelorMittal Europe per i prodotti piani, nel rinnovare l'intenzione di rilevare lo stabilimento siderurgico di Taranto - che definisce in una "condizione disastrosa" dal punto di vista produttivo e di skill professionali perché ha perso "validi ingegneri" - ha polverizzato il partner industriale della cordata concorrente, la siderurgica indiana Jindal Steel.

 


Durante un press-tour allo stabilimento a 15 chilometri dalla città di Gand, nelle Fiandre, Van Poelvoorde si chiede "come sia possibile affermare che Jindal possa compiere una operazione di turnaround di questo tipo".

 

ArcelorMittal, primo gruppo siderurgico europeo con sede in Lussemburgo, è alleato del Gruppo Marcegaglia, il suo primo cliente italiano. Jindal invece sta nel consorzio AcciaItalia insieme a Cassa Depositi e Prestiti, al gruppo italiano Arvedi e a Delfin, la finanziaria della famiglia Del Vecchio a cui fa capo Luxottica. La scadenza entro cui presentare una proposta di offerta, già rinviata in precedenza, è prevista il 3 marzo.

 

"Come si può pensare - ha aggiunto - che una compagnia che non ha nulla in Europa possa compiere un'operazione di trasformazione dell'Ilva e quindi dell'intero comparto siderurgico in Italia?", si chiede il ceo di ArcelorMittal Europe.

 

Per documentare quanto afferma, Van Poelvoorde ha proposto la seguente slide.

 

 

"La nostra forza ingegneristica è stata sottovalutata, non si tratta solo di avere i fondi ma di avere la possibilità di attuare i progetti. I fondi non bastano, bisogna sapere cosa farne", ha concluso Van Poolvorde.

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.