Janet Yellen (foto LaPresse)

Bentornata inflazione!

Redazione

I prezzi rialzano la testa e il pericolo deflazione inizia a scomparire

Quattro anni fa, quando la Banca centrale europea non aveva ancora cominciato il programma di acquisto di titoli pubblici per seguire (in ritardo) la Federal reserve, gli economisti si domandavano con preoccupazione se l’inflazione fosse scomparsa. Ma ora che le principali Banche centrali, dall’America al Giappone, dall’Europa al Regno Unito, hanno perseguito politiche monetarie estremamente accomodanti – non potendo né sapendo fare altro – i prezzi sono tornati a salire, e in alcuni paesi occidentali a un ritmo rapido. Per questo motivo “la storia del 2017 non sarà quella di un anno troppo caldo per l’aumento dei prezzi semmai quella di un allentamento benvenuto della tendenza deflazionistica”, scrive l’Economist.

 

L’esuberanza dei mercati emergenti ora è un ricordo (tra i Brics, solo la Cina continua a tirare, con qualche scricchiolio) ma nel frattempo i paesi occidentali hanno importato inflazione prodotta in giro per il mondo. Nelle grandi economie più ricche e in ripresa come gli Stati Uniti il tasso di inflazione è vicino al 2 per cento, l’obiettivo della Federal reserve che anzi dovrà probabilmente tirare il freno aumentando i tassi d’interesse a un ritmo più sostenuto del previsto. A proposito: nel panorama dei banchieri centrali c’è un outsider, il joker Donald Trump, che parlando di “dollaro troppo forte che ci penalizza” ne ha raffreddato il corso. Mentre il suo segretario al Tesoro designato, l’ex banchiere Steven Mnuchin, è poi intervenuto per rassicurare i mercati dicendo che la forza del dollaro nel lungo periodo è “importante”.

 

Janet Yellen, capo della Fed, si sentirà messa da parte vista la smaccata e irrituale sovrapposizione di ruoli. La Bce sarà sempre più impegnata in equilibrismi arditi, con l’inflazione tedesca che tocca l’1,7 per cento mentre altrove latita. Per il presidente Mario Draghi infatti “non c’è una svolta” chiara nella tendenza dei prezzi. L’inflazione europea non è sempre buona: deriva da un aumento dei prezzi petroliferi e alimentari, mentre quella di fondo resta sottotono. Questa contraddizione consentirà a Draghi di non interrompere anzitempo il programma di stimoli come si chiede a più voci dalla Germania. Tuttavia come s’è visto ieri – nessun guizzo dal direttivo Bce che ha confermato una politica accomodante – Draghi sarà meno coraggioso di prima.

Di più su questi argomenti: