Nella foto il "dollaro in rame" di Trump

@realDonaldTrump galvanizza l'economia reale

Alberto Brambilla
La promessa di un ritorno alla spesa massiccia in infrastrutture da parte dell'apprendista presidente degli Stati Uniti è la ragione di fondo del rally del rame i cui prezzi sono schizzati ai massimi da quindici mesi dopo un periodo di lunga depressione.

Roma. I mercati hanno dato una chance all'apprendista presidente Donald Trump che ha dismesso l'abito del distruttore di mondi all'indomani della vittoria su Hillary Clinton per presentarsi agli Stati Uniti e ai mercati finanziari in livrea presidenziale con parole intonate all'incarico conferitogli da 59 milioni di cittadini americani.

 

Per l'industria della metallurgica e siderurgica le promesse elettorali d'investimenti in infrastrutture per 500 miliardi hanno avuto il dolce suono dell'ottimismo. La ripresa della spesa massiccia in infrastrutture da parte del tycoon dal programma con accenti keynesiani è stata la ragione di fondo del rally del rame i cui prezzi sono schizzati ai massimi da quindici mesi, dopo un periodo di lunga depressione.

 


                          


 

L'andamento del prezzo del rame è considerato un buon barometro per valutare la salute dell'economia mondiale e nei passati cinque anni è stato in una condizione di depressione, mercato orso, e non aveva finora mostrato segnali di recupero. Le promesse trumpiane d'attenzione all'economia reale hanno risvegliato il "Dottor Rame", come viene chiamato dagli analisti. 

 


           

 


Tuttavia se il segnale fornito dal mercato è indicativo non tutti gli analisti concordano che il rally proseguirà se le promesse dell'apprentice president (Trump aveva condotto il talent-show per manager in erba "The Apprentice", Flavio Briatore conduceva la versione italiana) non si trasformeranno in realtà e il sorprendente balzo osservato dopo il risultato elettorale rischia di rivelarsi una "bolla" temporanea.

Di più su questi argomenti:
  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.