Andrà meglio prima di andare meglio

Redazione

C’è poco spazio per il piagnisteo in economia ma non è il caso di rilassarsi

Nella nota di luglio l’Istat dice che in Italia si consolida la crescita economica con segnali positivi diffusi a livello settoriale e sul mercato del lavoro e che migliora la fiducia dei consumatori e, in parte, quella delle imprese. La produzione industriale, è aumentata rispetto al trimestre precedente (0,2), alimentata dalla robusta crescita registrata a maggio.

 

Al risultato positivo delle dinamiche segnalate da Istat hanno contribuito gli acquisti dei beni di consumo durevoli (3,8), con l’industria automobilistica a menare le danze, e dei beni strumentali (2,1), grazie agli acquisti di nuovi macchinari. Gli investimenti in macchinari e brevetti sono aumentati a tassi superiori della Germania, una tendenza favorita anche dagli incentivi fiscali introdotti dal governo. A fronte di una contrazione nel 2015 le immobilizzazioni immateriali hanno registrato una crescita del 14 per cento nel 2016, segnalando un recupero della spesa per investimenti, dicono le analisi di Crif, il principale gestore delle informazioni creditizie in Italia che ha analizzato i bilanci di 227 mila imprese. In questo contesto, la visione di un sud rattrappito è stata rivista anche da Svimez, che in passato aveva offerto un quadro pessimista sul mezzogiorno. L’anno scorso il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è aumentato del 3,4 per cento al sud, meglio rispetto alle altre aree del paese. Sul fronte finanziario la Borsa italiana, pur piccola su scala europea, mercoledì ha conquistato il primato di Borsa migliore del 2017 superando quella di Madrid: più 13,5 per cento da gennaio.

 

Lo slancio deriva dal recupero dei titoli finanziari che dominano il listino con il contributo decisivo di Unicredit, banca che da importante rischio sistemico nazionale è tornata stabile grazie alla ristrutturazione impressa nel giro di un anno dall’ad Jean Pierre Mustier, che ha realizzato un aumento di capitale monstre a febbraio. Il sistema bancario italiano è al giro i boa anche in forza della stampella pubblica posta a sostegno di intermediari critici (Mps e due banche venete) e non rappresenta più una minaccia esistenziale per l’Eurozona. Intanto l’economia della zona euro continua a crescere a un buon passo. Secondo il bollettino della Banca centrale europea il pil ha continuato a salire nel primo trimestre sospinto dalla domanda interna e, in misura minore, dalle variazioni delle scorte. Tuttavia l’istituto di Francoforte non ritiene sia il momento di smantellare il sistema di aiuti alle banche, agli stati e alle imprese che va sotto il nome di Quantitative easing, anzi essere modulato secondo necessità. Grazie all’ombrello della Bce il rendimento dei Btp è tornato sotto il 2 per cento allontanando le preoccupazioni per un aumento del costo per finanziare il debito pubblico. A minacciare la tendenza c’è il forte apprezzamento dell’euro che in futuro potrà impensierire le imprese esportatrici. Non è il caso di rimanere intrappolati nell’eccesso di ottimismo e sedersi, ma c’è meno spazio per il solito piagnisteo.

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