Aiuto, esplode la banca! Ecco perché

Elena Bonanni
Da dove nasce e dove andrà la “finanza tech” che disintermedia le banche tradizionali. Pagamenti senza sportelli, conti senza banche, prestiti digitali, risparmi sulla rete, monete virtuali, robo-advisor. Un libro di Roberto Ferrari (CheBanca!).

Da una parte ci sono i 200 miliardi di sofferenze che le banche italiane si trovano a dover gestire. Dall’altra, nel mondo gli investitori hanno già messo nelle tasche di visionari startupper fintech 160 miliardi di dollari tra fondi di venture capital, Ipo, acquisizioni e finanziamenti (tra il 2010 e il 2015).  La morale della storia è già qui: ogni giorno nascono nuove aziende con l’obiettivo dichiarato di ridisegnare completamente i servizi finanziari e conquistare quella fetta di clienti che guarda ad alternative trasparenti, funzionali e accessibili. Pagamenti senza sportelli, conti senza banche, prestiti digitali, risparmi sulla rete, monete virtuali, robo-advisor: il fintech, pezzetto dopo pezzetto, sta di fatto mirando ai vari componenti del retail banking, sia sui prodotti sia sui servizi a valore aggiunto e sulle piattaforme e sistemi di software. In Italia forse ce ne siamo ancora resi conto poco, perché siamo ancora un po’ indietro, ma è in atto una rivoluzione: veloce, in continuo mutamento, “disruptive”, come si dice in gergo ossia che distrugge le vecchie logiche. Difficile da raccontare e codificare in trend futuri. Una sfida che viene raccolta da Roberto Ferrari, direttore generale di CheBanca! nel libro da poco pubblicato “L’Era del FinTech” (FrancoAngeli). “La globalizzazione dell’economia - afferma l’autore - la necessità di circolazione, interoperabilità, accessibilità, inclusione totale, spinge al punto di creare modelli non solo branch-less ma anche bank-less”.

 

Non è che le banche spariranno, almeno nel prossimo futuro, ma la fine del decennio scorso ne ha decretato una necessaria profonda trasformazione: “Da banca a banking - spiega Ferrari- da physical first (anzi only) a digitalmente integrato e come vedremo stanno già nascendo le banche mobile only. Non solo, il banking non sarà più solo questione di banche, anche nel fondo finanziario ci saranno gli Amazon e gli Yoox”.

 

Ferrari ci accompagna nelle storia e nelle dinamiche in atto con un manuale denso di dati, nomi, esempi che permette di comprendere a fondo la portata del cambiamento, di conoscerne i protagonisti e le innovazioni messe in campo. Ferrari non si cimenta però in un volume tecnico ma in una narrazione che vuole spiegare i motivi e i traguardi alla base della rivoluzione in atto. E lo fa infatti partendo non dalla new economy e dai cambiamenti tecnologici, ma dagli accordi di Bretton Woods, da cui, ricordiamo, hanno avvio a inizio anni ’50 le nuove forze di governo mondiale dell’economia, il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, il Gatt, progenitore dell’attuale World trade organization (Wto).
 

“Perché Bretton Woods è così importante?”, si chiede Ferrari nelle prime pagine del libro. “Perché - risponde il manager - al di là della soluzione cardine individuata all’epoca, cambi fissi e convertibilità in oro, sancisce un punto di non ritorno, un ordine ed un obiettivo globalizzante, inclusivo, ancora oggi attualissimo nello sviluppo del fintech e da cui, come vedremo, il movimento fintech trae origine e forza, ma con cui comunque deve anche confrontarsi, nel momento in cui propone nuove dirompenti soluzioni: la generazione di un sistema unico finanziario, economico e monetario”. Ai tempi la tecnologia non era ancora all’altezza dell’obiettivo, ma Ferrari ci spiega che questo obiettivo, un sistema unico e inclusivo, finanziario, economico e monetario, funzionale alla stabilità politica, “è lo stesso obiettivo di oggi, la grande forza dietro una parte importante della rivoluzione tecnologica dei servizi finanziari a cui stiamo assistendo ed assisteremo nei prossimi anni”.

 

Ferrari, 50 anni, napoletano, è appena stato confermato per il secondo anno consecutivo nella lista dei 40 Fintech Power People 2016 del Financial News/WSJ (l’altro italiano presente nella prestigiosa lista è Matteo Rizzi creatore a Bruxelles di FinTech Stage). Manager di banca, con un passato però anche nelle saponette e nei dentifrici (era in Procter & Gamble), vive dall’interno dell’industria il cambiamento. Forse però lo sperimenta da una tra le più atipiche realtà bancarie degli ultimi anni, CheBanca!, l’istituto retail del gruppo Mediobanca. Non solo perché la banca fin dalla sua nascita ha raccolto la sfida del cambio di paradigma, lanciando il conto “tascabile” gestibile da iPhone per arrivare a introdurre, più di recente, l'assistenza remota degli operatori via webcam, per citare solo due aspetti che anche il meno digitalizzato dei clienti non può non vedere. Ma anche perché, ribaltando gli schemi, ha sancito l’ingresso sul mercato del banking retail di quella che è stata per anni la cabina di regia delle operazioni finanziarie del Paese, investment bank capofila della finanza di relazione all’italiana, oggi in cerca di un nuovo corso fatto di più business e meno patti di sindacato.

 

Ci abitueremo ad avere conti correnti, o quello che diventeranno, anche attraverso neobanche e banche FinTech, magari servizi bancari da compagnie telefoniche? A gestire i nostri pagamenti attraverso direttamente i Gafa, acronimo in uso nel mondo fintech per indicare Google, Apple, FaceBook e Amazon? “Il tempo lo dirà - risponde Ferrari - la crescita digitale del Paese e la passione che abbiamo per il mobile in genere, ne potrebbero favorire lo sviluppo più velocemente di quanto si possa pensare”, risponde Ferrari che aggiunge: “Prima o poi - sempre - i nodi vengono al pettine, e se ci saranno diverse alternative, trasparenti, accessibili, funzionanti, lo scenario potrebbe modificarsi, come già testimoniato dalla crescita di PayPal e delle banche digitali e multicanale”.

 

Dopo aver tracciato il periodo in cui comincia la trasformazione dei servizi finanziari (1950-2000) e aver spiegato la nascita del Fintech (anni 2000-2020), Ferrari dedica l’ultima parte del suo libro agli anni da qui al 2050, provando a “tracciare i possibili percorsi, le traiettorie , le evoluzioni che già si intravedono dopo i primi veri anni di sviluppo del fintech". Lo fa in due tappe: attraverso l’individuazione dei principali trend futuri e avvalendosi delle testimonianze, in una serie di interviste, dei protagonisti della stessa rivoluzione digitale (da Yoni Assia, il fondatore di eToro, una delle principali startup fintech al mondo, a Nick Hungerford, fondatore di Nutmeg leader nel campo dei robo-advisor in Uk). Sulle previsioni fintech Ferrari è però chiaro: “Provare a tracciare una visione fino al 2050 è roba da prestigiatori e fattucchieri”.

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