Gli effetti del terremoto a Norcia (foto LaPresse)

Il dopo sisma non è solo un tema dello stato

Redazione
Succede di accorgersi dei grandi amori solo quando si perdono. Il terremoto che dall’agosto scorso sta flagellando con ripetute scosse le regioni centrali del nostro paese (Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio) ha colpito anche l’immagine e la sostanza dell’Italia borghigiana appenninica.

Succede di accorgersi dei grandi amori solo quando si perdono. Il terremoto che dall’agosto scorso sta flagellando con ripetute scosse le regioni centrali del nostro paese (Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio) ha colpito anche l’immagine e la sostanza dell’Italia borghigiana appenninica, ecosistema peculiare di alcune eccellenze dell’agroalimentare made in Italy note nel mondo. Il tartufo nero e i salumi di Norcia, le lenticchie di Castelluccio, lo zafferano di Cascia, i formaggi della Valnerina sono nicchie nate in un “regno del piccolo” che per orografia non ha mai conosciuto industrializzazione. Quei prodotti custodiscono un sapere rurale antico e tengono in piedi centinaia di microaziende a conduzione famigliare. Rappresentano una ricchezza difficile da quantificare, al di là del fatturato, perché incorporano un alto valore immateriale costituito dall’interdipendenza tra prodotto e territorio d’origine – per dire, il prosciutto di Norcia senza i maiali allevati allo stato brado in spazi boschivi ampissimi alla stessa maniera dei primi del Novecento sarebbe qualcos’altro.

 

Con il terremoto si è compreso che per via delle difficoltà contingenti dovute alla devastazione, allo spopolamento momentaneo e perfino al ritorno del lupo che minaccia il bestiame – sintomo del fatto che il territorio montano da tempo non è più presidiato da una forte attività contadina, con i campi e terrazzamenti  –, si rischia di vedere distrutto o molto ridotto un patrimonio economico-culturale importante. In aree depopolate e particolarmente senilizzate come quelle di cui parliamo, il pericolo della dispersione di valore è moltiplicato. La risposta di alcune imprese ai disastri naturali è stata lodevole: il pastificio Rummo dopo l’alluvione nel beneventano ha impostato una campagna pubblicitaria di successo, lo stesso dicasi per l’amatriciana solidale di Amatrice, borgo laziale colpito dal sisma di agosto. Per continuare a far vivere le nicchie terremotate, più dei soldi pubblici per la ricostruzione, servirebbe l’intervento della grande distribuzione per spingere le delizie appenniniche sui mercati esteri e offrire alle aziende che le producono la chance di forgiare un nuovo destino.

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