Manifesto di protesta contro il Ttip (foto LaPresse)

Il caso Ttip e l'Europa allergica al mercato

Marco Valerio Lo Prete
La parabola triste dell’intesa liberoscambista Ue-Stati Uniti. E il paradosso delle euroélite anti inglesi.

Roma. L’accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione europea, o Ttip, è “di fatto fallito, anche se nessuno ha il coraggio di dirlo”. Dichiarazione tranchant, quella di domenica del vicecancelliere e ministro della prima economia europea, il socialdemocratico tedesco Sigmar Gabriel. Ieri la Commissione Ue e la cancelliera Angela Merkel, attraverso i rispettivi portavoce, hanno tentato di correggere il tiro: l’accordo che interesserebbe il 40 per cento del pil mondiale non è morto; siamo “in una fase cruciale” del negoziato; e comunque si farà un punto ufficiale sull’ultimo round di trattative (quello di luglio) soltanto a fine settembre, al Vertice dei ministri del Commercio dell’Ue.

 

Ma può un accordo di tale entità, negoziato da anni e che riguarda 800 milioni di persone, morire la domenica e risorgere il lunedì? Chi è più addentro all’affaire Ttip già derubrica le parole di Gabriel a un riposizionamento di politica interna, una mossa obbligata per una socialdemocrazia tedesca desiderosa di evitare un’altra batosta alle elezioni locali di settembre e a quelle nazionali del 2017. Anche così si spiegherebbero certi toni di Gabriel, che prima ha accusato gli Stati Uniti di essere “adirati” per l’intesa parallela che l’Ue sta stringendo con il Canada, poi ha detto che “non ci dobbiamo sottomettere alle volontà americane”. Un modo per corteggiare istinti complottardi e anti americani che albergano, e in quantità, nell’opinione pubblica tedesca. E’ curioso il capovolgimento di ruoli cui assistiamo in queste ore.

 

Per mesi l’establishment europeo – politico, economico e intellettuale – ha passato il tempo a dare lezioni di democrazia e bon ton agli inglesi chiamati a votare sulla permanenza di Londra nell’Ue. I fautori della Brexit, poi vincente, sono stati tutti bollati come gretti oppositori della globalizzazione, individui che al momento del voto per definizione avrebbero seguìto la pancia invece del cervello. Populisti tutti, perché umorali. Adesso che è venuto a mancare un bastione atlantista e liberoscambista come quello inglese, le leadership tedesca e francese sembrano impegnate ad affossare il Ttip, la principale leva di apertura al mercato e il più robusto puntello di una ripresa asfittica. Il tutto in nome di un cripto anti liberoscambismo e anti americanismo. Di fronte a tale indebolimento dell’alleanza transatlantica, brindano Mosca e Pechino. Col paradosso che i vituperati cittadini di Sua Maestà potranno a questo punto raggiungere prima di noi continentali un’intesa commerciale con gli Stati Uniti. Mentre i nostri leader col ditino alzato staranno ancora inseguendo, loro sì in modo rozzo e con la veduta corta, gli umori volatili degli europei anti mercato.

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