Danza macabra

Spagna senza futuro. Per colpa della denatalità

Giulio Meotti

“E’ estinzione da denatalità”. Lo dice pure lo zapaterista País. E il re invoca l’“Europa giudeo-cristiana”

Roma. Un anno fa i geografi si lanciarono alla ricerca del “luogo più desolato d’Europa”. Scoprirono che non si trova in Lapponia, ma in Spagna, precisamente nella zona di Molina de Aragón, in Castiglia la Mancia, a due ore da Madrid, dove la depopolazione non è causata dalle condizioni climatiche, come nelle foreste nordiche, ma dalla crisi demografica. “Bene, il più settentrionale dei paesi scandinavi, che è la Lapponia, con 1,87 abitanti per chilometro quadrato ha una densità superiore alla nostra”, ha detto lo studioso spagnolo Francisco Burillo. “Questa zona è biologicamente morta”. Adesso è un nuovo rapporto dell’Istituto nazionale di statistica spagnolo a indicare fino a che punto la penisola iberica sia diventata il grande malato d’Europa: la Spagna perde 72 abitanti ogni giorno e registra il venti per cento in meno di nuovi nati rispetto a vent’anni fa. E se non ci fossero gli stranieri, la Spagna avrebbe il venti per cento di nascite in meno. Se ne è accorto anche il País, il quotidiano dello zapaterismo sui temi sociali, che ha pubblicato nel weekend un editoriale dal titolo: “Gli spagnoli si estingueranno”: “Se fossimo in grado di sollevare il naso dalle piccole cose che ci intrattengono ogni giorno, potremmo vedere che c’è un elefante in mezzo a noi e che non sono i partiti, ma la demografia che minaccia il nostro futuro. Lo storico inglese Arnold Toynbee ha detto che ‘le civiltà si suicidano, non vengono uccise’. E noi spagnoli ci stiamo impegnando”.

 

  

I demografi disegnano sulla mappa una Spagna senza futuro, come una grande macchia scura dove il trenta per cento della popolazione avrà oltre 65 anni. Il demografo Francisco Zamora ha calcolato che nel 2050 per avere la stessa Spagna del 2001 ogni donna dovrebbe avere 7,5 figli. In alcune regioni spagnole, il tasso di fertilità raggiunge oggi a malapena un figlio. A novembre erano uscite altre statistiche: la Spagna entro il 2050 sarà una nazione depopolata e dominata da persone anziane e da single. Il paese perderà 5,3 milioni di abitanti, l’undici per cento della popolazione attuale, entro la metà del secolo. Ed entro il 2050, gli over 65 comporranno il 34,6 per cento della popolazione, mentre un milione di spagnoli saranno vicini ai cento anni. Per quella data ci saranno 1,7 milioni di bambini sotto i dieci anni in meno di quanti ce ne siano oggi. “Senza più bambini, nel lungo periodo, non ci sarà alcuna crescita economica o prosperità, ci sarà sempre più solitudine, la democrazia diventerà una gerontocrazia e la Spagna tenderà all’irrilevanza globale”, scrive María Menéndez Zubillaga, presidente dell’Associazione delle famiglie di Madrid e portavoce del Comitato organizzatore del forum “Stop al suicidio demografico”.

 

Senza il contributo delle donne straniere, la Spagna avrebbe un indice mai registrato prima nella storia: 1,27. Come si è arrivati così in basso? La situazione familiare è talmente preoccupante che l’Istituto nazionale di statistica ha di recente annunciato che “nel giro di pochi anni si arriverà ad eguagliare il numero di matrimoni con il numero dei divorzi”. La Spagna è al vertice in Europa con il numero di divorzi, anche sopra ai paesi nordici. Una gravidanza su cinque oggi in Spagna termina con un aborto. La Spagna oggi è il terzo paese europeo per numero di aborti, dopo Francia e Inghilterra, ma il primo in relazione agli abitanti.

 

La sveglia arriva dal re, Felipe VI, che due giorni fa, nel ricevere il Premio Jakobovits, ha ricordato all’Europa di “rispettare i valori giudeo-cristiani” su cui è fondata. In quel caso, forse, gli almodóvariani non si sarebbero ritrovati in questo abisso di culle vuote.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.